Caro Sergio,
del bellissimo pezzo di Sofri che, tra l’altro, focalizza la saldatura tra pandemia e disagio sociale, ho evidenziato la conclusione: “Nessuno, tanto meno la sinistra, offre una risposta autentica che impedisca alla protesta di deragliare verso false bandiere…” I neofascisti che hanno assaltato la CGIL si sono mostrati incapaci di produrre idee, progetti e comportamenti originali, rapportati al nostro tempo. Replicano in modo acritico e agiografico idee e comportamenti del passato, violenza compresa. Non vanno comunque sottovalutati, a minimizzare ci pensano già le destre cosiddette presentabili. Probabilmente è arrivato il momento di chiudere questi centri eversivi, ricettacolo di veri e propri squadristi. Ma, realisticamente, non so se questo governo ne avrà la forza. E il parlamento, ancora meno.
Per quanto riguarda il discorso generale sulle vaccinazioni, vorrei citare un’affermazione di Norberto Bobbio il quale, in una lettera del 1966 a un altro filosofo, scrive che tra loro due la differenza sta nell’essere lui, il suo interlocutore, un persuaso, mentre Bobbio definisce se stesso un perplesso. E i perplessi restano perplessi, aggiungeva. Anch’io, nel mio piccolissimo, mi iscrivo al club. Non sono assolutamente contraria ai vaccini, ma a questo vaccino. Un vaccino dovrebbe essere come il diamante: per sempre. Questo non lo è. Ho firmato il referendum sull’eutanasia, il mio rapporto con la morte è estremamente sereno. I saggi dicono che bisognerebbe vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Io sono arrivata a viverlo come il penultimo e mi accontento. Il green pass è un espediente che può diventare pericoloso per la psiche delle persone, ne sono convinta e lo constato spesso, tra amici e conoscenti. Aumenta il divario tra le persone, eccita la vena autoritaria che sonnecchia in ciascuno di noi, sposta i problemi sociali su questa presunta conquista di libertà. Il mio giudizio è netto: va eliminato. Sarà la mia anima anarchica, ma quando lo Stato vuole occuparsi a ogni costo della mia persona divento sospettosa.
Il pezzo di Stefano Feltri, secondo il quale Giorgia Meloni costituisce una minaccia alla tenuta della nostra democrazia, mi trova concorde. Purtroppo la sua abilità oratoria, toccando i nervi scoperti di pezzi della società, ha buon gioco poiché a volte si direbbe che parli circondata da un vuoto pneumatico. Ricordo che alcuni anni fa Travaglio ebbe a lodarla come la miglior dirigente sulla piazza (ma oggi tace) e a quel tempo Fratelli d’Italia era quello che oggi si definirebbe un partitino. I suoi attacchi alla sinistra sono continui e battono su concetti ormai entrati nella testa di molte persone, intessuti di denigrazione e di irrisione.
Anche del bel pezzo di Mattia Feltri evidenzio la parte finale: “Il rapporto tra le classi dirigenti e un pezzo di popolo si è guastato da molto tempo e non lo si aggiusterà riducendo tutto al fascismo”. Ed è su questa frattura che la destra di Salvini e della Meloni cerca di incunearsi, spesso riuscendoci. Ma c’è ancora uno spazio per recuperare l’astensionismo, composto per la maggior parte da gente scoraggiata, depressa, delusa. E mi riallaccio a quanto scrive Ernesto Trotta, che commento a parte.
La canzone di Tenco che hai scelto è tra le più belle. Castaldo la definisce feroce, io opterei per crudele, crudele come può esserlo la verità. E fa riflettere come una canzone di sessant’anni fa conservi la capacità di emozionare. Forse la ragione sta nel fatto che veicola poesia, insieme alla musica.
La tua tavola En plein air è favolosa. La statua della spigolatrice non è tanto, secondo me, un’offesa alle donne, ma piuttosto un’offesa alla bellezza (dell’arte). A me sembra un’opera kitsch, nel senso che “si tratta di un prodotto che ha la presunzione di essere artistico, in realtà è soltanto banale e di pessimo gusto”.
