Se toccasse a me fare il titolo di questo mio appello sarebbe “guardo il mondo e voto Nardella”. È un momento terribile nello scenario internazionale e Dio non voglia si perde Firenze questo diverrebbe un simbolo internazionale dell’avanzata delle forze della disgregazione.Sarebbe uno schiaffo mondiale per l’area progressista» dice Sergio Staino, vignettista creatore di Bobo, volto storico della sinistra fiorentina. A dispetto dei suoi auspici tuttavia la gauche cittadina sembra orientata a schierare candidature alternative. Due, forse tre. Lo sceriffo Graziano Cioni è pronto a lanciare il suo nome, Potere al Popolo un altro, Sinistra Italiana, Mdp, Prc e Firenze città aperta oggi forse tireranno fuori la loro.«Che errore. Che terribile errore», scuote la testa l’ex direttore dell’Unità.
Staino non vorrà mica farci credere che a un bastian contrario come lei piaccia Nardella allo spasimo?
«È una questione di difendere la comunità. Il voto per Dario è un voto per la città e per l’Europa. Per la democrazia. Per di più il mio è un appello al voto per un sindaco con molte ragioni a suo favore.Rispettoso. Attento agli altri. Mai presuntuoso. Dovrebbe lavorare molto di più sulla cultura, la partecipazione. Ma abbiamo visto prima di lui sindaci isterici e che non rispettavano gli annunci. Di Nardella possono non convincere delle cose.Magari il nuovo aeroporto.Possono non piacere i pali alla stazione, l’invasione dei dehors, l’assalto di Airbnb. Hanno intristito anche me le foto che Nardella si è fatto accanto alla catasta della merce sequestrata ai venditori abusivi. E io a differenza di Dario sono favorevolissimo alla tramvia al Duomo. Tante cose si possono obiettare. Ma al momento della scelta occorre analizzare il contesto globale, come facevamo ai tempi del Pci. Dobbiamo bloccare queste forze nazionaliste e populiste. Salvini e Di Maio non devono avere il sopravvento».
Sembra una scelta per esclusione. Il famoso “meno peggio”…
«Io non ci trovo nulla di male a votare per il meno peggio, questo è un modo di ragionare che mi indigna. Il meno peggio diventa il meglio se si toglie l’individualismo sfrenato, quello che porta a mettere i propri irrealizzabili sogni al centro del mondo. Io non sopporto più quelli che a costo di perdere dicono: proponiamo un candidato in cui ci riconosciamo del tutto anche se non può farcela. Magari sperano di trattare al ballottaggio.O peggio di dare una lezione al Pd.Si rendono conto che è un suicidio?».
Perché secondo lei a Firenze Salvini può vincere?
«Basta guardare Sesto San Giovanni per capire. Ci sono compagni attratti dai 5 Stelle e ora dalla Lega, io credo che il Pd non sia stato capace di gestire l’accoglienza dei migranti lasciandola alle prefetture e sia stato in ritardo sul messaggio “prima gli italiani”. Ora però siamo chiamati ad un’assunzione di responsabilità. Mi appello alle forze progressiste tutte: dobbiamo stare uniti su Nardella al primo turno. Anche se vincesse Salvini non riuscirà mai a mettere muri in questa città. Ma il nostro dovere ora è resistere con la Firenze democratica».
Ernesto Ferrara, la Repubblica Firenze, 17 febbraio 2019
21 Comments
Bravo Sergio. Un abbraccio sincero.
Per queste stupide ubbie abbiamo già regalato la Liguria a Forza Italia e Torino ai 5 stelle.
Ora corriamo il rischio di regalare Firenze a Salvini.
Di fronte alla persistenza di queste politiche suicide dobbiamo abituarci a considerare questi pseudo rivoluzionari come AVVERSARI e non come potenziali alleati.
Questi vogliono solo la distruzione della sinistra riformista. Punto e basta.
Sono stufo di perdere tempo a corrergli dietro. Vadano per sempre per la loro strada e non ci ammorbino più con le loro querule pretese.
