Matteo Salvini, certamente il personaggio oggi più a destra in Italia, un razzista dichiarato, è il vincente in queste elezioni e il personaggio emergente della politica italiana. La mossa di negare l’attracco in porto alla nave-emigranti Aquarius
È stata una mossa, dal suo punto di vista, geniale. Piacerà alla gente. Tranne forse ai miei amici “de sinistra”, che si accollerebbero anche mezza Africa, pur non sapendo dove metterla e come sfamarla.
E’ ovvio che non è in questo modo che si possa affrontare un problema delle dimensioni della migrazioni verso l’Europa. Ma, intanto, facciamo notare che non siamo disposti a diventare il ricovero di tutti quelli che scappano dall’Africa, anche perché poi non sappiamo integrarli: non abbiamo i soldi per farlo, e nemmeno la cultura.
Il problema, quindi, tornerà a riproporsi (anche perché l’Italia si va spopolando). E su questo, come integrare una quota ragionevole di immigrati nella società italiana, Salvini non ha alcuna ricetta, se non quella di cacciarli via. Salvini è per la purezza della razza italica, non vuole negher (come li chiama lui) fra i piedi.
Gli si apre comunque un problema, e non di poco conto. Contro le sue decisioni si stanno schierando numerose città marinare, che hanno deciso di aprire i propri porti agli sbarchi. Non so, sul piano della legge, quanto questo sia possibile (non abbiamo un regime di città-stato e le repubbliche marinare sono sparite da un pezzo).
Ma per il momento Salvini raccoglie gli applausi di molti italiani, e anche i voti (che poi a lui è quello che interessa davvero).
Con alcune conseguenze politiche interessanti. La prima è che la Lega sta avendo successo e che si sta mangiando i 5 stelle, quasi a rischio di estinzione o comunque di fortissimo ridimensionamento.
Oggi i 5 stelle sono seriamente spaccati al loro interno. L’ala governativa (Di Maio e amici) ha scoperto una sorta di America: il potere, le auto blu, i soldi, il potere di nominare parenti e amici in buoni posti con buoni stipendi. Insomma, hanno scoperto che si fa presto a diventare Kasta e che essere Kasta è bello. La vita è più ricca e è più facile. Non torneranno indietro facilmente. Accetteranno qualunque cosa pur di stare al loro posto.
Anche perché gli scossoni elettorali che stanno prendendo, probabilmente li stanno convincendo che questa è la loro unica occasione per godersela un po’. La prossima volta potrebbero non esserci o essere fuori dal governo, lontano dal potere e dai soldi.
La Lega è su posizioni molto diverse. Salvini già lo sapeva, ma adesso ha le prove che il razzismo paga. E quindi pensa che alle prossime elezioni potrebbe puntare a conquistare il potere da solo, servendosi di Forza Italia e dei Fratelli d’Italia come ubbidienti sgabelli.
In sostanza, i 5 stelle hanno tutto interesse a difendere l’esistente perché cominciano a capire che stavolta gli è andata bene, ma che la cosa potrebbe non ripetersi. La Lega, invece, è convinta che il meglio (il potere assoluto) deve ancora venire: verrà al prossimo giro.
Da qui le tensioni, che inevitabilmente ci saranno.
La partita, insomma, è fra una destra che punta tutto sul razzismo (la Lega) e un aggregato di scemi alla ricerca di soldi e potere (i 5 stelle). Opposizione, di destra e di sinistra, non pervenuta. Più che sull’Aventino, in vacanza da qualche parte dell’universo.
12 Comments
Ciao vecchio compagno,
di scuola e di impegno politico, avevo già letto l’articolo di Turani. Chiaro e crudo come sempre. Sono giorni tristi e la gente, salvo i vecchi come noi, ha perso la memoria di quello che è stato il fascismo. Io ero piccino, avevo 5/6 anni, ma ricordo le lacrime della mamma quando seppe che un lontano cugino era stato portato via di notte da quelli della Banda Carità. E non tornò mai. Nello invece, Nello Traquandi, amico dei fratelli Rosselli e membro del PdA era un altro cugino di mamma e si fece dodici anni a Ventotene o a Santo Stefano lì davanti. Nello mi raccontò tante cose della sua vita durante il confino e fece nascere in me, intorno ai 17 anni, un po’ di coscienza politica. Ecco perchè detesto Salvini e il suo Fascismo, strisciante ed eterno come ha scritto Eco in un suo libretto del ’97 e riedito dalla Nave di Teseo nel ’18. Fascismo che ritorna appunto sul solito carro trionfale del razzismo becero, ieri erano gli ebrei, oggi i neri d’Africa. Mala tempora currunt. Appunto.
Un abbraccio.
Carlo Nosei(quello cattivo ma, non tanto via, appena un poino).
Caro Sergio,
quella di Turani mi pare una analisi pò troppo pessimista anche se contiene valutazioni che non fanno una grinza.
Io però partirei dal risultato elettorale di Brescia, città la cui popolazione è composta da un 20% di immigrati: Il centrosinistra ha vinto al primo turno.
