Carissimi,
non posso fare a meno di inviarvi questa strepitosa iniziativa di Diego Bianchi e del suo staff: una formidabile intervista al grande Emanuele Macaluso. Un’intervista bella, vivace e profonda con passaggi molto divertenti. La trovate cliccando qui. Un grande insegnamento per tutti. Grazie Emanuele e grazie Diego.
Sergio
8 Comments
Sì, bella intervista, interessante, ma di un altro secolo, di un altro mondo.
Macaluso, la cui intelligenza politica è fuori discussione, è del tutto estraneo alle problematiche di una moderna area riformista.
Parla ancora di “battaglie” della sinistra, come se fossimo dopo Portella della Ginestra e non nel 2020, in un mondo nel quale siamo tutti diventati adulti e ci tocca prendere delle responsabilità, storiche, definitive.
Non “battaglie” deve fare la sinistra, ma “riforme”, governando, trovando la strada giusta per cambiare, per sbagliare pure, ma per fare, in prima persona, e non giocando di rimessa sull’iniziativa degli altri, di quelli che governano per professione, per diritto della Storia, com’erano gli Andreotti, i Moro, i Fanfani. Noi invece aspettavamo la nostra Storia, il “sol dell’avvenire”.
Il dream team, che tanto commuove Zoro e Damilano, ha avuto molti meriti, compreso quello di avere accreditato la sinistra al governo del Paese, negli anni Settanta, ma hanno avuto il torto capitale, storico, di non capire che quella era l’ora di mollare gli ormeggi e navigare con le nostre vele sul mare di un mondo dove perfino la guerra fredda si consumava.
Altro che comunismo! Altro che terza via! E dire che l’apertura di credito del ceto medio moderato e borghese a Berlinguer era stata formidabile: milioni di voti, intellettuali a disposizione, amministrazioni ovunque, buongoverno.
Ma no, i “rivoluzionari conservatori” ebbero la meglio, la paura del mare aperto fu paralizzante, la Chiesa comunista prevalse e si tornò a rinchiudersi nel ghetto, tra i duri e i puri, mentre il mondo partiva a razzo verso il futuro e noi difendevamo la scala mobile. Hai voglia a rivalutare Craxi…! Probabilmente lo abbiamo buttato nelle braccia della DC per paura che ci contaminasse e ci togliesse il giocattolo dell’egemonia. Non abbiamo colto la sfida, lui l’abbracciò, fino a restarne soffocato.
Così va il mondo, e non provo alcuna nostalgia. Macaluso non coglie che oggi o governi o sei governato. E tanta sinistra fa ancora oggi fatica a governare, a mettersi in gioco, a rischiare. Meglio perdere le elezioni ma salvare la faccia (e i sogni).
Vero, Sergio?
Ernesto, se non ci fossi sarebbe da inventarti.
Grazie e ciao
Camillo
Tutte le interviste che parlano del passato, secondo me, sono belle, soprattutto se riguardano grandi personaggi: il passato non andrebbe mai rinnegato, nel bene e nel male, ma dovrrebbe essere fonte di esperienze e fatti concreti da utilizzare nel futuro.
Questo non vuole dire che il passato debba essere considerato una rigida guida per il futuro, ma soltando un probabile aiuto per il futuro. Macaluso invece, mi sembra, che abbia nostalgia del suo passato e gli piacerebbe ripeterlo, sia pure differenziato,
nella società attuale. Infatti dice: ” nel PD non ci sono sole le forze di sinistra, ma forze di centro e di centro destra e quindi non ha un’ anima di sinistra”, ma se il PD avesse solo la componente di sinistra si chiamerebbe PCI , magari rifondato. Il partito democratico Italiano è un’altra cosa e rappresenta l’alternativa al comunismo, indicata da Berlinguer: è l’unione di culture diverse, quella cattolica e quella comunista, che insieme cercano di parlare del noi limitando l’io.
Quanto suddetto si può realizzare solo con il compromesso delle idee che devono avere pari dignità. Io ex comunista che non rinnego il mio passato sono disposto a ragionare nel suddetto modo, ma Macaluso non mi sembra lo digerisca, insieme con Sergio, e considerano le persone di centro, come l’on Lorenzin, xe ministro della sanità un intruso.
Io, e penso tanti come me, sono convinto che il comunismo ha fallito il suo compito, basta guardare la fine dei paesi comunisti, e che una società più equa si possa realizzare solo con il compromesso delle idee delle persone che vogliono parlare con il noi e non solo con l’io.