I riformisti devono bastare a se stessi. Nessuna alleanza, a nessuna condizione, è possibile con questa gente.
Dimentichiamoli, per sempre.
A partire dal 3 marzo.
Caro Sergio, un grazie per le acute vignette quotidiane, unico svago ormai fuori dai rancori della sinistra.
Come sai alle primarie voterò Martina non perché mi rappresenti appieno ma per necessità, come dici Tu per il meno peggio, perché chi mi rappresenta in toto non può vincere.
Ti voglio far notare una tua contraddizione. Come fai ad appellarti ad una sinistra conservatrice come quella che vuole farci perdere Firenze e poi votare alle primarie per chi invece vuole ricreare una sinistra che non può e non vuole vincere. Quella sinistra oramai è sorpassata, non ha alcuna possibilità di governare per cui è un tentativo inutile cercare di farla ragionare, spendiamo le nostre ultime ( per gli anni ovviamente) per creare una sinistra democratica e riformista , solo di quella ha bisogno il paese.
Un abbraccio
Marco bs
Caro Sergio,
condivido il tuo ragionamento sul perché occorre sostenere Nardella; aggiungo qualche considerazione a margine:
non credo che Nardella sia “il meno peggio”. Certo, tutti sono “meno peggio” rispetto al nostro candidato ideale; tuttavia, Nardella può essere votato anche perché è un buon candidato di suo. Ha alcune qualità che lo raccomanano: è capace di ascoltare, è concentrato sui problemi della città, è una persna civile e intelligente . Lo si può constatare ad esempio nel suo percorso con Renzi: ha rivendicato, quando lo ha ritenuto, la sua visione autonoma delle cose (moschea, uscita dal Pd ), ma non ha abiurato, ha agito con una certa eleganza e rispetto della sua storia.
Certo, quanto ai contenuti dell’azione politica e amministrativa, si possono non condividere molte cose, ma appunto la capacità di ascolto è una premessa anche per cambiare ciò che non ci convince, o almeno provarci. In particolare, credo che dovremmo aver più attenzione, come dici anche tu, alla cultura, anche ripristinando l’assessorato apposito.; dobbiamo chiarire meglio che la cultura è molto di più degli eventi, ed è quotidianità nella vita della città.
Su alcuni fronti, come il turismo mordi e fuggi, la proliferazione di affitti in centro e non solo, etc., francamente credo che le soluzioni siano di tale complessità che non mi sento di dire cosa si dovrebbe fare; certo, il problema esiste. Sulla qualitàdella vita del cittadino credo che sia giusto essere più attenti ed incisivi, agire con decisione e una certa “spietatezza”: parcheggi selvaggi, abusi nella ZTL, invasa da troppi che non hanno diritto, controllo delle attività notturne, ecco queste cose si possono fare con maggiore determinazione.
Ma in tutto occorre equilibrio, occorre non demonizzare attività che piacciono ai giovani, o attività che portano lavoro. Occorre, cioè, non ssere ideologici, ma conoscere a fondo la città e amministrare iorno per giorno. Occorre anche, e questa è una sfida forse non affrontata fino in fondo da Nardella, motivare i cittadini intorno ad alcuni grandi obiettivi, poiché senza un convincimento profondo della comunità il rischio del fallimento è molto alto, quasi inevitabile.
Un sindaco come Nardella, se non può, o non sa magari, risolvere tutto, ha però le caratteristiche giuste per dialogare con la città, e indicare delle strategie per risolvere i problemi che sono più sentiti. Pensare ad una città ideale, governata da duri e puri, è una illusione. Avere un’idea di città, cui tendere con l’azione amministrativa e con scelte politiche impegnative (l’accoglienza, la apertura, la tutela dell’ambiente, il limite allo sfruttamento turistico, il recupero delle periferie con la cultura etc. è qualcosa che dobbiamo e possiamo chiedere, anche se appunto dobbiamo pensare ad una azione coerente ma non miracolistica. Dobbiamo cioè chiedere che ai principi corrispondano le scelte concrete, e che queste scelte siano improntate ad un sano realismo che faccia a meno della retorica consolatoria sulla “città più bella del mondo”.
