Intervista al vignettista
Staino
“Letta deve rimanere Per il futuro del partito io offro il modello Scandicci”
Sergio Staino, lei chi vorrebbe come successore di Enrico Letta?
«Nessun altro. Deve rimanere lui».
Ma ha già detto che si dimetterà.
«Ha sbagliato. Perché così tutta la discussione si concentrerà sul successore invece che su cosa vogliamo essere: qual è il nostro orizzonte ideale? Quali classi sociali vogliamo rappresentare?».
Anche stavolta operai e le persone in difficoltà hanno votato a destra. A cosa serve ormai il Pd?
«Non nella mia Scandicci, qui abbiamo preso il 41 per cento. Ed è una lezione per tutti».
Com’è stato possibile?
«C’è una classe dirigente con una forte identità di sinistra, che ha molta cura del territorio. Prima del voto è venuto don Ciotti al cinema Aurora, c’erano 400 persone e io sono scoppiato in lacrime per la bellezza di quell’incontro».
Si è commosso?
«Sì, e mi odiavo. “Perché piangi, hai 82 anni!”, mi ripetevo, e invece poi lì ho avuto tutto intorno, ho stretto cinquecento mani. È stata una serata di una grande solidarietà. Così dev’essere un partito!».
Che cosa propone?
«Di trasferire la sede Pd dal Nazareno a Scandicci. Il Nazareno èun distruttore di dirigenti».
Via tutti?
«Tutti da Bettini in giù, via da lì, via!»
Perché definisce Letta addirittura coraggioso?
«Ha detto no a Conte».
Ma è proprio l’errore che gli rinfacciano in tanti: con Conte si poteva sfidare la destra.
«No, Conte è il populismo che noi dobbiamo combattere. Bisogna fare come i socialisti di fine Ottocento, che in ogni paese aprivano una scuola. Tornare ad aprire sezioni, stare realmente sul territorio e invitare persone come Gianrico Carofiglio a fare lezioni di democrazia ai giovani. Ce ne sono tanti in gamba, e vanno coinvolti».
Al Sud Conte non ha rimesso al centro la questione sociale?
«La questione del reddito di cittadinaza, piuttosto! Mi ha ricordato Achille Lauro che a Napoli dava una scarpa prima del voto e l’altra dopo».
Ma ha avuto successo.
«Con un milione di persone che percepiscono il reddito di cittadinanza è chiaro prendi quattro milioni di voti. Ma siamo a forme di voto di scambio».
Nel Pd c’è una forte corrente che preme per il riavvicinamento.
«E mi dispiace che tra loro ci siano Beppe Provenzano ed Andrea Orlando che stimo. Noi dobbiamo guardare a come uscire dalla crisi, alla nostra identità, no a fare patti con Conte».
Nel concreto il Pd che chance ha per non morire di inedia?
«Deve tornare a coniugare il cuore anarchico col cervello riformista. Emanuele Macaluso era così».
Francesco Piccolo dice che il Pd non sorride, non è popolare.
«Sì, ma nulla è perduto. Dipende da cosa offri, da come parli. Qui a casa mia ho avuto dei muratori meridionali, immigrati a Scandicci, che avevano felicemente votato per il Pd».
Quindi niente Bonaccini, niente Schlein?
«Discutere di nuovo del segretario, l’ottavo in tredici anni, invece che dei contenuti, è un errore. I populisti partono dal leader, ma noi no».
Schlein non la convince?
«Elly la adoro, abbiamo fatto tante cose insieme, ma non si può anteporre il nome alle idee, perché saremmo punto e a capo».
Letta deve ripensarci?
«Gli ho scritto una lettera aperta: “Il tuo abbandono sarebbe la sconfitta per tutti noi. Non solo: sarebbe un ripiegarsi in tristi meditazioni, lasciando il campo largo che amavi tanto, in mano alle scorribande delle nostre correnti”».
E ha citato Berlinguer?
