Sergio d’Elia, Rita Bernardini ed Elisabetta Zamparutti, esponenti di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale, in merito alla notizia della condanna dell’Italia da parte della Corte europea per i diritti dell’uomo per l’applicazione del 41-bis a Bernardo Provenzano fino alla morte, hanno dichiarato:
“Ha fatto bene la Corte Europea a riconoscere come trattamento inumano e degradante quello inflitto a Bernardo Provenzano, fatto morire in regime di 41-bis, per una pura logica di rivalsa e una primordiale istanza di giustizia. Dopo un quarto di secolo di questo regime è giunto il momento di chiedersi che senso ha. Al di là della costituzionalità o meno e della necessità o meno di prevedere nel nostro ordinamento un regime carcerario differenziato, la sua applicazione in concreto è comunque inaccettabile. Costringere una persona in una gabbia di vetro e cemento, con poca luce e poca aria, senza cure e senza affetti, senza diritti e senza speranza, e prevedere che da questo regime si possa uscire solo tramite il pentimento o la morte, è indegno di un Paese civile. È incredibile che tutti, a destra e a sinistra, siano allineati con questo regime di 41 bis e che nessuno – eccetto il Partito Radicale – veda nell’applicazione di condizioni così inumane e degradanti di detenzione, innanzitutto, il degrado del nostro senso di umanità e la fine dello Stato di Diritto. Speriamo che l’ennesima sentenza della Corte Europea contro l’Italia aiuti a orientare verso i principi e le regole dello Stato di Diritto un Paese ormai travolto dalla demagogia e dal conformismo, obnubilato dalla retorica dell’antimafia e soggiogato dai sui totem, come quello del 41-bis, simbolo monumentale di un’emergenza che non si vuole abbia mai fine. Occorre porre un argine a questa deriva giustizialista. Rita Bernardini, che a suo tempo aveva condotto uno sciopero della fame perché venisse revocato il carcere duro a un Provenzano in fin di vita, oggi pone – sempre con uno sciopero della fame giunto al nono giorno – il più generale problema della sanità in carcere mortifera quanto il 41-bis. Come Partito Radicale e Nessuno tocchi Caino non ci rassegniamo e continuiamo a lottare per la transizione del nostro Paese verso lo Stato di Diritto, anche con le proposte di legge di iniziativa popolare contro il regime, tra cui la riforma del 41-bis, proposte che rappresentano un’alternativa al potere della Mafia e alla mafia del Potere, e perciò sono coperte da una spessa coltre di censura e omertà dal regime italiano dell’informazione.”
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L’atto di pietà nei confronti di chi non ne ha mai avuto verso le sue vittime numerose si può sempre fare e forse nel caso di Provenzano era giusto farlo, ma io non mi sento in debito con il mafioso e delinquente che ,tra le altre considerazioni, non si è mai pentito delle sue azioni delittuose. Coloro che non hanno rispetto per la democrazia e la libertà altrui non possono continuare a vivere nella nostra società e devono essere isolati: continuerebbero a rubare ed uccidere innocenti che hanno diritto a vivere decentemente. Io penso che il perdono ed il reintegro in società fa concesso solo a coloro che riconoscono i loro delitti e si pentano. Penso che non uccidere i suddetti delinquenti sia già un un grosso perdono che la società civile concede loro. Caino non lo tocco, anzi me ne guardo bene, ma non deve avvicinarmi se non si pente e chiede perdono. Ho idee diverse dai radicali italiani, ma sono pronto a ascendere al loro fianco e lottare contro chi vuole uccidere Caino. Buona giornata a tutti Antonio De Matteo Milano
Sergio D’Elia è un non riconoscente nei confronti della legge e lo Stato italiano.
Lui pentito è stato perdonato e si è reinserito a pieno titolo nella società. Provenzano, Riina e tanti altri capi mafia e sicari vari non hanno mai dimostrato nessun atto di pentimento anzi.
Hanno sempre sfruttato a loro vantaggio la guerra asimmetrica che hanno dichiarato allo Stato, una guerra impari dove da una parte la si combatteva con armi e tritolo e dall’altra con il Diritto.
Una guerra che ci è costato centinaia di morti.
Il 41 bis sappiamo perchè è nato e chi l’ha voluto che oggi non c’è più perchè questi mafiosi l’hanno fatto saltare in aria.
Provenzano è morto in carcere, in un luogo dove medici e giudici hanno valutato che c’erano tutte le condizioni di cura per il soggetto.
Mi fa specie che ci si indigna per il carcere a vita di questi signori e non si spende una parola verso quei tanti magistrati che solo per il fatto di espletare la loro funzione sono costretti loro a vivere da reclusi con una condanna a morte sulle spalle.