Su tutto, però, deve prevalere una consapevolezza: c’è un avversario temibile, la destra, e un avversario di difficile collocazione, che ha qualche pericolosa tendenza alla demagogia irresponsabile, come nel mito della democrazia online, del referendum permanente propositivo senza quorum, della mancanza di senso delle istituzioni. Pensare che sia giusto indebolire Nardella da sinistra è incomprensibile. Ci fossero ancora un PCi, o i DS, con la tendenza all’egemonia, potrei forse comprenderlo, ma ora è una scelta irresponsabile e ambigua nella sostanza, anche se fatta, spero, in buona fede.
Tutti noi dobbiamo cambiare, cercare di comprendere questa realtà, e farvi fronte con il senso di responsabilità individuale che è ora ineludibile. Questo non vuol dire rinunciare all’esercizio della critica o del dubbio, significa riportare tutto questo dentro una logica di governo, una dialettica sana e non malata dal baco del marcare comunque il territorio, che intanto sarà conquistato dagli avversari.
“Buona fede”, professore?
Non credo proprio.
Cos’altro dobbiamo vedere per capire da che parte stanno?
Cari tutti,
io sono convinto che Mdp, sinistra italiana,Prc, potere al popolo, se Non voteranno Nardella, l’attuale sindaco di Firenze, sarà una fortuna per il PD: ma quand’è che lo capiamo che con quella gente non è possibile fare nessun governo e nessun accordo? Ve lo ricordate il ministro Ferrero che scioperava contro il governo, del quale lui faceva parte? Ve lo ricordate Bersani Pierluigi, ex segretario del PD, quando diceva che dal partito non sarebbe mai uscito neanche con le cannonate perché era a casa sua e poi invece è uscito per creare una formazione del 3% e fare il capo?
Ve lo ricordate un certo Fassina che è uscito dal PD e adesso chiede di non fare il Tav ed attaccare Macron?
Cosa hanno in comune con il PD e la società che quest’ultimo rappresenta i signori suddetti ? Io dico niente, niente, niente e lasciamoli andare per la loro strada che non porta da nessuna parte. Nardella deve rivolgersi a quel popolo che vota Salvini e di Maio ed a quello che vota i signori succitati senza fare accordi con i vari Masaniello. Tanti auguri al sindaco Nardella e spero che rimanga al suo posto. Buona serata a tutti Antonio De Matteo Milano
Anche io voterei Nardella, se abitassi a Firenze…
Marco Vichi
Caro Sergio,
a parte l’aeroporto da non fare, la tramvia che dovrebbe passare dal duomo e airbnb – e non è poco -, anche a me Nardella che conosco da anni non mi dispiace, e soprattutto guai a Salvini e i suoi qui da noi!
Dunque quasi quasi…
Baci
Laura Barile
Per carità, stiamo con Nardella. Giuliano Scabia
la sinistra è vergognosamente divisa.
io voto NARDELLA
e non leggo ne ascolto piu nessuno.
i Leghisti si sono dimostrati più intelligenti di noi: trovata la testa di ariete in Salvini si sono messi tutti a spingere(anche se tra di loro ci sono delle divergenze….invece noi si fa i difficili con tutti i distinguo alla Bertinotti!! ahah
Renzi era la nostra testa di Ariete (anche testa di rapa ….qualche volta…) e lo hanno fatto fuori: bravi Dalema Bersani ecc……ma ne avevamo bisogno e andava aiutato per il bene del partito ora il partito non esiste più o quasi…
mi vergogno per loro. La Democrazia va sostenuta con intelligenza non con superbia…
ti abbrhaccio Sergio
siamoin una valle di lacrime
viviana
Sono d’accordo con te caro Sergio, io voto Nardella. perch’è un ottimo sindaco, e si merita essere rieletto.
IO NON NE POSSO PIU DEL MINISTRO DELL’INTERNO , IL SALVINI, CHE NON LA SMETTE CON LA CAMPAGNA ELETTORALE!!!! SONO GIà 10’ANNI CHE NON FA ALTRO!! MAFIA, CAMORRA E CHI PIù RINGRAZIANO!! DELINQUENZA NEGLI OSPEDALI, MA COSA FAAAA!!!