«Sì, gli ho scritto: “Pensa un attimo all’altro Enrico, a Berlinguer: te lo vedi che assume un atteggiamento di una dignità scaturita solo dall’orgoglio? Ripensaci!”».
Insomma per lei Letta è il meno colpevole di tutti?
«Sì, ho ammirato la sua serietà. È un riformista. Come Draghi».
Intanto la destra marcia unita e vince.
«Se tu parli al cuore della gente, la gente ti segue. Quelli che hanno votato Meloni non sono tutti di estrema destra, molti l’hanno scelta perché percepiscono uno slancio, una passione».
Ne parla bene?
«No, ma l’ho conosciuta da giovane a Colle Oppio, quando lavoravo per l’ Unità . Ricordo che pensai: “Maperché una così non ce l’abbiamo nella Fgci?”»
Che premier sarà?
«Non lo so, però mi piacerebbe pensare che con la sua intelligenza possa aiutare a far nascere una destra liberale seria, di cui l’Italia avrebbe bisogno».
E il tifo sfrenato per Vox?
«Credo che abbia capito che quel comizio è stato un errore, che la sua strada è un’altra».
Insomma, sul Pd non è ottimista?
«Temo una lunga discussione congressuale che non ci aiuterà. Posizionamenti. Invidie. Rancori. È una malattia».
Che fare?
«Bisogna muovere il cuore».
8 Comments
caro Sergio non mi ripeto perché sarei noioso. Colgo la tua frase finale. CHE FARE? BISOGNA MUOVERE IL CUORE ❤️. Il cuore è secondo me una questione personale e in questi ultimi 40 anni pure egoistica, se ha destra coltivano le loro proprietà in tutti i sensi , a ” sinistra” si coltiva il proprio ORTICELLO, questo è un dato di fatto , la società in cui viviamo è questa , consumista e tengo famiglia. Comunque sono profondamente convinto che perlomeno a ” sinistra ” socialmente non si è così ciechi come a destra , loro hanno gli occhi solo per se , noi ogni tanto diamo in occhio agli altri. in sostanza la questione di cuore centra relativamente poco in politica e soprattutto in PARTITICA . Come ho scritto più volte in una società ad economia capitalista consumista molto individualista e addirittura egoista , le eccezioni se qualcuno non si sente coinvolto ci sono , ma nel generale non fanno testo, conta l’insieme di un meccanismo che fa muovere La società, e in questo siamo tutti coinvolti. posso sembrare freddo calcolatore distaccato , ti garantiamo che riesco a commuovermi e mi appassiono per svariati motivi a molte cose che io chiamo VALORI…… Detto questo cuore a parte , se ci domandiamo CHE FARE io rispondo, essere pragmatici individuare il ” nemico ” e combatterlo con tutti i mezzi possibile, COMPROMESSI PATTI alleanze …tutto quello che può servire per non fare COMANDARE la destra , oggi addirittura alla post fascista della Meloni . allora il riferimento ai 5 STELLE che sicuramente sono una mescolanza di varie esperienze,con dentro anche la nostra , di un populismo sicuro , ma non di DESTRA, e questo è importante, sarebbe un disastro completo se i 5 stelle si fossero schierati con la MELONI , perché questa è oggi la problematica Italiana . COSA voglio dire con il mio insistere con il PRAGMATISMO ecc ecc. Semplice con due frasi , primo come dicono a GENOVA meglio una torta in due che una merda da soli , secondo in “GUERRA AMORE” e POLITICA non si guarda in faccia a nessuno e vale per ” vincere ” o non ” perdere ” allearsi con tutti quelli che non sono LA DESTRA oggi oltre che populista post fascista . io ricordo sempre una frase di D’ALEMA il quale diceva : meglio un governo che possa fare 2 cose come vogliono noi che nulla . Ma sembra che a molti di noi piaccia più fare analisi discorsi critiche volpe divisioni che IMPEGNARSI a stare insieme anche con diversità, cosa SICURAMENTE molto difficile, altro che CUORE ci vuole , ci vuole la pazienza dei SANTI . SALUTO.
