Pubblicità al mio nuovo libro, da oggi nelle librerie. Si intitola “Il martire fascista”, Sellerio. Si tratta di un maestro siciliano, di Piazza Armerina, di solida fede fascista, che va a insegnare nella scuola di un paesino sloveno vicino a Gorizia, annesso all’Italia dopo la carneficina della Grande guerra. Ha una giovane moglie, cinque figli e un sesto in arrivo. Una sera, all’inizio dell’anno scolastico del 1930, viene ucciso in un agguato. L’Italia commemora il maestro martire. Ma da oltre confine si accusa: infieriva contro i bambini, sputava in bocca a chi si lasciasse sfuggire una parola nella sua lingua madre, lo sloveno, ed era tisico. Il rumore si spegne presto. Le autorità fasciste sanno che i maltrattamenti raccapriccianti avvenivano davvero, ma l’autore era un altro, il più vicino all’ucciso. I militanti antifascisti sloveni si accorgono di aver commesso un incredibile scambio di persona. Non se ne parla più (nemmeno quando un figlio del martire fascista, Nino, compare sulla scena della strage di piazza Fontana, 12 dicembre 1969, nella veste immaginaria di “sosia di Valpreda”). Ho ricostruito questa cronaca del 1930, cui mi legano imprevisti fili personali, andando su e giù da confini belli perché aboliti, mentre qualcuno li rimpiange.
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