T’abbraccio. Sandra
Sergio sono assolutamente d’accordo con te. Il “meno peggio” è sicuramente 1000 volte migliore del migliore dei lega/5stelle. Sono purtroppo pessimista sulla lungimiranza sia delle truppe sbandate della sinistra che sulla consapevolezza di quel “popolo” di cui si parla tanto. Ricordiamo sempre che fra Gesù e Barabba il “popolo” scelse Barabba e il popolo sceglie sempre Barabba! Mala tempora currunt. Il futuro è nero per gli uomini e per la Terra il capitalismo che non ha più rivali mangia se stesso e con lui noi ed il nostro futuro. Un abbraccio grand’uomo con affetto!
Piero Pieri
Sergio carissimo,
condivido quanto scritto sul tuo blog riguardo al fatto che la sinistra non si deve (ancora) dividere.
Appoggio pienamente il nostro Sindaco Dario Nardella e mi auguro che riusciremo (anche grazie a lui) ad opporci alle forze populiste.
Un caro saluto,
Anna
Su chi avrebbe ancora qualche dubbio di cosa farà la sinistra radicale, basta leggere l’articolo credo di lunedì dopo l’assemblea di MDP fatto da Speranza e altri sulla possibilità di alleanze future sia amministrative che politiche, sarà esaudito.
Non aggiungo altro se non un BASTA con questi qua.
Camillo
Caro Sergio, se la riconferma di un sindaco dipendesse solo dalla linea politica con cui ha governato la città, non voterei per Dario Martella pur apprezzando il suo “senso di responsabilità” e le sue qualità umane.
Se voterò per la sua riconferma, sarà unicamente per non consegnare ai partiti di destra Firenze una città che amo come il mio sud e che mai potrei tradire.
Anna Famularo
Caro Sergio,
Morirò con la nostalgia del PCI.
Quanto mi manca il PCI!
Ma non semplicemente come Partito che ha ricostruito l’Italia; neppure come Partito che ha costruito una coscienza nazionale, unificando i lavoratori delle fabbriche di Genova, i cafoni di Cerignola, i braccianti di Sicilia, il ceto medio Emiliano, tanti professionisti ed anche imprenditori illuminati.
Non solo come Partito che, a fronte di tanta gioventù disorientata che si dichiarava né con le BR né con lo Stato, scelse lo Stato, anche se non era il nostro, lo Stato, ma lo Stato borghese democristiano.
E lo scelse perché altrimenti poteva crollare la democrazia che con tante lotte e morti era stata riconquistata.
Mi manca quel Partito che ci ha fatto crescere come uomini, come comunità: impegnati per il bene comune, eticamente coerenti, rispettosi dei ruoli e pronti a donarci, rinunciando a vantaggi personali.
Noi che avevamo un percorso anche di credenti, eravamo finalmente appagati per essere parte di un tutto che escludeva la doppia verità, l’ ipocrisia, l’interesse personale, e metteva al centro l’uomo nella sua interezza di coscienza e storia.
Siamo cresciuti dentro quel corpo vivo e piano piano abbiamo anche imparato che non era tutto così perfetto, che c’erano tra noi quelli più fragili che avevano ceduto ai “valori” borghesi, come dicevamo fino a qualche anno fa.
Ma a fronte di ció restavano fermi i criteri comportamentali di fondo che ci facevano forti, perché uniti come il pugno che agitavamo, non per spocchia : non era il Centralismo democratico, era la convinzione che se si vuole contare come entità la prima condizione è la solidità che solo la solidarietà può assicurare.
Quando si doveva decidere un nome, la discussione era reale, approfondita, anche se mai personalistica; una volta deciso, però, a nessuno veniva in mente di rimetterla in discussione o di indicarne un’altra.
Si poteva perdere, spesso si vinceva, ma si salvava una comunità di uomini e donne sincere ed oneste, pronte a rimettersi al lavoro, in umiltà.
