Oggi i quotidiani italiani e quelli francesi raccontano dell’ arresto e della possibile estradizione di un gruppo di anziani, anche malandati che molte decine di anni fa appartennero a vario titolo e con diverse responsabilità al terrorismo italiano. Per la verità alcuni di loro si dichiarano ancora innocenti. E’ un periodo quello di allora che conosco bene e che mi è appartenuto con le mille idee, i molti sogni, utopie e pure gli errori. Certo Macron ha bisogno di erodere consensi alla Le Pen, ma la questione resta. Certo registra un grande cambiamento nei rapporti tra Italia e Francia, ma la questione resta. Certo comprendo che questo provvedimento rende giustizia alle vittime, ma la questione resta. Si la questione delle responsabilità e delle colpe resta, ma almeno per me, emergono anche altre riflessioni. Allora mi domando se ha ancora un senso gioire per la galera per chi da moltissimi anni ha lavorato, studiato, scritto insomma si è impegnato nelle proprie rispettive attività con rigore e non delinque più. Ricordo a proposito il pensiero di Cesare Beccaria colui che ha ispirato anche il nostro art.27 della Costituzione, quello della pena e della riabilitazione. E’ si perché la funzione principale del carcere è la rieducazione del condannato. L’illuminato illuminista Beccaria si interrogava sull’utilità e la funzione dei provvedimenti punitivi che lo Stato adotta nei confronti dei rei. “La legge deve stabilire una pena la cui durezza sia la minima necessaria al raggiungimento dello scopo, che è l’utile sociale”. Così, per ragionarci senza animosità o spirito di vendetta. Continuo a credere che solo il perdono e la rieducazione siano la nostra unica salvezza. Sempre e comunque.
Enzo Brogi
4 Comments
“… gioire per la galera …”
Ma chi ha “gioito” tra le persone civili? E dov’è la “galera”?
Giustamente nessuno di loro farà un giorno di carcere vero …
Ancora non riusciamo ad essere lucidi, dopo tanti anni …
non che abbia una passione speciale per il perdono, ma 40 anni sono tanti e, come da legge francese, loro non hanno più peccato. Per dirla in francese…capisco i parenti delle vittime, ci mancherebbe, ma non serve insistere. Viene da pensare che serva solo per cercare voti.
Ecco il mio pensiero ultimo sui brigatisti rossi ed i loro collaterali che vorrei trasmettere a sig. Adriano Sofri
Il perdono è la vittoria dei forti, si dice e sono d’accordo, ma è difficile perdonare senza rancore se ritieni di aver ricevuto un torto senza ottenere mai le scuse.
Puoi solo provarci rispondendo al male con il bene senza sentirti ” fesso”, come sostiene il grande poeta Trilussa nella poesia in romanesco sotto riportata. Buon inizio settimana Antonio De Matteo MI
Er perdono
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Nun sempre è così facile er perdono,
anzi arichiede spesso un bello sforzo,
de quelli co rigurgito e rintorzo,
quanno er boccone è tutt’artro che bono.
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Ma chi ce riesce a mannà giù quer sorzo,
fa prima a sé che a l’artro, sai, un ber dono,
levannose pe sempre, cor condono,
‘gni macchia de possibbile rimorzo.
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Ché a vive co la collera aretrata,
nun va a stà bene lui, co guai annessi,
più che l’artra perzona interessata.
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E pe nun fasse un autogo’ da fessi,
co la misura de perdono usata,
saremo perdonati un dì noi stessi.
Un pensiero per i giovani ed i vecchi, come me, con l’aiuto di un grande filosofo.
Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua.
(Confucio). Parole “sante” : chi ama il proprio lavoro non fa nessuna fatica per svolgerlo e si diverte. Quando smetti di lavorare e vai in pensione continua a vivere con passione e motivazione occupandoti di ciò che hai trascurato durante il periodo lavorativo e soprattutto del tuo prossimo. Buona giornata a chi legge Antonio