Caro Sergio, in queste ore, dopo aver letto l’intervento di Cuperlo e quello di Andrea Satta mi è salito un magone, di quelli fatti di calce bicolore, metà rabbia e orgoglio frustrato, metà speranza. Il motivo è semplice : questi due interventi avrebbero dovuto essere illuminati dal sole che bacia la carta fresca dei quotidiani del mattino, nelle edicole profumate di stampa della notte. Avrebbero dovuto essere due editoriali di un giornale di partito, visibile da tutti in mezzo alla strada. “Di partito” per dire di comunità, di una comunità che si riconosce in queste persone e in queste parole. Una comunità politica non può essere composta da internauti.
Io non mi accontento di un blog. Oltretutto non ho internet e devo cercare un wifi per leggerlo.
Mi manca “Unità”, Sergio.
Il partito di governo ha attraversato le elezioni più confuse di sempre senza un giornale, senza un “volto” da offrire nelle edicole alla gente, ai passanti, ai votanti comuni. A Napoli, dove mi fermavo io, “squillavano” i titoloni di Libero, Il Giornale, l’inchiostro rosso sangue e aggressivo del Fatto, e io dovevo rifugiarmi nella Repubblica (cercare competenza, verità in essa – meno male che c’é.. – ), o nel Corriere, nella Stampa. Il Dubbio è raro che appaia (non lo conosco bene, peraltro, ma mi propongo di acquistarlo quanto prima). Il Manifesto c’è ed è già una boccata di sinistra (come Repubblica, pur nella diversità profondissima) ma il suo sguardo sul PD è spietato (legittimamente e, più che spesso, a ragione! ). In ogni caso, la voce del partito che io voto non c’è . Una assenza da uscirci pazzi. Un vuoto ogni mattina. Non la perdono al partito che è stato incapace di salvare il proprio organo di informazione. Un giornale è un organo come lo è in un corpo il cuore o il fegato.
O forse siamo dìventati come Casaleggio jr., che vede il web come il nuovo “luogo” della democrazia? Parole assurde e agghiaccianti. Ma intanto Democratica esce solo sul web. Lo leggo, ma con tristezza, e come chiuso in un bugigattolo di partito.
Il web non sarà mai la luce calda del sole. Abbiamo bisogno di corpi, non di schermate, clic, like e tweet.
Abbiamo bisogno di corpi di carne e parole di carta. Abbiamo bisogno di muoverci per andare. Di chinarci, di urtarci gli uni gli altri, di litigare davanti a un titolo di giornale, nel vento del mattino, mentre puzziamo di caffellatte. Abbiamo bisogno di andare, ripeto, di non arrivare, magari, perchè è lontano,o perchè inciampiamo.. ; andare col corpo è il sacrificio che costa il tempo, e che crea lo spazio del pensiero. Andare col corpo, con esso leggere, urtare, urtarsi, piacerci, rigettarci, non so… ma andare oltre questi schermi. Questi maledetti schermi, penso a volte, anche se poi mi sento ingiusto o stupido.
“…e, pochi audaci, in tasca “L’Unità” cantava Guccini. In tasca. Visibile, quel titolo. Quella U grande che caratterizzava un volto e ne accennava la storia.
Oggi, in metro, a volte mi siedo accanto a corpi che portano in mano la R grande. Repubblica. Mi parlano, quei corpi, di Scalfari, di Mauro, di “qualcosa di sinistra”. Ho l’impulso fisico di sedermi lì e sbirciare, e sorridere magari.
E noi? E il PD? Abbiamo da dire al mondo queste parole, quelle di Cuperlo, queste di Andrea, altre… E non possiamo far altro che dar loro una vita carsica, cifrata, sottotraccia. Perchè non abbiamo un quotidiano. Un quotidiano è voglia di aprirsi e rischiare.
Ci manca forse quella?
Perdona lo sfogo, Sergio.
Ti abbraccio…e grazie di tutto!
Massimiliano
Pd Napoli
3 Comments
Porca miseria se hai ragione. Ho chiesto a Sergio, quale direttore responsabile de L’Unità, di approntare un progetto editoriale e di farci conoscere un piano dei costi. Non ho la minima conoscenza del problema ma so che se Sergio ci chiama a condividere l’obiettivo con dati precisi la mia disponibilità finanziaria, cioè parte della mia pensione, è a sua disposizione. Perché non provare!? Si attendono adesioni.
io più che abbonarmi, come già all’Unità, non potrei fare ma lo farei molto volentieri
Giusto, penso anche io le stesse cose, a noi manca l’Unità.
Facciamo pressioni sui dirigenti del partito, a partire dai circoli a cascata fino ai vertici che dovranno decidersi ad avere un giornale di partito.
Repetti Camillo