Chi non condivideva si adeguava, perché tutto era consentito, tranne far vincere gli avversari con le nostre divisioni…
Il PCI, il mio PCI, è morto non nel 1991, bensì è finito allorquando D’Alema, Bersani, ed altri folli, hanno brindato alla sconfitta del PD nel Referendum…
Quanto mi manca il PCI, caro Sergio.
E so che manca anche a te!
Era da tempo che non mi arrivava la zampata del leone. Bellissimo, Gerardo.
Caro Gerardo,
a me non manca il PCI: porto con me i valori che “quelli”del vecchio partito comunista, a partire dal mio grande Papa’, mi insegnarono e che ancora adesso, all’età di settant’anni porto con fierezza con me. Mi dicevano: “se vuoi guadagnarti il pane onestamente devi faticare e sudare sangue e spesso sarei costretto ad ingoiare il pane senza acqua, ma non accettare mai di rubare il pane agli altri. Non farti illudere da chi ti promette fastosi e facili festini a spese di altri esseri umani. Quando ti siedi a tavola goditi il tuo pranzo guadagnato onestamente e senza aver elemosinato niente a nessuno. Non avere nemici da combattere ma solo avversari da convincere a seguire la tua strada rispettando la loro.” Questi valori io li trovo nel partito democratico Italiano, anche se a volte ingoio qualche boccone senza acqua. I signori Bersani e D’Alema non li considero miei nemici, ma sicuramente stanno percorrendo una strada vecchia e non più praticabile che non li porterà da nessuna parte: l’unione sovietica non esiste più ed il Partito comunista cinese ha ammesso la proprietà privata. Il PD sta cercando una via diversa al comunismo ch’e’ fallito in tutto il nostro mondo ed io sono contento di provare insieme al grande Popolo del partito democratico italiano a gestire la nostra società senza abiurare i principi “dei vecchi comunisti.” Non ho nostalgia e non rinnego il mio passato da giovane rivoluzionario, ma sono contento di vivere in questo mondo che sicuramente è più giusto, più onesto meno drammatico di quello dei secoli scorsi e migliora andando avanti. Io non tornerei alla Milano da bere, che è una balla, o alla campagna pura ed incontaminata, altrettanta balla, da cui provengo. Con il PCI ho fatto tanta strada, mi tengo in serbo i valori che ci guidavano e cambio strada insieme a “quelli”del PD.
Prima o poi D’Alema, Bersani e compagni vari capiranno che la strada da loro intrapresa è a fondo cieco e forse li incontreremo sulla nostra strada caro Gerardo. Buona giornata a tutti, oggi a Milano c’è il sole ed è meno inquinata del 1965. Antonio De Matteo Milano
Caro Antonio,
intanto: grazie per avere prestato attenzione anche al mio commento, dopo avere letto l’importantissimo post di Sergio.
Credo che noi due abbiamo percorso vie parallele, sulla medesima direzione, nello stesso verso: PCI, PDS, DS, PD.
Il problema non è il PCI che manca a me – o a noi – è il PCI che manca al PD!
E non il PCI dalemiano del “prova a parlare di politica se ti riesce”, rivolto a Bossi, che, sebbene rozzo e qualunquista, sui tempi lunghi è risultato addirittura vincente, al contrario del grande presuntuoso pensatore di casa nostra!
Potremmo, solo per un istante, concepire Pietro Ingrao, minoranza interna, o Alfredo Reichlin, che stappano lo champagne a seguito del “brusco arretramento” del PCI nelle politiche del 1979?
Il PCI che manca al PD è quel corpo politico complesso, di un milione di tesserati, che dava a tutti la sensazione di contare, di essere necessario, ed anche indispensabile.
Quel Partito che apriva le sezioni almeno due volte la settimana per farci incontrare, discutere e decidere.
Quel Partito che sapeva, con umanità, unificare l’alto della Segreteria e Direzione con il basso delle Federazioni e delle sezioni: oggi, uno come me, che ha militato per quasi 50 anni, non riesce neppure a capire se è sufficiente che le sezioni ( i circoli) siano aperte sulla carta oppure contino davvero anche nella realtà.