Per quanto detto non considero utile per il nostro futuro l’ intervista al mio ex compagno. Macaluso. Mi dispiace Sergio, ma questa volta sono d’accordo con Ernesto, anche se non gli perdonerò mai di essere uscito dal PD per aderire ad un altro piccolo partitino. Grazie e buona giornata a tutti. Antonio De Matteo Pescare
Mi sembra che la cosa importante di Macaluso non sia il rimpiangere il passato, al contrario, bensì sia denunciare la mancanza di una politica di valori e di cultura con cui il partito deve far crescere la coscienza dei suoi militanti. Questa politica è stata abbandonata e si deve anche a questo se tanti nostri ex compagni combattenti sul territorio e nelle fabbriche siano tranquillamente passati nelle file della Lega. Le riforme vengono appoggiate se c’è un lavoro di crescita culturale e politica dei nostri elettori e dei nostri tesserati, altrimenti che razza di controllo possono esercitare? Andranno come foglie al vento al seguito dei populisti più orridi. Io non voglio salvare la faccia, Ernesto, io considero il compromesso la base stessa del fare politica e l’ho dimostrato in tutto il mio lavoro. Purtroppo per te oggi chi vuole salvare la faccia nel tentavo di uscire dalla crisi personale in cui si trova è proprio Matteo Renzi. E’ lui che urla gli ultimamtum al governo in nome di una estrema coerenza sulla prescrizione, è lui che minaccia la crisi governativa in nome di questa coerenza, ed è quindi lui che si trova paradossalmente in una posizione quasi macalusiana. La differenza è che Macaluso fa questa scelta per una sua precisa lettura della realtà, Renzi lo fa perché deve farsi pubblicità. La cosa è amara ma è così.
Caro Sergio, io non ho nemmeno nominato Matteo Renzi e le considerazioni da me svolte travalicano la sua figura politica, comunque la si voglia giudicare. Francamente, e checché tu ne dica, io non sono affatto ossessionato da Renzi. Io.
Ne parlo quando serve e, qui ed ora, non serve.
I “compagni combattenti” che passano disinvoltamente alla Lega mi lasciano qualche forte, fortissimo, sospetto di opportunismo. Ci sono sempre stati e sempre ci saranno quelli che si appoggiano dove credono di trovare qualche beneficio.
Qui stiamo parlando dell’atteggiamento novecentesco di certa sinistra che non ha capito, o se ha capito fa orecchie da mercante, che la “lotta” scalda il cuore ma non riforma la società. Affratella, accomuna, emoziona, ma è solo l’impegno di governo che modifica le strutture della società.
Blair, Clinton, Obama hanno fatto fare alla sinistra un volo nel futuro; Macaluso e il suo “dream team” ci hanno invece tenuti inchiodati a terra, a schemi superati e soprattutto inservibili nel mondo moderno.
Faccio un esempio spero illuminante: non si può continuare a parlare di mancanza di lavoro, di diritto al lavoro, senza affrontare il tema della formazione e dell’istruzione. Non è il lavoro che manca, ma la cultura adatta ai nuovi lavori.
Parla con Marco Bentivogli, se ti capita, e ti renderai conto che le sfide per la sinistra moderna sono completamente cambiate; le vecchie parole d’ordine sono del tutto inutilizzabili.
E se non si mette mano alla scuola (norme, strutture, insegnanti), come si preparano i giovani al futuro, come si forniscono gli strumenti validi?
Glielo spieghi tu ai compagni professori? Li convinci tu che la scuola non è una sine cura? Che il merito è l’unico parametro valido e va riconosciuto e premiato? Se un professore non capisce che il mondo è cambiato, lo capirà un manovale?
Chi ha affossato “la buona scuola”?
Basta, mi fermo qui. Tanto credo sia chiaro il perché Macaluso non mi scalda per niente, anzi mi fa anche leggermente incazzare, col suo trattarci da imbecilli.
Con tutto il rispetto per la sua storia.
Ma davvero non pensi che Tony Blair con il suo sciagurato appoggio a Bush nella guerra mediorientale non abbia distrutto la sinistra britannica buttando il residuo nelle braccia dell’infausto Corbyn? Come fai a pensare a delle riforme giuste, sanissime, meravigliose, spogliate dell’anima e del cuore di un’utopia politica che guarda al futuro senza il cuore antico di cui necessita, tanto per citare Carlo Levi? Mi sembra che tu, per la paura di rimanere isolato su un’isoletta in mezzo al mare con una bandiera rossa in mano (cosa che non auguro a nessuno), diventi disponibile a una possibilità governativa fatta di scelte operative messe in mano a “tecnici” senza anima e senza cuore, come se potessero esistere riforme che non sono né di destra né di sinistra. Per me questa è una tragedia perché solo l’anima e il cuore di sinistra possono impedire a questi tecnici di imboccare strade sbrigative e spesso sbagliate. La perdita di una sinistra riformista in Gran Bretagna è un peso negativo enorme sul nostro futuro che pesa assai di più di una qualunque riforma tecnicamente ineccepibile.