Cari, Sergio, Giovanni, Angelo, Gianni, Ernesto e tutti coloro che scrivono su questo libero blog
sul compromessosso tutti noi abbiamo una stessa idea: non si può fare Se le parti non sono disponibili a rinunciare a qualcosa dei loro progetti. Non solo, ma penso anche che abbiamo qualcosa in comune su una cosa molto importante per la nostra comunità. Tutti abbiamo difeso, difendiamo e difenderemo la attuale democrazia rappresentativa. Sembra poco, ma per il momento è già tanto, per me e credo anche per voi. Ecco partiamo da quanto detto sopra e pian pian vedremo di trovare dei compromessi sui vari importanti ed urgenti problemi della nostra bella Italia. Certo, per chi ha avuto successo nella vita, è poco apprezzabile il compromesso, anzi spesso è disprezzato, ma non tutti sono benedetti dalla fortuna allo stesso modo. Come Recita una canzone “uno su mille arriverà” , ma gli altri 999 hanno il diritto di vivere e di essere ascoltati e capiti. La filosofia, l’algoritmo del vincente su di loro non attacca e bisogna trovare una soluzione per farli vivere decentemente senza cridare al populismo, invocando il cuore, l’anima, il merito e solo il compromesso delle idee ci può aiutare. A 73anni e dopo numerose e dolorose sconfitte io sono sempre più convinto che il compromesso delle idee e l’arma vincente, forse l’unica, a disposizione degli esseri umani e bisogna con pazienza e Costanza saperlo realizzare, aspettando il momento giusto. Un abbraccio amici miei, con una certezza:per quel poco che mi resta da vivere, mi batterò con tutte le mie poche forze per cercare il mitico ed indispensabile compromesso tra le nostre idee diverse.
Grazie per l’attenzione e serena giornata a chi legge aspettando e lavorando, anche solo con il Caccia vite, tempi migliori per la politica del centrosinistra. Antonio De Matteo Milano
A proposito di ragione umana, io penso che un grande poeta dialettale romano faccia una grande e condivisibile affermazione. Eccola in sintesi. ” Il denaro influenza molto noi esseri umani, purtroppo”. Per chi ha voglia e tempo può leggere la poesia
LA RAGGIONE DER Perché…
di Alberto Salustri detto Trilussa.
Jeri sentivo un Grillo
che cantava tranquillo in fonno a un prato;
un po’ più in là, dedietro a lo steccato,
una Cecala risponneva ar trillo;
e io pensavo: — In mezzo a tanti guai
nun c’è che la natura
che nun se cambia mai:
‘ste povere bestiole
canteno l’inno ar sole
co’ la stessa annatura,
co’ le stesse parole
de seimil’anni fa:
cór solito cri-cri,
cór solito cra-cra…
Dar tempo der peccato origginale
tutto è rimasto eguale.
Dall’Aquila a la Pecora a la Biscia,
chi vola, chi s’arampica, chi striscia;
dar Sorcio a la Mignatta a la Formica
chi rosica, chi succhia, chi fatica,
ma ogni bestia s’adatta a fa’ la vita
che Dio j’ha stabbilita.
Invece l’Omo, che nun se contenta,
sente er bisogno de l’evoluzzione
e pensa, studia, cerca, scopre, inventa…
Ma sur più bello ch’è arivato in cima,
quanno se crede d’esse più evoluto,
vede un pezzetto d’oro… e te saluto!
È più bestia de prima!
Buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano
Caro Sergio,
nella tua bella intervista a Concetto Vecchio ho ritrovato temi e ragionamenti che già conoscevo e da te espressi in più occasioni e che mi trovano d’accordo.
