Caro compagno Sergio,
Settimana scorsa stavo terminando di preparare l’esame parziale di demografia, per il quale abbiamo indicato l’omonimo manuale di Alessandro Rosina (professore noto anche al di fuori delle aule di accademia) ed Alessandra De Rose. La prima cosa che mi ha stupito appena compratolo sono state le dimensioni: 160 pp circa delle dimensioni di un bignamino, che non abbineresti mai – per dire – ad un testo di diritto o ad un ricettario.
Ad averlo tra le mani mi era venuto in mente uno sto(r)ico manuale: quello di Epitteto, maestro vissuto tra I e II secondo le cui parole sono state stenografate in un volume di ‘Diatribe’ (delle dimensioni di un manualone) e poi strette al nocciolo nell’arcinoto e svelto ‘Manuale’, che tecnicamente è da intendere come un libello pronto all’uso. Appunto “alla mano”, da cui il termine.
È grazie a quest’ultimo che si è conservata nel tempo la regola d’oro di Epitteto: distinguere le cose che sono in nostro potere e quindi dipendenti da noi da quelle che invece sono al di fuori dei nostri limiti.
A questo punto chi legge si starà chiedendo cosa possa c’entrare tutto questo con un blog sulla sinistra. Metaforicamente, strappo la pagina del ‘Manuale’ con questa regola d’oro trasponendola dalla filosofia alla politica, la arrotolo, la immergo in una bottiglia e la lascio andare nel nostro mare turbinoso affinché qualcuno, in questo arcipelago frammentato di Sinistra, la raccolga. Ad essa aggiungerei come commento queste parole:
«In un periodo in cui ancora non si capisce cosa e come vogliamo fare, iniziamo ad individuare come possiamo contare noi, a livello di territorio e come Circoli, lasciando a parte gli alti schemi che non possono dipendere da noi, per quanta ragione possiamo avere.
Le domande che dobbiamo farci come militanti non sono: quale deve essere il nuovo corso della sinistra? Dobbiamo andare avanti o no? Dobbiamo aprirci ad un governo col M5S? Ma piuttosto: come ripopoliamo le Arci, le Case del Popolo, i locali pubblici e le piazze? Come dobbiamo procedere per scendere dal piedistallo autoreferenziale ed ascoltare? Quali tematiche mettere sul piatto e come ricollegarle alle dinamiche che i singoli territori vivono? In definitiva: come essere un presidio e la palestra (cit. Fabrizio Barca) di ciò che in Italia vuole essere il principale Partito della sinistra?
Su questo dobbiamo scannarci e dannarci, non sui massimi sistemi. Sul cosa e soprattutto sul come fare: un pensiero agile, che sia svelto all’azione.
Dobbiamo fare pressappoco lo stesso salto che hanno compiuto molte aziende che hanno aperto filiali all’estero negli ultimi decenni: non attendere dettami dal quartier generale, ma per farsi avamposto, per recepire al meglio le declinazioni, le esigenze, la domanda delle varie realtà. Quindi proviamo anche solo a fare un test e a chiacchierare al mercato o tra vicini di casa: proviamo a sentire a quanti possa interessare lo stato del Partito Democratico e confrontiamo con chi ci chiede di lavoro, tutela economica, mobilità, ambiente. I primi argomenti apriamoli quando apriamo i Circoli e lasciamoli dentro quando li chiudiamo (e magari partiamo da qui a distinguere i diritti-doveri dei militanti da quelli dei primaristi), i secondi apriamoli alla cittadinanza, quasi fossero delle primarie delle idee.
Progettiamo seriamente un’organizzazione scientifica della comunicazione, dotando obbligatoriamente ogni Circolo di una pagina social da aggiornare almeno una volta al giorno. Per questo lavoro ci serve gente digitalmente alfabetizzata, non comunicatori della domenica.
Sfatiamo il mito del rinnovamento che viene dall’alto, come se la dirigenza fosse sbarcata da Marte. Esso viene tutto dal basso e si porta dietro tutti i problemi strutturali a livello territoriale: assenza di un’organizzazione chiara e formazione dei propri rappresentanti ed eletti su tutti.
Prendiamocelo questo anno di riflessione all’opposizione, e facciamo emergere questi nodi irrisolti se non vogliamo che ci strozzino e ci soffochino definitivamente. Decidiamo se vivere davvero, portando in ogni kilometro quadrato lo spirito di un Partito presente, o se morire, e nel caso se prendere la scala per il paradiso o l’autostrada per l’inferno».
Nella speranza che questo tubo di vetro sbarchi su qualche riva e faccia pensare chi lo ritrova e legge, un abbraccio a chi ha occhi per guardare.
Manuel Tugnolo
2 Comments
Caro Manuel Tugnolo,
Sono d’accordo su tutto quello che tu scrivi e aggiungo una notizia che sul blog ho già diffuso (senza nessun risultato). A Milano nella zona Nove,quartiere bicocca, stiamo creando con i dirigenti del PD un comitato o meglio un ‘associazione di quartiere apartitica e aperta a tutti i cittadini residenti della zona. Vogliamo così discutere i problemi della zona , cercare una soluzione e soprattutto far vivere e crescere il partito democratico.
Vogliamo uscire dai siti Web e contattare direttamente le persone e le loro esigenze. Siamo stufi di sentire,discorsi ,discorsi discorsi,senza soluzioni concrete. Preciso anche che sei dirigente del PD faranno un accordo col movimento cinque stelle, non sarà per la salvezza del paese ma per il rafforzamento dei cinque stelle la disfatta totale del partito democratico. Spero che prima di farlo questo accordo salvi fico consultino gli iscritti, gli elettori ed i simpatizzanti del PD.. Un abbraccio a tutti Antonio De Matteo Milano
Caro Antonio, mi piace molto l’iniziativa che avete messo in atto, credo sia una delle strade più giuste da seguire. Sui grillini non ho nessuna sicurezza anche se, avessimo un partito con la P maiuscola, sarebbe molto bello sfidarli a tavolino con proposte concrete. In genere non mi piace stare in difesa ad oltranza e in più non credo che i compagni “aperturisti” siano mossi dalla voglia di poltrone. Queste visioni travagline andrebbero proprio cancellate dai nostri comportamenti. Il problema vero è che Renzi vuole caparbiamente tenere le redini del nostro partito e questo, obiettivamente, mette in crisi un sano, profondo e aperto dibattito.