“Son contento di morire, ma mi dispiace…” cantava Nino Manfredi nel 1970 e questo lunedì appena trascorso per me è stato così: contento di morire (di questa sinistra) ma mi dispiace.
Una sinistra di amministratori di condomini, politically correct ad ogni costo con qualche scheletro nell’armadio, che ogni tanto fa capolino. E quando lo fa son guai. Dopo 50 anni di tenuta del PD in Umbria la gente ha scelto la destra. Vero è che a votare ci è andato il 60% di 700.000 votanti pari circa a 420.000 persone. Di questi il 57% ha scelto la destra, cioè circa 240.000 persone. Un po’ bizzarro che un numero di persone così possa sconvolgere un elettorato nazionale.
Eppure Salvini vede tutto chiaro e Conte dice di stare calmi. Ma qualcuno si è chiesto perché il 40% è rimasto a casa? I delusi, i menefreghisti, gli antipolitica a tutti costi. Li ritroveremo poi nelle manifestazioni contro il governo, o contro il comune che non pulisce le strade o contro il preside che decide lui che gite far fare agli alunni, contro il salumiere o altro, al bancone di un bar .
Credo che bisognerebbe riflettere su quest’idea di delegare a eletti la gestione dei nostri diritti/doveri: ci vuole impegno personale.
Quindi per i compagni o quasi che si meravigliano o che si incazzano, ai sinistrorsi che non “frequentano” la politica attiva e non vanno neanche a votare, un vecchio adagio: chi è causa del proprio mal, pianga se stesso. Dopo anni di convivenza con innocui malaffari è logico svegliarsi un lunedì in questo modo.
Intanto anch’io canto “Son contento di morire, ma mi dispiace…” cioè son contento che la realtà ci stia scuotendo, ma mi dispiace sentire e vedere gente che non si rende conto di cosa sta succedendo. Eppure che il mondo sia cambiato, e la società italiana con esso è evidente: bisogna dare un’altra lettura alla realtà, e questo è il punto di partenza, e per l’ennesima volta andare avanti.
Gianni Carino
3 Comments
Concordo con quanto dice il signor Carino, ma vorrei essere ancora più esplicito sulla nostra società attuale. Noi viviamo in un mondo totalmente individualistico: ognuno prova a risolvere i suoi problemi fregandosene di quelli altrui, a partire dalla famiglia per arrivare fino all’istituzioni superiori , nazionali, europei e mondiali.
Nella nostra società progredita si usa il pronome io e non il noi,
È molto più facile parlare che ascoltare. Persino il prete quando ti confessa ti dice quello che devi fare e non gliene frega niente di quello che hai fatto, concludendo la conversazione con l’assoluzione e qualche punizione. Si dice che il personaggio politico è un ladro, uno che pensa solo a se stesso, ma poi si chiede di condonare la casa costruita abusivamente , di chiudere un occhio se non si pagono le tasse, di annullare le multe per alta velocità, di non punire coloro che sporcano le strade assumendo più spazzini, di avere “buon senso”per coloro che lasciano la macchina in doppia fila : non multarli e meno che meno sequestrare la loro macchina, ecc ecc. La politica si adegua a questa situazione individualista e continua a produrre leggi per poi non farle rispettare evitando i controlli e garantendosi la propria sopravvivenza. È difficile trovare una soluzione nelle suddette condizioni, ma bisogna provarci cominciando a ragionare con il noi e tenendo a bada Il proprio io. Io,settantenne,con dei ragazzi del quartiere nella zona bicocca di Milano abbiamo creato, utilizzando il web e la tecnologia moderna, un’associazione di volontariato denominata “comitato bicocca“ per diffondere il noi nella nostra zona. E’ difficile ma ci stiamo provando e i giovani ci credono. Mi piace quindi concludere dicendo: la morte che mi tallona sempre più da vicino mi fa incazzare ma sono contento perché ho trovato dei giovani che credono nel “noi” e si battono come i leoni.
Buona giornata a tutti Antonio De Matteo Milano
Bellissima la conclusione di De Matteo, per me che sono settantenne come lui. Ora faccio una domanda a tutti, e non perchè so già la risposta, ma col cuore in mano: secondo voi è normale amministrare una Regione per 50 anni? Lo dico da iscritto del PD. Cosa succede quando un partito si abitua ad un potere garantito ed ininterrotto? Questa risposta la so: si riempie di persone che nulla hanno a che fare con gli ideali di partenza, e spesso sono anche poco raccomandabili. Un digiuno di potere (lungo) forse potrà fare bene, e sarà interessante vedere quali topi saltano per primi giù dalla barca, per non farli rientrare dopo.
Saggezza antica e cruda verità.
Sergio