Riporto qui la parte finale di una lunga riflessione di Roberto Roscani pubblicata su Strisciarossa. Mi sembra degna di molto interesse.
Il problema della sinistra è: quali contenuti, quale offerta politica e con quale leadership? Sono tre elementi che vanno insieme e nessuno dei quali ha trovato finora risposta. Esprimo qui il mio parere. Non credo ci sia spazio né per un partito alla Macron né per uno alla Corbyn. Credo invece ci sia spazio per un partito con un forte ancoraggio all’Europa (ma che sappia anche parlare delle necessarie trasformazioni di questa Unione che non è solo “tecnocratica” ma che è sostanzialmente l’Europa dei governi e non quella che vive una esperienza democratica comune) e con una capacità di essere di sinistra in quanto capace di essere più innovativo non più conservatore. Non si risponde al sovranismo di destra alla Salvini Di Maio con il sovranismo di sinistra alla Fassina (quello che ha difeso la nomina di Savona e l’idea che l’euro sia responsabile delle nostre difficoltà) ma anche alla Corbyn che non ha schierato il Labour contro la Brexit. Il problema del Job Act non è l’abolizione dell’articolo 18 ma il fatto che nei nostri centri per l’impiego (quelli che dovrebbero assicurare la formazione e la re-immissione nel lavoro di chi lo ha perso o lo sta cercando) lavorino 8.000 persone e in quelli della Germania 110.000, che l’idea della formazione costante non è stata finanziata con neppure un euro e che l’alternanza scuola lavoro (sacrosanta) sia stata affidata all’iniziativa dei presidi e dei professori che erano i primi a non crederci. I lavori più stabili non si decidono con delle norme di legge, ma con una modifica del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali che non rendano il fatto che nella propria vita lavorativa si possa cambiare posto di lavoro decine di volte senza che questo sia vissuto (psicologicamente e socialmente) come una devastante incertezza perché un nuovo lavoro si troverà in tempi brevi e tra un lavoro e l’altro c’è un significativo sostegno al reddito.
Infine un partito che sappia affrontare il problema (davvero drammatico) della crisi della democrazia. Il fascino del putinismo condiviso da leghisti e 5 stelle (ovvero di forme menomate di democrazia, semplificate fino alle estreme conseguenze, che non prevedono grande spazio alle opposizioni) ne è l’esempio più evidente. Il problema è che la risposta non è affatto semplice perché aveva ragione Calamandrei quando sosteneva che la democrazia corre più rischi per la mancanza di decisioni piuttosto che per un loro eccesso. Al decisionismo senza confronto con le idee degli altri non si può opporre il semplice “fascino della democrazia” perché questo fascino è stato consumato. Anche qui – torniamo alle riforme delle istituzioni e anche di quelle della Costituzione che nella sua seconda parte non sta più in piedi, per non parlare della legge elettorale – bisogna avere delle idee, che chiamino anche alla partecipazione dei cittadini. Parola complicata questa partecipazione, perché quella cantata da Giorgio Gaber non c’è più e quella della rete sarebbe meglio che non ci fosse.
Insomma siamo solo all’inizio, ma il tempo è quasi già scaduto.
3 Comments
Hobsbawm nel suo “Il secolo breve” identificava in tre grandi fattori i motivi di crisi dell’assetto mondiale e quindi a cascata dei vari stati: l’esplosione demografica, la mondializzazione dei mercati e del lavoro, lo sviluppo estremamente rapido della tecnologia come mai era successo in precedenza. Sempre nella sua opera rifiutava di dare ricette ma comunque sottolineava come fossero necessarie u strutture sovranazionali per fronteggiare se non disciplinare quei tre motivi di crisi. Ancora sottolineava come fosse in atto paradossalmente una pericolosa tendenza al contrario nel rifugiarsi nelle piccole patrie (l’attuale sovranismo). Mi si perdoni il ricorso al “ipse dixit” ma credo che di quella analisi se ne debba tener conto. La Sinistra ha su di se il compito storico di tutelare i ceti sociali più deboli, proprio quelli che subiscono in modo immediato gli effetti delle crisi. L’analisi di Roscani è da me condivisa ma deve impiantarsi su di una visione certo europea ma in un quadro di equilibri mondiali senza sottovalutare gli effetti deleteri del liberismo trionfante degli ultimi decenni. Il mercato sia del lavoro che della finanza deve essere regolamentato ad opera di strutture politiche di pari intensità rispetto alle forze che devono accettarne le regole. Solo in questo modo si avrà una società davvero liberale e giusta. Vasto programma! Ma quando mai la Sinistra si è assunta il carico di piccole smussature del presente senza avere nel cuore la volontà di far fronte ai problemi complessivi dell’Umanità! Vorrei terminare al canto dell’Internazionale ma mi prendereste in giro.
D’ accordo …e poi che “decisioni ‘ in merito alle tre questioni centrali poste ?
Gli interventi di Roberto Roscani e Giovanni Faggioni si possono integrare e condivisibili, ma come realizzarli e con quale percorso?
Giustamente si evidenzia che trattasi di problemi di interesse mondiali e quindi richiedono strutture internazionali adeguate perchè la sfida è gigantesca.
Gestire i rapporti con la finanza internazionale, la variegata mondializzazione del mercato (Paesi occidentali industrializzati e quelli in via di sviluppo emergenti), le tecnologie, richiede una politica all’altezza della situazione.
Tutta la politica e non solo la sinistra, primo perchè la sinistra da sola non ce la farebbe mai (non dimentichiamo mai che siamo minoranza non solo in Italia), secondo perchè anche alla destra, sia pure con prospettive diverse, ha interesse a governare questa fase di enorme trasformazione.
Il problema primario quindi è sarà la Politica capace di creare delle forme organizzative nazionali e sovranazionali in grado di affrontare questa impresa gigantesca?
Attualmente sovranismo impera in tutto il mondo, però paradossalmente la crisi mondiale può fare da volano al cambiamento.