Cerchiamo di capire perché in quella città, mica un paesino, la gente non ha seguito la Lega. Forse perché gli immigrati lavorano nelle fonderie e guadagnano e quindi spendono? Magari il sindaco di quella città, e la sua giunta, sono stati capaci di fare politiche di inclusione che hanno funzionato bene? Quali? Probabilmente sanno amministrare bene? Come? Perché a Brescia la sinistra (salvo due pirla da 0, qualcosa) si sono presentati uniti? (quest’ultima mi sembra l’ipotesi più debole).
Poi è vero che persone fanno sempre la differenza (vedi quanto ha pesato negativamente la personalità di Renzi) e questa è una variabile che sfugge ad ogni analisi ma gli esempi si possono studiare e da quelli imparare qualcosa.
Una volta tutto il mondo andava a Reggio Emilia a studiare il funzionamento degli asili nido, ogi non se ne sente più parlare. Ma allora era uno dei maggiori spot a favore del vecchio PCI.
Infine, oltre alle belle analisi si deve poi pur darsi da fare.
Ciao!
Claudio Mellana
Caro Sergio,
“un aggregato di scemi” i 5 stelle con a capo il più scemo di tutti, che chiede niente po po di meno che l’impeachment per il Capo dello Stato e poi, come niente fosse, lo va a trovare bello e giulivo. Un’analisi, quella di Turani, troppo sottile per le mie capacità intellettive. Il finale di questa specie di telenovela però è troppo prevedibile: dagli addosso all’opposizione (immagino quella di sinistra).
Ti abbraccio come sempre
Grazia Valente
stavolta l’analisi di Turani è del tutto condivisibile con un solo appunto: direi furbacchioni più che scemi. comunque l’esempio di Brescia è consolatorio e da speranza ed anche a Vicenza, pur perdendo, ci si è battuti bene.
Cari compagni, visto che si parla di Brescia non posso desumermi dal dire la mia.
La città da sempre, esclusa una piccola parentesi, è stata amministrata bene e onestamente, questo è un grosso vantaggio credo. Personaggi come Martinazzoli ne sono stati sindaci per molti anni.
L’integrazione è stata gestita bene sia per la presenza di organizzazioni cattoliche sia per organizzazioni sindacali e di partito che hanno fatto il loro dovere.
Io vivo la politica nel circolo di Brescia est ed una delle cose che hanno funzionato è stato lo spirito con cui si è lavorato.
Non ci sono state divisioni tra provenienti dalla DC e provenienti dal PCI come purtroppo succede da altre parti.
Le amministrazioni hanno fatto delle scelte importanti per la città, Inceneritore, metropolitana, parco delle cave ancora da completare ma credo che la cosa fondamentale sia il peso che si è dato alla cultura, che ha si incentivato il turismo ma sopratutto ha smosso le coscienze.
Qualcuno può dire ma a Brescia non c’è disoccupazione c’è il lavoro, no cari compagni, anche in provincia il lavoro non manca anzi, eppure la lega arriva in certe zone anche al 60%. Quello che manca in provincia purtroppo è la cultura , quella che fa avere paura dei diversi che fa emergere l’egoismo più pacchiano.
io non credente con altri compagni credenti dunque diversi si ma uniti per una società migliore. Questa è la carta migliore da giocare ci vorrà tempo e fatica ( pensate che ci siamo ritrovati ormai settantenni con alcuni compagni che non vedevamo da anni a fare volantinaggio) è stato faticoso ma alcuni frutti li ha dat.
Marco bs
Grazie, Marco.
Caro Giuseppe Turani,
per battere Salvini, la destra razzista e reazionaria , bisogna spiegare ai tuoi amici “ de sinistra” che non possiamo accollarci tutta l’Africa senza sapere dove collegarla. Il partito democratico deve avere un piano politico e non può cavarsela dicendo “ Scemo e razzista” a chi vuoi cacciar via gli emigrati. Dobbiamo rafforzare ed appoggiare con forza quello che il ministro Minniti aveva fatto e stava facendo. I discorsi filosofici non risolvono i problemi: neanche il grande Marx ci è riuscito. Un abbraccio a tutti Antonio De Matteo
Nonostante la mia attenzione spesso mi accorgo dopo degli errori che dettando commetto. Scusate, ma la frase del mio scritto delle ore8 e 15 era: Il partito democratico deve avere un piano politico e non può cavarsela dicendo “scemo e razzista a chi vuole cacciar via gli emigrati. Buona giornata tutti . Antonio De Matteo
Caro Staino,
Turani e Chiara Borriosi hanno ragione. Il problema l’abbiamo noi dell’arcipelago definito “sinistra” che ci siamo dimenticati che diritti, doveri, valori, principi che per essere diffusi e condivisi hanno bisogno di essere gestiti per renderli praticabili da parte di tutti.
