Il PD si prepara a celebrare un Congresso “normale”, con normali candidati (addirittura 7!) e normali procedure statutarie, in un momento che meno “normale” non potrebbe essere.
Anzi, esso è evidentemente eccezionale, per il Partito e per il Paese.
Eccezionale per la storia che lo precede, caratterizzata da incredibili alti e bassi, “discese ardite e risalite, e poi giù il deserto”, crisi e riforme, illusioni e disillusioni, ma anche da rapporti interni al limite del surreale, ed eccezionale per la situazione inedita che sta vivendo il Paese e sulla quale versiamo lacrime amare tutti i i giorni (pericoli di involuzioni democratiche, tensioni sociali, crisi economica, …).
Nulla è normale. E allora come fa ad esserlo un Congresso, che dovrebbe sancire linea e classe dirigente future, per l’estremo tentativo di riprendere fiducia, confidenza, voti, credibilità, rappresentatività, ed infine il governo del Paese?
A me pare evidente la necessità di uno scatto di reni, di un colpo d’ala, di un vero e proprio coup de theatre, che riporti sul Partito l’attenzione, l’interesse ed anche le simpatie perdute.
È possibile? Come si fa?
Serve fantasia, serve coraggio e determinazione. Serve generosità da parte di tutti. Serve anche la disponibilità a prendere in considerazione soluzioni NON tradizionali, NON “normali”.
Tipo quella di individuare un candidato unitario, espressione almeno delle tre aree principali presenti sul campo (Martina, Minniti, Zingaretti), che sia garante vuoi dei punti programmatici comuni a tutto il Partito (e ce ne sono non pochi) vuoi di quelli con condivisi, che pure dovranno essere portati a condivisione in tempi brevi e certi, pena la non presentabilità di una proposta credibile all’elettorato.
Sia alle prossime elezioni europee che alle probabili (successive?) politiche.
Questa mossa, ardita e difficile quanto si vuole ma possibile, spariglia, sorprende, attira l’attenzione, dimostra soprattutto la volontà di superare le recenti sanguinose divisioni e riprendere il cammino verso un governo progressista e riformista.
Si dovrà pur chiudere in qualche modo questo periodo di lacerazioni! O no?
L’alternativa è evidentemente solo un’ulteriore scissione, definitiva dichiarazione di fallimento del progetto originario del PD (Cacciari lo dice da tempo), che porterebbe verso esiti elettorali probabilmente nefasti e certamente non maggioritari.
È questo che si vuole? Pur di non cedere nulla rispetto alle posizioni pregresse? Anche se esse hanno condotto fin qui? Bandiera bianca, resa incondizionata per le ultime speranze di creare una forza riformista maggioritaria? Puntiglio irriducibile di maschi alfa incompatibili tra di loro?
Ecco, io credo che ci sia lo spazio per uno sviluppo più proficuo, più efficace, più positivo per il Partito e soprattutto per il Paese.
È l’ora di mettere in campo l’equilibrio e la fermezza d’animo femminili, le capacità di rigenerazione che solo le donne possiedono per lunga abitudine all’adattamento ad ogni condizione personale, familiare e sociale. Abbassare il tasso di testosterone ed elevare il livello del dibattito politico.
Un Segretario unitario donna: questa è la via d’uscita.
Chi?
Fortunatamente le persone adatte nel Partito non mancano; io ho chiaro in testa un nome, ma in questo momento non è importante; conta molto di più il processo che deve portare a tale decisione.
Decisione che sorprenderebbe tutti, dando un segno forte e chiaro della volontà di esistere, di rinascere, di riaffermarsi come l’unico Partito non populista e riformista sulla scena.
Servirebbe ancora una chiamata ai gazebo il 3 di marzo (o anche prima)?
Certo che sì, perché il popolo del PD ha il diritto di certificare col suo voto la rinascita del Partito, deve timbrare la svolta con la sua partecipazione. Che sarebbe molto numerosa, ne sono certo.
E poi pancia a terra verso la scadenza elettorale, europea di certo, politica, chissà.
Illusorio, irrealistico, irrituale, impossibile insomma?
Finora le cose “possibili” e “normali” ci hanno portato sull’orlo del baratro.
Un passo avanti sarebbe esiziale. Serve un salto. Lungo, molto lungo.
Ernesto Trotta
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Caro Ernesto,
mi fa molto sorridere questa tua vocazione ginnica con tanto di scatto di reni e salti lunghissimi. Questo lo si poteva fare un tempo in cui ogni domenica ci allenavamo per portare l’Unità a casa dei compagni percorrendo molta strada e salendo e scendendo centinaia di gradini, ora non siamo più allenati. L’idea di un candidato unitario l’ho espressa più volte anch’io su questo blog e anch’io, come te, la considero la mossa più intelligente che possiamo fare in questo momento. Non riesco a seguirti sulla necessità di un segretario donna anche perché non vedo in questo momento un nome femminile con i requisiti necessari di capacità, esperienza e visibilità pubblica. Abbiamo comunque un Maurizio Martina che, oltre ad avere un cognome femminile, ha anche il rispetto verso gli altri, la capacità di ascoltare, la voglia di approfondire, l’onestà intellettuale e la capacità di dirigere. Tutte qualità molto femminili, a mio avviso. Purtroppo questa scelta non mi sembra condivisa, soprattutto da quei compagni più vicini a Renzi. Penso che se la candidatura di Martina fosse stata condivisa da questi ultimi, ci sarebbe stato come diretta conseguenza il ritiro del compagno Zingaretti. In realtà la discesa in campo di Minniti, con tutto l’apparato renziano felice di questa scelta, provoca (com’era immaginabile) una scelta divisiva e dannosa. “Se non vi va bene Martina e puntate su un dalemiano renziano come Minniti vuol dire che non volete il dialogo e allora votiamo Zingaretti”. Anch’io farò questo ragionamento, mi sembra logico e naturale. Perché mai devo dare voce ad una parte del partito che mi dice: se non vinciamo noi, facciamo un altro partito. Pazzesco.