Siamo riusciti a smarrire il senso di comunità sostituendolo con un votificio in continue Primarie, che, anziché selezionare il meglio e fare sintesi, creano solo gruppi contrapposti che finiscono per odiarsi, senza alcuna capacità di colpire uniti ( Ad Avellino, con una Provincia in cui siamo maggioranza, siamo riusciti a dividerci e votarci contro, perdendo!!!)
Se penso all’episodio delle Primarie per il Sindaco di Napoli, ancora oggi mi sento disgustato.
Non so se ricordi che concorrevano essenzialmente Antonio Bassolino – storico dirigente del PCI che ha svolto tutti i ruoli di governo possibili – e Valeria Valente, sua assessora quando lui era Sindaco.
Le Primarie si sono svolte forse in maniera scorretta, ma Bassolino sconfitto fece ricorso alla magistratura!!!
Poteva mai accadere con il PCI?
Ecco cosa bisogna ripensare.
Un confronto interno per scegliere il meglio e poi unirsi per vincere.
Non oso pensare ad una sconfitta a Firenze, sebbene abbiamo già vissuto la sconfitta di Bologna.
Ma all’epoca di Guazzaloca c’erano anticorpi che ora non vedo: tutti novax, ormai!
L’Impero Romano, al tempo di Diocleziano, ci ha offerto un esempio su cui riflettere: la tetrarchia.
Potrà sembrare una sciocchezza, ma dove c’è scritto che in un Partito democratico chi vince, vince tutto?
Credo che solo una ricostruita solidarietà dei gruppi dirigenti nazionali potrà rimettere al centro non il proprio personale destino, bensì quello della Nazione, e dell’Europa, direi.
Questo obiettivo, credo tu sia d’accordo, era il messaggio più forte che ha lasciato il PCI!
Salviamo Firenze!!!
Sono d’accordo con te, caro Gerardo: il destino personale Si difende solo mettendo al centro della nostra esistenza e rafforzando quello nazionale ed europeo. Io continuo a provarci, per quello che mi resta della mia esistenza e spero che faccia altrettanto mio figlio, insieme ad altri giovani, che sono il nostro futuro. Io non posso votare per “salvare Firenze”, ma sono sicuro che i fiorentini lo faranno. Dobbiamo però fare qualcosa tutti noi ed io il 3 marzo non solo vado a votare alle primarie del PD. ma dico la mia, con passione e determinazione, sul futuro segretario del partito democratico Italiano e voto convinto Martina,l’unico, secondo me, in grado di unire il popolo del PD. Spero però che dopo l’elezione del segretario nazionale tutto il gruppo dirigente del partito navighi nella stessa direzione, come succedeva nel PCI. Quando votano milioni di persone, esprimendo il loro parere liberamente e legalmente, la democrazia rappresentativa si rafforza e si legittima, poi il gruppo dirigente eletto, coeso ed onestamente, deve orientare e realizzare il parere del popolo che vota . Io continuo a credere nel compromesso tra le varie filosofie ch’e’ l’unico algoritmo in grado di far progredire la nostra società.
Popolo del PD per “salvare Firenze” ed i nostri principi di libertà solidarietà ed uguaglianza andiamo a votare in massa, a Firenze e Soprattutto alle primarie del PD, mettiamoci la faccia la nostra passione ed il nostro impegno. Buona giornata a tutti Antonio De Matteo Milano.
D’accordo, caro Antonio..
Sulle primarie devo ancora pensarci su.. perché nel merito resta un non detto che mi agita: che ruolo avrà Renzi.
Mi resta, comunque, la convinzione che un minuto dopo l’elezione del Segretario, tutti pancia a terra, uniti, a contrastare con la ragione ed i sentimenti le posizioni avverse.
Un bacione a Firenze!
Scusa, Gerardo, diccelo chiaramente: in che modo il ruolo di Renzi, senatore della Repubblica, influisce sulla tua decisione di partecipare o meno alle primarie del PD e quindi di scegliere qualcuno del tre contendenti?
La domanda non è affatto tendenziosa. Vorrei proprio sapere …