Poco fa ascoltavo Agorà su RAI TRE. Ho spento in quanto parlava Padellaro che difendeva il “sacro” principio dell’accoglienza e mi veniva in mente le sue filippiche su la7 dalla Gruber contro il governo del PD ed a favore del M5S. Ricordo anche le sue critiche verso le azioni di Minniti. Adesso si trova di fronte un governo 5S-Lega e le cose non gli garbano. Uno si chiede: ma ancora dobbiamo ascoltare questi tromboni di una sinistra incocludente? Anche il tuo amico Cuperlo è un altro che parla di principi, diritti, etica ma che alla fine continua ad esternare parole su parole e mai fatti concreti.
Gianfranco Tulini
Su un punto dell’analisi di Turani non concordo: “opposizioni non pervenute”. Mi pare che, sia pure faticosamente, il PD stia facendo opposizione con gli interventi efficaci di Martina, Del Rio soprattutto. Certo non è facile farsi ascoltare dopo il bombardamento subito ma la nostra attuale dirigenza mi pare non più sotto choc. i risultati verranno. Infine un grazie da settantenne a settantenne a Marco e ai bresciani.
Cari tutti,
il nostro limite, la nostra condanna storica, direi, è credere che siano incompatibili i doveri di governo con i doveri di solidarietà.
Mi spiego meglio: essere vicini agli esclusi, agli emarginati, alla parte più debole della società NON è in contraddizione con le responsabilità di governo, anche quando queste richiedono, per compatibilità economico-finanziarie o di vincoli internazionali, provvedimenti non direttamente a favore degli stessi.
Governare e fare il Jobs Act, la Buona Scuola, o la riforma delle Banche Popolari NON è affatto in contraddizione con la vocazione solidaristica della sinistra. Anzi.
Lo diventa solo se quest’ultima è declinata in modo antagonista o ribellista, cosa che forse appaga le coscienze pseudo rivoluzionarie, malate di infantilismo, ma che non paga dal punto dai vista pratico. Infatti apre le porte alla destra peggiore, come possiamo constatare quotidianamente.
Il problema è l’atteggiamento richiesto (disponibilità) e l’umiltà di riconoscere i diversi ruoli (senza diffidenza).
Chi pretende di portare il Partito su posizioni esclusivamente o prevalentemente movimentiste in realtà rifiuta le responsabilità di governo e si rifugia in un piccolo mondo autoreferenziale.
Chi accetta la sfida del governo invece pone le basi del cambiamento vero e duraturo dell’organizzazione sociale.
Guardarsi in cagnesco o addirittura combattersi è un crimine contro l’intelligenza e contro la politica che, come dovremmo ben sapere, è l’arte del possibile e non la fiera dei sogni.
Quando si trova questo equilibrio e questa compatibilità la sinistra vince, e vince alla grande, perché è molto più capace della destra a gestire esigenze contrastanti. Lo dimostrano TUTTE le nostre esperienze di governo, positive e costruttive, almeno fino a quando il demone della vanità e della divisione non ha prevalso, mandando tutto all’aria.
Brescia, città dove ho vissuto per molti anni, è davvero un bell’esempio: e non è questione di arroganza, mi perdoni Del Bono, è questione di cultura, come dice Marco. Ma cultura anche nostra, che ci porta ad essere capaci di suddividerci i compiti in modo intelligente e non considerarci l’un l’altro nemici.
Cosa che a livello nazionale è invece sempre successa, da cent’anni in qua.
Lo capiremo prima o poi che davvero “uniti si vince” e divisi si perde?
Che continuiamo a gettare al vento occasioni su occasioni senza un reale motivo, che sia politico e non di atteggiamento personale?
Non voglio essere ecumenico a tutti i costi, ma il senso di tutto sta nel famoso “ma anche” e nella “vocazione maggioritaria”, ovvero nei pilastri su cui il PD è stato ideato e poi costruito.
O si concorda su questi o si sta su sponde OPPOSTE, senza possibilità alcuna di collaborazione.
E’ dura, ma è così.
A mio modestissimo parere, ovviamente.
Riflessione in buona parte condivisibile; tuttavia peccato per la conclusione, banale e priva di senso; ormai è un vezzo, qualsiasi cosa la sinistra ed il PD in particolare dicano o facciano, si fa finta che non sia stato detto oppure non se ne dà puramente e semplicemente alcuna notizia.
Eppure mi sembra che in particolare sul tema molto sia stato immediatamente ribadito da Gentiloni, Minniti, Del Rio e Martina, anche e proprio in queste ore, oltre all’ atteggiamento disponibile di molti sindaci, anche del PD, Reggio Calabria in primis.
Il tutto senza trascurare che è plasticamente sotto i nostri occhi il radicale, indecoroso e vergognoso cambio di visione rispetto alle politiche di Letta, Renzi e Gentiloni/Minniti, il cui fulcro era, alla fin fine, il rispetto della vita umana e della sua dignità.
Che devono fare, legarsi con una catena ad una ancòra o, meglio, nella redazione di un giornale?
L’ Aventino della sinistra, la sua assenza è ormai nella mente dei saccenti osservatori, non nella realtà.
Chissà, forse la sua scomparsa o il suo asserito silenzio non è una presunta constatazione, temo sia, per molti, una speranza.
Salvatore