C’è un pensiero che mi turba, dopo il risultato di queste elezioni: se, per ipotesi, la destra al governo dovesse rivelarsi una piacevole sorpresa. nel senso che riuscisse a risollevare l’economia e a realizzare riforme nella direzione della collettività più svantaggiata, e accantonasse i punti del suo programma più controversi, come il presidenzialismo, sarebbe lo smacco definitivo non soltanto per il PD come lo conosciamo ma per tutta la sinistra nel suo insieme che si rivelerebbe, in modo plastico, parolaia e inconcludente, come spesso è stata accusata di essere proprio dalla destra. Naturalmente, nessuno di noi se lo augura ma, veramente, se nelle nostre file, a livello dirigenziale, non succede qualcosa di importante in questo passaggio politico, ma si pensa di continuare con le interminabili assemblee per decidere ruoli e incarichi (il pollaio della tua vignetta) allora è meglio che si prendano tutti un anno sabbatico. “O si cambia o si muore!” (Bonaccini). Quante volte lo abbiamo sentito? E il quotidiano Domani nella edizione online titola: Chiudere il PD per salvare la sinistra. Ma l’articolo non l’ho letto, il titolo mi aveva già spaventata abbastanza.
Dalle parole del sindaco di Scandicci si avverte l’orgoglio e l’entusiasmo per avere trasformato, nel corso degli anni, quella che era considerata“la periferia di Firenze” in una città all’avanguardia e proiettata nel futuro. Non so come, ma urge esportare il modello Scandicci!
Vignetta molto espressiva.
Ti vogliamo bene anche noi.
Grazia
Ciao Sergio,
grazie ancora della tua intervista.
Accoglie molto bene lo spirito di questi giorni successivi alle elezioni, che devono essere giorni di profonda riflessione. Non sugli schieramenti ma sull’identità che vogliamo avere.
Per l’ennesima volta le voci che si alzano chiedono discontinuità, ancora una volta discontinuità in merito ai risultati non sulla centralità dei valori e sull’identità che vogliamo dare a questo partito, né sulla riforma necessaria ai metodi e alle modalità che vogliamo mettere in campo.
Se la politica ha lo scopo principale di guidare i processi democratici ha anche il compito di rendersi visibile alle persone, dando a tutti e a tutte la volontà di cambiare e migliorare il mondo.
Allora e il partito democratico ha provato ad interpretare temi come l’ambiente, che vede piazze e piazze di cittadini e futuri cittadini e cittadine, miei coetanei e coetanee che vogliono una sicurezza rispetto alla precarietà del mondo del lavoro, giovani ragazze e ragazze che protestano per la paura di perdere diritti sociali o civili acquisiti e marcano la volontà di garantire ugualmente gli stessi diritti a tutte e tutti, allora c’è una platea molto più ampia che il Partito democratico può accogliere non solo sulle alleanze o sulle strategie, ma nell’ascoltare la voce di tutti coloro che in questo momento non la hanno, ma che chiedono di averla e l’interlocutore non può essere Giorgia Meloni.
Quanti giovani amministratori o giovani segretari di sezione ci sono nel Partito Democratico? A mio avviso e per la mia personale e giovane esperienza, sono diversi. E quanti di loro muovono il loro impegno o hanno fatto nascere il loro impegno rispetti alle tematiche ambientali, alle battaglie sui diritti, sull’istruzione, sulla rappresentanza studentesca o nel mondo del lavoro?
Forse dobbiamo, nella sintesi congressuale considerare anche questo elemento, non come giovanilismo, ma come investimento.
Altrimenti le politiche della destra sostituiranno automaticamente gli impegni della sinistra e di una sinistra che ha il compito di curare il presente e di presentare il futuro.
Scandicci è un modello? Credo che i modelli siano ben pochi in questo momento e la considerazione del “siamo migliori di altri” blocca una coesione necessaria al partito e con le altre forze di coalizione.
Siamo una voce, tra le tante che mette costantemente il suo impegno ed il suo coraggio.
Uniamo tutti i democratici e le democratiche d’Italia. Noi ci siamo.
