Poiché lo citavo ho inviato a Franco Cardini la trascrizione del mio intervento ad un convegno della Crusca sulla lingua toscana. Mi risponde questo.
Sergio
Caro Sergio,
che ti devo dire? Anzitutto un grazie, non per la citazione ma per la simpatia. Poi un po’ d’invidia, perché il papa è una delle pochissime persone che vorrei conoscere ma non mi è mai capitato. Noi due poi, ci siamo conosciuti poco e forse un po’ tardi. Siamo del ’40 tutti e due, io figlio di artigiani di San Frediano, famiglia un po’ catto, un po’ socialista e parecchio comunista (a parte lo zio Roberto, Ardito con D’Annunzio e anche Ardito del Popolo, poi passato agli squadristi e Marcia su Roma). La tua diciamo diffidenza almeno iniziale nei miei confronti, me la spiego eccome: e se non ti è del tutto chiara la spiego anche a te. Come lo zio, sono stato fascista eccome: tra gli Anni Cinquanta e gli Anni Sessanta ero dirigente (anche nazionale) del MSI, a Firenze i nostri coetanei lo sanno tutti. Ero un po’ la pecora nera di famiglia: e lo zio, forte delle sue esperienze (anche amarissime: epurato, emarginato eccetera) mi sconsigliava di “mettermi con quelli là, che sono degli opportunisti e lucrano sulla nostalgia degli ingenui”. Proprio così diceva, lui fascista da sempre “di sinistra” alla Berto Ricci, impenitente e non-pentito, ma che quando lo sentivano parlare di economia e di politica se non si toccavano temi storici (era operaio alle ferrovie, riammesso dopo dieci anni di epurazione e col taglio alla pensione) lo prendevano per stalinista: era un repubblichino che aveva preso sul serio la socializzazione e ci credeva, in fondo era sempre rimasto un po’ un Ardito del Popolo e difatti idolatrava Di Vittorio e votava per Nenni). Ecco, a parte la variabile cattolica e un po’ codina (ebbene sì, un po’ di nostalgia per il granduca ce l’ho), la ragione per la quale, ormai vecchio, sono diventato amico di Antonio Pennacchi, mi sono messo con Giulietto Chiesa e mi capita spesso di andar a discutere con quelli dell’ANPI di Livorno: magari continuo a difendere con loro, senza volontà provocatoria ma con convinzione, alcuni aspetti del fascismo al quale va riconosciuto a mio avviso il merito obiettivo di aver fondato in Italia lo “stato sociale”, il welfare state che questi qua stanno distruggendo dalle fondamenta. Così, ormai mi danno dello stalinista: il che non mi dispiace affatto, anche visto come sono andate le cose (a cominciare da quelle sovietiche) da quando Lui non c’è più.
Con amicizia e ammirazione,
Franco Cardini
Leave A Reply