E’ sempre interessante leggere le considerazioni di Ernesto Trotta, un osservatore attento alle dinamiche politiche attive nella società. Io però non credo che andare a votare sia di per sé partecipare alla vita democratica. Sancisce una delega che affida a un partito politico la risoluzione dei problemi che ci stanno a cuore, la cura dei nostri interessi individuali e collettivi. E’ un atto di fiducia, oltre che un dovere civico e io personalmente, anche se con il tempo sono diventata un’elettrice riluttante, non ho mai mancato l’appuntamento elettorale. Proprio perché gli assenti, come si dice, hanno sempre torto. Bisognerebbe però che il cittadino in prima persona si attivasse, partecipasse alle riunioni della circoscrizione, si facesse promotore di iniziative per migliorare la cosiddetta qualità della vita. E’ un compito faticoso, che spesso si scontra con l’inerzia delle istituzioni. Ma non credo vi sia un’altra strada.
Non vedo neppure il rischio che i partiti, per recuperare l’astensione, rincorrano le istanze degli astenuti. I problemi delle periferie, dove maggiormente si esprime il disagio sociale e la disaffezione verso partiti e istituzioni, non sono nati oggi. A costo di assomigliare alla casalinga di Voghera penso che basterebbe davvero poco per recuperare, almeno in parte, questa disaffezione: pulire le strade, rifare le strisce pedonali, lavare i mezzi pubblici e rendere le corse più frequenti. E’ così difficile, servire il popolo? A me, che sono atea/agnostica, spiace dover ammettere che le parrocchie, gli istituti religiosi presenti nel mio quartiere svolgono un’opera sociale nell’assenza dell’istituzione – e non mi riferisco soltanto all’assistenza, come distribuire abiti e pasti. In silenzio, senza clamore mediatico, mostrano attenzione verso certe realtà che affliggono molte famiglie, come ad esempio la dipendenza dal gioco d’azzardo, promuovendo incontri con psicologi e esperti; aiutano gli stranieri a inserirsi nella società, ad esempio preparando donne straniere alla mansione di badante. Qualche anno fa, in presenza di truffatori che circolavano nel quartiere e tentavano truffe, spesso riuscendoci, nei confronti degli anziani, avevo scritto alla circoscrizione chiedendo di fare una assemblea pubblica con personale della Questura per allertare gli anziani e consigliarli sulle misure protettive da mettere in atto. Risposta: sarebbe inutile, la gente non viene alle assemblee. L’incontro, molto affollato, è poi avvenuto presso la sede e su iniziativa di un circolo ricreativo presente nel quartiere. Quello che scava un solco tra il cittadino e la politica è questo senso di abbandono da parte delle istituzioni.
Trotta alla fine mi pare si risponda da solo: l’unico modo per ridurre l’astensione è praticare la buona politica … quella che rende migliore la vita dei cittadini. Buona fortuna!
Ti abbraccio,
Grazia
Quanto mi piace leggerti, cara Grazia, sempre così analitica e al tempo stesso piena di sentimento, ti posto sul blog. Condivido tutto tranne la definizione di Nobbio sull’aggettivo “perplesso”. Anch’io mi sento spesso perplesso e comunque sempre portatore del dubbio ma in questo caso ho la netta impressione che abbiamo sovraccaricato di significati una normativa vaccinale che, presa con più calma, sarebbe risultata utile sotto tutti i punti di vista. La vignetta che ho pubblicato oggi su La Stampa e che posto sul blog la raffigura bene.
Un abbraccio,
Sergio
2 Comments
Fulminante la tua vignetta su La Stampa …! Ti meriti un doppio abbraccio in diretta …!
E’ proprio così. Qualcuno (dirò poi chi) sta caricando un provvedimento amministrativo logico, perfino banale come il Green Pass, di significati impropri, metapolitici, meta culturali, metaforici, …
Se uno riuscisse a staccarsi un attimo dalla parete, vedrebbe il quadro sotto la sua vera luce.
Non c’entra nulla il vaccino, non c’entra nulla il presunto e ridicolo “attacco alla democrazia”, c’entra solo l’infantile, irrazionale protesta contro la mamma che ti dice di metterti la maglia di lana quando fa freddo.
Protesta solo perché te lo dice … nulla di più.
Tutte le società, da che esistono, si basano su innumerevoli limitazioni delle libertà personali che permettono il loro funzionamento. Sono tantissime, pensiamoci un attimo e non faremo fatica a trovarne centinaia, migliaia.
Compreso quella che ci consiglia di coprirci le frattaglie, senza chiedere allo Stato di comprarci le mutande..