Sergio
Dai Sergio, non puoi essere così superficiale da condizionare il giudizio su 13 anni (10 di governo) di Tony Blair alla sciagurata ed infausta decisione di appoggiare Bush. Ha sbagliato, l’ha riconosciuto e se n’è anche pentito.
Non c’entra niente con le riforme. Non è di quello che stiamo parlando.
Dopo Blair ci fu Gordon Brown, e poi i Miliband, prima del funesto Corbyn.
Le riforme, perché è di quello che parliamo, o cambiano in meglio la condizione della società, o non sono riforme, sono sogni. Scusa, ma l’anima la riservo ad altro.
Il governo è un’arte pragmatica: bisogna conquistarlo, esercitarlo, mantenerlo, fino a quando si hanno idee da proporre e da realizzare.
I tecnici non esistono: chi governa è sempre un politico perché ha responsabilità politiche. Può essere più o meno bravo, di destra o di sinistra, più o meno lungimirante, più o meno ispirato, ma non è mai un tecnico, specie se fa riferimento all’area della sinistra.
Ci sono, è vero, quelli di destra che si camuffano da tecnici per non dare nell’occhio, ma sempre di destra restano.
Quindi non addossiamo a Tony Blair anche le responsabilità che oggettivamente non ha.
E comunque, in quel pacchetto c’è anche Bill Clinton, c’è Barack Obama, ci sarà Pete Buttigieg, voglio sperare.
Tutta gente che ha chiaro l’orizzonte del governo riformista.
C’è Macron, c’era Renzi, forse anche Sanchez, vedremo. I riferimenti, lontani e vicini, non mancano.
E nessuno sta nel “dream team” di Macaluso. Con tutto il dovuto rispetto.
Io sintetizzo e definisco in politica la destra e la sinistra nel seguente modo.
Coloro che si collocano a destra si occupano del pronome io. che emerge sempre sul noi a volte anche violentemente.
Chi milita a sinistra cura il pronome noi limitando l’ io a volte anche troppo.
In base al suddetto ragionamento i simpatizzanti di destra considerano il mondo attuale peggiorato rispetto al passato. Tant’è che ripetono spesso la frase: “ai miei tempi c’era più rispetto, più ordine, più voglia di lavorare, meno casino”.
Chi si posizione a sinistra considera la società attuale di sicuro migliore di quella passata. Vedono più diritti per tutti, meno soprusi, la qualità di vita sicuramente migliorata nonostante le numerose contraddizioni e spesso gravi errori. Alla società attuale, vista con gli occhi di quelli che siedono a sinistra, hanno contribuito in modo determinante, compreso gli errori clamorosi commessi, uomini come Tony Blair, clinton, Barac Obama, recentemente Macron ed in qualche modo il Renzi primordiale e passato. Quest’ultimo io penso si stia spostando sull’io. Basta ascoltare l’ultima intervista al giornalista Giannini di repubblica, dove sostiene che l’accordo a tre delle forze politiche sostenitrici dell’attuale governo sulla prescrizione pur essendo un passo avanti non lo voterà: l’accordo si deve fare su quello che dice lui tramite l’avvocato Annibale. Poi nel nostro mondo ci sono i radicali, in senso lato, che pur occupandosi del pronome noi voglio realizzare tutto e subito le loro idee senza compromesso, ma puntando sull’anima e sulla giustizia immediata, sull’etica, sulla filosofia del noi. Io il mondo alla veneranda età di 70 anni lo vedo cosi come sopra esposto e mi schiero a sinitra con il compromesso dell’ idee affini e dei piccoli passi. All’ anima intesa come valori, quella che osanna tanto Sergio, ci penso e la tengo presente, ma non mi faccio guidare dai suoi sentimenti puri ed irruenti. Sbaglio? Può essere, ma io ho sempre creduto, e continuerò a farlo, nel compromesso delle idee per realizzare una società più serena, pui giusta e solidale.
Grazie per l’attenzione e buona giornata a tutti Antonio De Matteo Pescara