Ancora due parole su Torino, che è la mia città (ci vivo da quasi 50 anni: permettetemi di considerarla tale).
Ci sono grandi aspettative da quanto si sta muovendo da queste parti.
Si sta realizzando un’inedita comunanza di intenti tra tutti i ceti produttori del territorio.
Ceto medio (che ormai comprende tutti), imprenditori, artigiani, sindacati (in parte), operatori del turismo e della cultura, tutti spaventati e coscienti che la città stia rischiando l’irrilevanza, il declino, la scomparsa dalla scena delle grandi metropoli europee e mondiali.
Esagerato?
Non la pensano così quelli che qui vivono, anche se mezza città ha scelto inopinatamente, due anni e mezzo fa, di affidarsi ad una classe dirigente improvvisata e raccogliticcia.
Molti sono pentiti e sentono il dovere di dirlo.
Non è un movimento organizzato, non ci sono Partiti ed Associazioni che egemonizzano lo scontento, sono (siamo) in tanti a voler rendere esplicito lo scontento, il fastidio di essere emarginati, di non avere un progetto, un futuro, una vocazione.
Per ora possiamo constatare che la parte più attiva, più impegnata, della città è stufa e vuole cambiare.
Torino è il luogo ideale, per storia, per cultura, per attitudine mentale vorrei dire, a sperimentare quell’”alleanza tra produttori” di cui alcuni illuminati (Gianni Agnelli, Guido Carli, Ugo La Malfa, Luciano Lama) parlavano, forse con troppo anticipo sui tempi, già quarant’anni fa.
Torino è un posto dove la gente è abituata a lavorare e andare avanti, semplicemente.
Semmai mugugna, non è mai contenta, ma non si ripiega su se stessa.
È sempre stato così, negli anni Sessanta con il boom e l’immigrazione dal Sud, nei Settanta con le lotte operaie e l’unità contro il terrorismo, negli Ottanta, quando per prima qui si scoperchiò la pentola di tangentopoli, nei Novanta, quando con un Sindaco “imprevisto”, non politico e di rottura come Valentino Castellani, professore di ingegneria elettronica al Politecnico, Torino seppe reinventarsi dopo la crisi dell’industria automobilistica.
Torino è entrata nel nuovo Millennio con la magnifica esperienza delle Olimpiadi del 2006, scommessa un po’ folle, ma vinta alla maniera grande, città trasformata in città mondiale, abitudini stravolte, perfino orari e ritmi della vita modificati rispetto ai rigidi turni di Mirafiori.
Città ordinata, ben amministrata, capace di produrre non solo auto ma anche satelliti e sonde spaziali, turismo e cultura sopraffina.
Troppa grazia!
Al primo segno di stanchezza, la punizione.
E ora, oltre due anni penitenziali coi 5 stelle, nuove Olimpiadi perse per paura delle responsabilità (mascherata da uno stupido puntiglio pseudo-campanilistico), l’assurda, incredibile, ingiustificabile opposizione alla TAV Torino – Lione, come fosse il demonio e non la logica e naturale evoluzione di un sistema di trasporti europeo, niente grandi eventi, tagli alla cultura.
Ridotti a portare come vanto lo spettacolo dei droni di San Giovanni al posto dei fuochi d’artificio!
Ce n’è d’avanzo per dire basta.
E lo diremo, speriamo con un mare di gente, sabato mattina in Piazza Castello.
L’Italia (e non solo) guarderà con interesse e un po’ di trepidazione a quello che succederà qui.
Ho già detto che non sarebbe la prima volta per Torino indicare la strada al Paese.
Bene: restate sintonizzati.
E chi può, venga in Piazza Castello; e poi vada a visitare la Cappella del Guarini, di nuovo splendente dopo le fiamme del 1997 ed il restauro compiuto con certosina e sabauda pazienza: è un posto magnifico!
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Torino dice Basta!
Sabato 10 Novembre alle ore 11 in Piazza Castello a Torino si terrà una manifestazione per il Si alla Tav e per rendere pubblico il dissenso per la gestione della Città che, in questi ultimi anni di amministrazione, ci ha fatto perdere molte opportunità tra cui, la più recente, la candidatura alle Olimpiadi invernali del 2026.
Si tratta di una manifestazione spontanea, senza sigle di partito, promossa da cittadini torinesi che hanno a cuore Torino e sono preoccupati per il futuro della nostra Città, davvero in difficoltà.
Io parteciperò personalmente perché credo che in un momento come questo sia importante esserci.
