Ciao Sergio. Leggo delle tue considerazioni sulle cattiverie islamiche, e su Renzi. sulle prime concordo, e ti allego un pometto che feci ai tempi dei francesi. la tolleranza occidentale delle modalità criminali in questione è il rovescio di un complesso di superiorità fortemente razzista, da sempre. mentre su Renzi starei attento: credo che il suo problema, una volta fatto il sicario di Conte e lanciata una Opa sulla sua collocazione in futuri centrodestra, sia quello di dimostrare ai futuri padroni di poter essere loro utile. Renzi ha una vocazione da mosca cocchiera, e una robusta fisionomia parassitaria. e l’occasione Zan-Zan è stata presa al balzo. va detto, ma non c’entra con l’opportunismo del Miserabile (giusta definizione della Finocchiaro) che il Pd lancia tutte le palle possibili da prendere al volo: il decreto Zan è ambiguo, mal scritto, impreciso, e sostanzialmente inutile. e credo che tra i suoi primi critici ci sarebbe stato Paolo Poli. è chiaro che finché si lanciano palle di questo tipo, inseguendo una volta Fedez un’altra Greta, una volta la sciaguratissima idea del voto ai sedicenni (allora chiamiamo direttamente Achille Lauro e Abramovich), si perde tempo e cresce nel paese la simpatia per i ruvidi, precisi, e ormai neanche troppo ignoranti leghisti. Avrai notato che a Siena e a Ferrara, città a ispirazione non più centro sinistrica, i teatri (e come dar loro torto?) li dirigono Benvenuti e Ovadia. sui dubbi di Formica che contesta ai 5 Stelle la mancanza di una preparazione rivoluzionaria avrei molto da dire, a partire dai risultati di chi questi strumenti diceva di averli. mi piaceva l’idea di Letta, ma comincio ad aver dei dubbi. ti allego comunque il poemetto islamologo, e buona estate.
LETTERA A UN GUERRIERO ISLAMICO DI UN SINCERO DEMOCRATICO OCCIDENTALE.
Amico combattente,
È colpa mia la guerra, l’ignoranza, il dolore
Che ti fanno stuprare i fanciulli e le suore.
Io con l’avida mano estrassi l’oro nero
Dalle sabbie dorate del deserto severo
E ti diedi gli spiccioli, e ci facemmo ricchi
Facendoci proteggere da luridi sceicchi.
È colpa mia se tu sei stronzo ed ignorante:
son io che ti ho voluto volgare e ributtante.
Son io che ho decretato che mangiassi per terra
Con quelle mani zozze con cui ci fai la guerra.
Son io che ti ho costretto a varcare le porte
Di paradisi aperti in cambio della morte.
Son io che ti ho insegnato a digrignare i denti
E a somigliare a un cane che morde i suoi parenti.
Son io…che dici? taci. Metti la testa giù,
È inutile che gridi che hai fatto tutto tu.
Tu non hai fatto nulla. Tu vivi di riflesso.
Tu esprimi quel disagio che genera il progresso.
Tu…zitto, ho detto. Insomma, non te lo far ridire.
Sto facendo un discorso, e fammelo finire.
È colpa mia se sei una bestia, un bambino,
una specie di zombie con il telefonino.
È colpa mia se mando miliardi ai tuoi compari
Colonizzando con gli aiuti umanitari:
che sono il volto buono della stessa canaglia
che dopo ti ricuce e ma prima ti zagaglia.
E sono mie le macchine dei volontari neri
E mie l’armi che vendo ai tuoi turpi guerrieri:
è colpa mia se siete così condizionati
da invocare crociate per esser bombardati:
se siete innamorati come sono gli schiavi
da volerci potenti, con i droni e le navi:
è sempre colpa mia se imitate i filmati
i videogames coi quali vi abbiamo fulminati:
se armato fino ai denti ammazzi i parigini
ma ti resta la faccia da ladro di galline,
è colpa mia se….zitto, ti ho detto. Che fai? Ridi?
È colpa mia se ridi, è colpa mia se uccidi,
ed anche se mi ammazzi sull’uscio del palazzo
è solo colpa mia, perché non conti un cazzo:
se contassi qualcosa dovrei sputarti addosso
ti dovrei detestare, la qual cosa non posso:
che se ti detestassi non sarei quel che sono,
perché sarei cattivo e invece sono buono;
sono talmente buono per come mi descrivo
che posso addirittura dire che son cattivo:
il cattivo son io, è inutile che insisti,
stai zitto, tu non puoi, perché tu non esisti:
sei un mio postulato, una mia proiezione,
al limite un passaggio, senz’altro un’occasione,
perché te lo ripeto, carissimo ragazzo,
la bomba ce l’hai tu ma son io che mi ammazzo:
l’hai visto pure al cinema, l’usanza dei miei avi
era quella di farsi svenare dagli schiavi.
Vai dunque, Alì Babà, scimitarra tremenda,
vai nel deserto, allegro, ti mando la merenda,
grida salta e scorreggia e facci divertire
che un po’ ci annoiavamo quaggiù senza morire:
salta rimbalza e scoppia, con le mutande bianche
poi ce spedisco a mammata quelle quattro palanche.
Ti è tutto chiaro? No? Va be’ chi se ne frega.
Adesso son le cinque. In ginocchioni e prega.
2 Comments
Non vedo grosse differenze tra le posizioni di Vauro e quelle di Riondino.
Entrambe sono imbevute di ideologia, di quella ideologia che non ti fa capire nulla di come si può migliorare il mondo.
E non basta nascondersi dietro l’emozione ed il sentimento, perché questi, senza la ragione e la pratica quotidiana, servono solo ad obnubilare la mente e lasciare le cose come sono.
“Anarchico riformista”, caro Sergio, ecco la sintesi giusta.
Altrimenti si fanno danni, tanti danni, specie alle persone che si dice di voler promuovere o proteggere.
E’ sommo egoismo, in fin dei conti. Un individualismo che piano piano si avvicina perfino al leghismo.
Il compromesso delle idee, secondo me, non è il sale della vita ma è la vita. Senza quest’ultimo non potrebbero svolgersi le azioni degli esseri umani, ma forse neanche quelle degli esseri viventi. La natura,o Dio per il credente, è in continuo compromesso con se stessa per realizzare i suoi obiettivi. Mi riesce invece difficile capire che un anarchico possa essere riformista, a meno che non trattasi di un ossimoro, come dire che Uno astemio sia alcolizzato. Caro Sergio, secondo me tu sei un uomo che ha come algoritmo della vita il “compromesso”anche se spesso vorresti fare “L’insurrezionalista”. Non macchiarti col simbolo di anarchia Che vuol dire, secondo tutti i vocabolari, rifiuto dell’autorità costituita e di tutte le regole che regolano la nostra convivenza.
Per quanto riguarda invece il tuo amico Riondino, io penso che sia un giullare di corte, quelle corte che però non esistono più e quindi non fa ridere e meditare nessuno. Per la verità a me fa incazzare il solo leggere le prime sue parole di qualsiasi argomento da lui trattato. Comunque siccome amo la libertà di pensiero per tutti/e e sono, come te, per il compromesso delle idee, continuo ad ignorare questo personaggio visto che con lui non c’è nessuna possibilità di parlare. Un caro saluto a te Sergio e a tutti coloro che frequentano questo libero e splendido tuo blog. Antonio De Matteo Milano