Tommaso Francioli, 24 anni, segretario PD Scandicci
Il mio contributo, per quel che vale, è per tutta l’area riformista.
https://ilquadernodiet.blogspot.com/2022/09/seduto-in-quel-caffe.html?m=1
Caro Tommaso Francioli, 24 anni, segretario PD Scandicci, preparati per diventare un prossimo alto dirigente del Popolo dem: secondo me, un vecchio combattente dello stesso, hai tutte le caratteristiche per provare a dare una scossa vincente a codesto partito.
Tu mi dirai, (scusami il tu come confidenza: potresti essere un mio nipotino che non è arrivato) ma come fai ad esprimere il su scritto giudizio su di me senza conoscermi? Beh un detto Popolare recita il buon giorno si vede dal mattino ed un giovane che scrive,il seguente pensiero è, sempre secondo me vecchio di 73 anni, su una buona strada che lo porterà a vincere una dura battaglia con il grande esercito dem. Eh si è così che si comincia. ” Scandicci è un modello? Credo che i modelli siano ben pochi in questo momento e la considerazione del “siamo migliori di altri” blocca una coesione necessaria al partito e con le altre forze di coalizione.”
Bravo e complimenti ancora. Per parlare con la gente non puoi dire io sono il migliore votate me che vinceremo ed avrete quello che vorrete, ma devi coinvolgerla e motivarla se vuoi ” sfondare le linee nemiche”. Un un capo che mostra i suoi pregi ed i suoi gradi e pretende di essere seguito senza se e senza ma è un cretino che va allontanato subito dalla comunità per evitare danni irrimediabili, come la storia umana dimostra abbondantemente. Il capo in generale, per quanto mi riguarda, deve parlare col proprio collaboratore/trice ed aiutarlo a risolvere i suoi problemi nell’ambito della propria comunità se vuole che apprezzino la sua leadership.
Caro nipotino Tommaso, l’esercito PD ha resistito, resiste e resisterà con giovani sottufficiali come te ed io stanco e vecchio soldato se potrò servirti per qualche mia esperienza sarò lieto e motivato nel farlo. Tu continua a parlare con la gente in tutti i modi, anche mantenendo i contatti con questo blog che puoi rivitalizzare svecchiandolo felicemente.
Mi permetto di scriverti un mio pensiero per la scelta del prossimo segretario generale del PD. Per quanto mi riguarda io penso che tutti coloro che vogliono guidare il secondo più grande e radicato partito politico italiano, devono presentare il loro programma sintetico in 3 righe al popolo dem e poi sarà quest’ultimo a scegliere con le primarie aperte anche ai non iscritti.
Non serve candidarsi in tv o nei Salotti che contano: la gente così si sente esclusa e non partecipa poi al voto
Io ad esempio voterei volentieri un segretario che proponessi i tre seguenti punti.
1) migliore distribuzione del reddito nazionale, chiedendo a chi ha tanto di più un contributo per aiutare chi soffre, in particolare giovani/e, con un programma preciso e dettagliato su come farlo.
3) riduzione del cosiddetto “cuneo fiscale, istituzione di una protezione, con l’avviamento al lavoro , per i disoccupati, a carico dello Stato.
3) affermazione e rispetto della democrazia rappresentativa, nell’ambito di una unione europea sempre più fortie ed in tutti gli organi del partito. La mozzione che vince comanda, quella che perde collabora onestamente e chi non lo fa deve essere espulso dal partito. Non si può continuamente mettere in discussione la decisione della maggioranza ed invalidarla bloccandola.
Io eviterei i lunghi discorsi programmatici che non servono a nulla e lasciano le cose immobili o le fanno cadere, oltre a far cadere qualcos’altro . Grazie per l’attenzione , buon lavoro, buona giornata ed un caro saluto a te Tommaso e, come sempre, a chi legge, anche a scrive e parla solo al grande vignettista e uomo politico Sergio Staino . Antonio De Matteo Milano.
Scusate, come sempre qualche mio refuso, come mozione con due z: la segretaria elettronica non è molto efficiente, spesso scrive quello che vuole, ma anche chi corregge che sarei io spesso è deficiente. Antonio De Matteo Milano