Senza quelle limitazioni, vivremmo in una giungla dove il più forte prevarica il più debole, fino a quando uno ancora più forte non prevarica il primo, e così via. Un inferno, nel quale ci estingueremmo rapidamente come specie.
Se le società sono sopravvissute ed hanno prosperato (mediamente), è proprio perché i loro componenti hanno accettato (quasi sempre di buon grado) di limitare la propria libertà in ossequio al corretto funzionamento dell’insieme.
Ogni persona di buon senso (e purtroppo NON sono la totalità) è infatti in grado di distinguere tra una limitazione funzionale alla vita comune ed una vessazione imposta da un regime autoritario o dispotico per marcare la propria esistenza e il proprio potere.
Il Green Pass è una modesta limitazione (peraltro temporanea), imposta da un’emergenza sanitaria globale che ha provocato milioni di morti.
Nessuno ne gode, né a imporla né a subirla, ma la si accetta come ne accettiamo tantissime altre per il buon vivere comune.
Buon senso, ripeto, puro buon senso. Come coprirsi le frattaglie, …
Il professore Burioni giorni fa ricordava che fin dal 1963 tutti i portuali sono obbligati a fare la vaccinazione antitetanica per poter lavorare e nessuno se ne è mai lamentato. Puro buon senso, ancora prima dell’obbligo.
Come si fa a non vedere che tutto questo casino ha ben altre finalità?
Come si fa a non vedere che l’intento è quello di farsi notare, di sottolineare la propria presenza, e di mettere in difficoltà un Governo che ha “de facto” dimostrato di voler tenere dritta la barra e procedere ad una sistemazione di questo disastrato Paese? Molti tremano al pensiero di dover rinunciare a qualche vero o supposto privilegio o area di potere.
Avete visto la faccia livida di Marco Travaglio? Gli si legge in stampatello l’ansia di contraddire, la voglia di vendicarsi per lo smacco subito, per il disastroso fallimento dei suoi amici al Governo. Ha perso rovinosamente una scommessa e quindi trasuda rancore, rabbia, sarebbe capace di sostenere “la qualunque” pur di sminuire i successi INDISCUTIBILI che questo Governo, con la fattiva collaborazione della maggioranza degli italiani, bisogna sottolinearlo, sta ottenendo.
E Cacciari che si arrampica sugli specchi per cercare di spiegare la sua (e di Agamben, di Barbero, ed altri sopracciò) assurda critica al Green Pass, assurto a simbolo di una repressione che è solo nelle loro teste?
Si sentono fuori del cerchio di luce e sgomitano per rientrarci.
E così altri maître à penser, sorpresi da questo imprevisto scatto di civismo del Paese e contrariati nella loro presunta sapienza ed autorevolezza.
Per non parlare delle opposizioni istituzionali, che sono appunto istituzionali, ma che cavalcherebbero anche un gattino pur di farsi notare, e senza preoccuparsi se il gattino sia di un nero profondo.
Ci sono pure le opposizioni semi-istituzionali, un piede dentro e uno fuori, faticano a stare in equilibrio, potrebbero rovinare al suolo da un momento all’altro …
Fanno proseliti? Pochi, per fortuna. Possono però contare sull’accondiscendenza di molti media in cerca di audience.
Fanno danni? Forse sarebbero innocui, se non stessimo lì in tanti (me compreso) a cercare di smontarli.
Fanno cultura? Forse sottocultura, molto sotto, ma la sensazione è che se li filino in pochi e che non lascino tracce.
Un gigante come Norberto Bobbio coltivava sì il dubbio, ma lasciava tracce ancora oggi ben visibili, e molto utili, come la distinzione tra destra e sinistra.
Il dubbio è questione di metodo, scientifico anche nella filosofia …
Infatti non esiste alcuna Verità Scientifica Assoluta, mentre invece esiste un “Metodo Scientifico”, che permette di distinguere le Verità certificate dal Metodo stesso (almeno fino a quando altre Verità non le confutino) dalle panzane propalate da sedicenti guru e sostenute solo da superstizione. fede, supposta autorevolezza, e sempre senza uno straccio di prova inoppugnabile.
Per concludere, vacciniamoci (io ho già dato …), scarichiamo e usiamo il Green Pass, e cerchiamo di dedicarci a cose più importanti.
Il resto della società, che si compra di buon grado le mutande, ce ne sarà grato.
Bravo Ernesto!
Sergio