Bologna, 28 feb. – Mentre a Bologna è arrivato alle battute finali il processo sui mandanti della strage alla stazione del 2 agosto 1980, va rilevata “un’altra forma di boicottaggio che è quella del silenzio totale dei media nazionali per quanto riguarda l’andamento del processo e le sue risultanze.
Anche questo è un fatto che deve far riflettere”. Lo afferma il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, che oggi sotto le Due torri ha partecipato all’intitolazione di un’aula del Dams a Sergio Secci, studente dell’Alma Mater ucciso nell’attentato.
“Ci sono aspetti che sono incredibili”, aggiunge Bolognesi. Da un lato, infatti, perfino chi all’epoca era bambino o poco più “si ricorda dell’atmosfera incredibile che c’era nelle case”, sottolinea Bolognesi richiamando i racconti fatti poco prima dal rettore Giovanni Molari e dal governatore Stefano Bonaccini, ma dall’altro “gli unici che non ricordano sono quelli dei servizi segreti. Gli uomini dei servizi interrogati in questi giorni dicono ‘sa, dopo 40 anni non ricordo più niente’. Sono gli unici”, proprio “loro che avevano il compito di vigilare e controllare”. Del resto, “a questo processo non si è arrivati come se niente fosse. La Procura non lo voleva fare, voleva archiviare tutto e anche questo- afferma Bolognesi- deve far riflettere sul fatto che dopo 42 anni c’è chi vuole andare avanti fino in fondo e chi vorrebbe metterci una pietra sopra”. Ancora oggi “ci sono tentativi di depistaggio con piste alternative e assurdità che non vogliono far arrivare alla completa verità”, aggiunge Bolognesi, ricordando che le ultime accuse per depistaggio e false dichiarazioni riguardano episodi accaduti “nel 2019 e nel 2020, non nel 1980. Vuol dire che certe coperture e tentativi di coperture esistono ancora adesso”.
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