Spero di vederti in Piazza Castello Sabato 10 novembre alle ore 11 e auspico che tu, se lo ritieni, possa coinvolgere cittadini che condividono questo profondo disagio.
3 Comments
Ho già firmato la petizione si Tav , e spero che siano in tanti a farlo, ma soprattutto mi auguro tantissima gente in piazza a Torino sabato prossimo con gli striscioni ‘Si Tav”: coloro che hanno tentato di fermare la tecnologia e la scienza in generale sono stati travolti dalla realtà, come esempio estremo pensate alla fine di chi disse no alla TV a colori. Il progresso non si può fermare. In Europa e nel mondo tutti viaggiano con il treno ad alta velocità perché la Val di Susa dovrebbe essere esclusa, dopo che, i governi precedenti e, secondo me, la maggioranza attuale degli Italiani , hanno detto si ?
I Grillini, ma soprattutto il loro papà grillone, dovranno prendere atto che se una comunità firma un contratto ed in base a quello iniziano i lavori per produrre un’opera non è possibile poi fermarli senza pagarne le conseguenze. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti: l’ inceneritore a Parma, che sta funzionando regolarmente, e l’opera Tap In Puglia autorizzata dal governo attuale, nonostante l’opposizione ed i “Cri Cri “dei Grillini. La natura ha le sue leggi che si possono controllare e guidare ma non ignorare e questo vale sempre anche per i poveri morti di recente nelle case abusive allagate in Sicilia. Io spero che i governanti attuali, ma soprattutto i loro elettori, imparino che con gli slogan ed ignorante le leggi naturali non si va da nessuna parte e forse è meglio non sognare cose irrealizzabili. Meglio i piccoli passi della storia umana che le grandi rivoluzioni distruttive e sanguinose. Speriamo che i Tramp, i Salvini e i di Maio accettino questa ultima filosofia e non ci portino ancora nelle guerre fratricide già vissute tragicamente nei secoli passati. Viva la pace,la libertà e la fraternità e lunga vita alla Europa Unita. Buona giornata a tutti. Antonio De Matteo Milano
Sergio carissimo,
per quanto riguarda Torino che si accorge (“Ceto medio (che ormai comprende tutti), imprenditori, artigiani, sindacati (in parte), operatori del turismo e della cultura, tutti spaventati e coscienti che la città stia rischiando l’irrilevanza, il declino, la scomparsa dalla scena delle grandi metropoli europee e mondiali”) del fallimento della giunta Appendino che ha avuto solo la fortuna di coincidere con quella di Roma della Raggi per passare in secondo piano sui media, ma che è altrettanto insoddisfacente. Speriamo in una Piazza Castello gremita!
Un abbraccio e a presto
Anna Benedetti
Caro Ernesto, vivo a Roma dalla nascita e da questa città problematica e mal governata vi auguro un grande successo, nella speranza che ancora una volta Torino si metta alla guida di una largo movimento di opposizione alla deriva sciatta, improduttiva, senza alcuna aspirazione culturale , civica ed inclusiva cui ci hanno cacciati questi “bravi ragazzi” scelti in parte da un comico stellato a 5 punte ed in parte da un mastino/sceriffo ad altissimo tasso di arroganza, ” …una classe dirigente improvvisata e raccogliticcia” come da te definita. Ma 2 cose da te scritte mi hanno suscitato due sentimenti opposti. Grandissima commozione per il ricordo di Luciano Lama, indimenticabile dirigente sindacale che ci ha cresciuti e formati, e delle lotte operaie e l’unità contro il terrorismo che negli anni 60 hanno messo Torino alla guida del riscatto dell’intero Paese. Grande rabbia, invece, il pensiero alle Olimpiadi perse per paura delle responsabilità. Anche Roma ha dovuto piegarsi al comico genovese ed all’improvvisata sindaca, rifiutando l’allestimento delle Olimpiadi del 2024 proprio per il terrore (viltà?) di assumersi la responsabilità di governare processi amministrativi complessi (bandi, gare ed aggiudicazioni) che avrebbero portato a Roma circa 6 miliardi. Sono sfumati investimenti sul territorio (comprese le buche) e circa 170.000 posti lavoro. In più, in quella circostanza, la sindaca ha fatto attendere Luca Pancalli (presidente del Comitato Paralimpico), lì per discutere il progetto, per 3 ore davanti al suo Ufficio e si è fatta fotografare a pranzo pur di non riceverlo. Arrogante.