Dopo le elezioni
Sinistra, il coraggio delle scelte
Dopo la più grave sconfitta della sinistra dal dopoguerra, ci si aspetta una riflessione vera e il coraggio si prendere decisioni straordinarie sotto ilsegno della discontinuità.
La crisi della sinistra, non solo in Italia, è crisi di “funzione” storica rispetto al ruolo fondativo di contrasto delle diseguaglianze. Se queste ultime si evocano ma crescono anche quando si è al governo, il problema investe proprio la credibilità del gruppo dirigente. E ora, proprio per salvare il gruppo dirigente, si cerca il capro espiatorio. Se si parla di donne e giovani ma si da più spazio a pensionate/i e agli uomini qualcosa non torna. La credibilità si costruisce su scelte e coerenze. Se si dice al Paese che “la posta in gioco è la democrazia”, una volta in battaglia il gruppo dirigente non può posizionarsi dietro la collina (dei listini bloccati). Peraltro con un rilevante numero di deroghe su rotazioni e incandidabilità. Per gran parte del gruppo dirigente le elezioni (e il prossimo congresso) sono finite il 22 agosto con l’ufficializzazione delle candidature. Credete che elettori e militanti non se ne siano accorti?
“Di sconfitta in sconfitta verso la vittoria finale” diceva ironicamente Luigi Pintor. Come quelle squadre di calcio che cambiano continuamente l’allenatore e continuano a perdere. Vi sembra serio che destra e sinistra interna si definiscano in rapporto alle alleanze e non sui contenuti? Chi è vicino a Conte rappresenta la sinistra e chi a Renzi e Calenda la destra? Anche se fosse l’opposto, ha senso? Il tema vero è che il gruppo dirigente non è più alleato con il paese. Col “se no arrivano le destre” la sinistra in 15 anni di sconfitte è stata ben 11 anni al governo (con le destre). Il potere logora chi non ce l’ha,ma anche chi ce l’ha per troppo tempo, senza voti. Il potere per il potere è il male più profondo del Pd e non solo. La seconda emergenza si chiama contatto con la realtà, come dice Francesco, siate pastori con l’odore delle pecore.
Ora, ricostruire una vera forza riformista e popolare su una piattaforma politica è ancora più difficile. Ma è necessario. Per questo, più che facce, servono teste nuove. Capaci di costruire un Paese a misura degli ultimi perché corrisponde a farlo più bello e giusto anche per gli altri. Per il viceversa non serve impegno, è la realtà. La sinistra deve tornare ad essere una speranza. Invece il nostro è un Paese in cui la mobilità sociale è andata indietro. Il mercato del lavoro più diseguale d’Europa e l’impoverimento sociale ed educativo avrà qualche responsabilità politica a sinistra o è sempre colpa di qualche nemico astratto o degli altri?
In Italia, la crisi merita ben più di un congresso. E questo vale per tutto il centro-sinistra, terzo polo incluso. Il rischio è che si vivacchi con “il partito degli eletti” peraltro a legittimazione debole grazie a questa mostruosa legge elettorale che sforna un Parlamento di legittimi “nominati”. Magari ci fossero le correnti, almeno i posizionamenti sarebbero distinguibili sui contenuti e invece (come ricorda spesso Luciano Violante) ci sono i “caporali” a cui ci si aggrega, a colpi di like e webinar, perché possono rappresentare un ascensore personale.
Troppi figli di Tarzan, soprannome di quel dirigente Dc noto per la velocità con cui cambiava corrente. Non lo sottovalutate, chi vive solo di politica, non può permettersi avventure. E questo è il problema. Non vicrede più nessuno. Tutti bersaniani, renziani, zingarettiani, lettiani. Il conformismo per cui “il miglior segretario è l’attuale e il peggiore il predecessore” distrugge una comunità. Più le leadership sono deboli e maggiormente chiedono fedeltà e di rinnegare legami col predecessore. E così si riduce la postura dei dirigenti a soprammobili, che mano a mano perdono anche la sola capacità esecutiva. Se la politica non è rappresentanza è autoriproduzione di ceto. E, specie in quest’epoca, i dirigenti che hanno fatto solo politica non sanno fare neanche politica.
Il Pd è l’unico partito che ha una comunità politica sul territorio, peraltro molto bella e generosa. Merita un gruppo dirigente adulto, coraggioso e leale, capace di discutere tra posizioni, feroce sulle idee e rispettoso delle persone, aperto, contendibile con regole chiare (e poche deroghe), in cui la minoranza si adegui alla linea della maggioranza e in cui quest’ultima custodisca l’esistenza della minoranza. Una politica in cui, anche dentro lo stesso partito, in fondo, ci si detesta, attrae solo gli ambiziosi. Se stavolta non si costruisce una svolta vera, sarà la comunità democratica a mettere in discussione l’esistenza del Pd. Non serve né più sinistra né più centro ma più coerenza, anche personale. Il “tempo è superiore allo spazio” dice sempre Francesco, un’esortazione a smetterla di occupare spazi(di potere) per dedicarsi ad avviare processi(di cambiamento). Per questo serve un grande progetto che scateni partecipazione perché capace di suscitare emozioni e offrire orizzonti di speranza per una nuova e migliore condizione umana (non solo per il gruppo dirigente).
La Repubblica, 3 ottobre 2022
2 Comments
Quando leggo articoli come quello di Bentivoglio capisco perché il sindacato non conta più nulla nella nostra società e i partiti politici diventano sempre più fantasmi.
Tanti discorsi lunghi, forbiti, spesso ermetici, ma vuoti per la gente comune.
Non si affrontano i problemi quotidiani dei popoli, ma tutti gli autori dei suddetti articoli eciclopedici mettono in campo la solita filosofia generalista che poi nessuno sa tradurre in pratica e chi ci prova viene subito stroncato dai suddetti opinionisti. Ora mi e pongo alcune domande. Il fatto che il PD abbia mantenuto il suo esercito, intorno al 20% dei votanti nonostante sia stato al governo negli ultimi 11 anni,subendo grandi scissioni, a differenza di tutti gli altri partiti di governo che hanno dimezzato o comunque ridotto i loro eserciti vorra significare qualcosa? Non solo, ma quelli che sono usciti dal PD, per creare un partito di centro a due cifre con l’intenzione di svuotare quest’ultimo senza riuscirci e fallendo tutti i loro obiettivi, sono più bravi dei dirigenti attuali del PD, considerando anche le divergenze politiche insanabili tra i loro vari leader ? In più coloro che volevono spostare il Partito Democratico più a sinistra uscendo dallo stesso non mi pare che siano stati premiati dal popolo italiano o mi sbaglio?
Il sindacato italiano in generale, del quale Bentivoglio è stato un importante dirigente, non ha grosse responsabilità sul disastro attuale del mercato del lavoro?
I discorsi generalisti, tipo “bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo” o ” bisogna offrire speranze per una vita migliore” non risolvono i problemi e solo quando si governa una comunità si capisce che sono maledettamente complessi e difficili. Quindi, secondo me, ribadisco che per essere apprezzato dalla nostra comunità dobbiamo provare a risolvere i suoi problemi: le chiacchiere le porta via il vento.
Torniamo fra la gente ed insieme proviamo a vivere meglio. Io ci provo tutti i giorni con la mia associazione di volontariato denominata ” comitato bicocca”. Grazie per l’attenzione e buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano
Scusa non lo faccio apposta ma a leggere … La più grande sconfitta della storia per la sinistra….non resisto. Solo due passaggi, TRE GOVERNI BERLUSCONI BOSSI FINI , BOSSI il secessionista quello di ROMA LADRONA del fanculo i TERRUN i cappi in parlamento ecc ecc , ti sembra poco per la” sinistra ” e la democrazia? Poi CHI ha sdoganato gli ex post fascisti con FINI quello che girava a GENOVA in questura e in prefettura e aveva portato i battaglioni di PS di ROMA E PADOVA che alloggiati al palasport cantavano CHI NON SALTA COMUNISTA È durante il G8 . Oggi la sinistra ha sicuramente perso ma non c’è paragone con quei momenti del trio lescano RISCRIVO BERLUSCONI BOSSI FINI. Non so se rendo l’idea oppure dimenticato tutto in fretta. Ciao