Un abbraccio
Sergio
12 Comments
Caro Sergio, lascia perdere l’ironia sulla ginnastica: era una metafora e in effetti per noi non è più tempo, vista l’età …!
Per il resto, faccio fatica a seguire tutte le tue elucubrazioni su possibili scenari, peraltro tutti da verificare.
So solo che il PD per sopravvivere deve dare un’immagine forte di cambiamento, una volta tanto. Serve la sostanza, è vero, ma anche la forma è importante
Il Segretario unitario darebbe l’una e l’altra.
E se donna, ancora di più, proprio perché sarebbe un fondamentale contributo ad uscire dalle liti da cortile che contraddistinguono la vita del nostro Partito ormai da troppo tempo.
Donne valide ne abbiamo, pensaci un attimo: dobbiamo solo fidarci e lasciare che si affermi uno stile di leadership diverso.
D’altronde, ci rassegniamo al declino o vogliamo provare ancora a reagire con creatività?
Ci facciamo soffocare dai tatticismi o proviamo a prendere il vento e andare?
Questo Partito, nelle sue viscere, ha paura; ha paura del nuovo, dell’insolito, del mai visto.
È schiavo di vecchissime prudenze tattiche, di un politicismo che non abbiamo mai voluto abbandonare.
E non ci rendiamo conto che questo atteggiamento, non altro, ci ha portato alla rovina.
Ora la situazione ci chiede scelte coraggiose.
Hic Rhodus, hic salta. Eccomi di nuovo con la ginnastica!
Ma da fermi, caro Sergio, non si fa politica, si fa meditazione trascendentale.
È di questo che ha bisogno il Paese e soprattutto la sinistra?
Con affetto
Caro Sergio e caro Ernesto ,
con la ginnastica ela filosofia teorica non andiamo da nessuna parte, secondo me, se non ci caliamo nella realtà in cui viviamo. Io ci provo. In tutto il nostro mondo occidentale i popoli dei vari paesi a maggioranza hanno paura del loro futuro e si stanno spostando politicamente a “destra,” visto che la “sinistra “non sa offrire una via d’uscita accettabile. Nel partito democratico che ha messo insieme destra e sinistra, per essere più chiaro, cattolici progressisti ,ambientalisti ed ex comunisti , succede la stessa cosa. Il partito guidato inizialmente dall’ ex comunista Bersani non ha saputo indicare al popolo del PD una via percorribile sicura e quest’ultimo a maggioranza ha scelto un ex democristiano, Renzi, che ha proposto, ed ottenuto un largo consenso, una filosofia politica spostata verso “ la destra”. Alle successiva elezioni una parte consistente di questo popolo democratico che aveva appoggiato lo spostamento a “destra” del partito democratico Italiano, non ha ritenuto sufficiente il suddetto spostamento ed ha votato completamente a “destra” scegliendo i partiti attualmente al governo, Lega e movimento cinque stelle.
Ora gli ex comunisti rimaste nel PD e quelli fuoriusciti rivendicano la giustezza delle loro idee, pur non ricevendo il consenso popolare, e chiedono di ripercorrere la strada precedente che già è stata bocciata, con i governi del centro sinistra allargati ai comunisti. Chiedono in sostanza di mettere sullo stesso treno democristiani ex comunisti,ambientalisti e comunisti, ma questi ultimi hanno già detto in numerose occasioni che non possiamo viaggiare insieme: loro vogliono andare a Roma e noi,non comunisti, a Torino . Quindi non esiste la possibilità che il PD realizzi un governo insieme ai comunisti e se qualcuno dovesse provarci, per bene che vada, farà la stessa fine del governo Prodi. Non esiste nemmeno la possibilità di fare l’accordo con la sinistra di Fassina e compagni che vuole uscire dall’unione Europea. Concludendo il partito democratico Italiano,secondo me, può tentare di fare un accordo con il centro, forse con gli ambientalisti, e la destra moderata: con loro abbiamo in comune la difesa ed il rafforzamento dell’Unione Europea, crediamo tutti nella democrazia rappresentativa e non abbiamo dogmi da seguire.
Non possiamo viaggiare insieme se le destinazioni sono diverse e per questo, secondo me è inutile fare le “capriole”: la linea politica seguita da Renzi e Gentiloni va rafforzata verso destra, altrimenti la maggioranza del popolo del PD si sposterà ancora più a ‘destra” come è già successo. Il partito democratico non potrà recuperare voti se proporrà un ‘ammucchiata generale con destinazioni diverse. Il compromesso è necessario prima di qualsiasi alleanza, ma si può farlo solo con coloro che sono disponibili. Credo d’aver scritto abbastanza, spero di essere stato chiaro nell’esprimere il mio pensiero politico, e confermo che voterò, al congresso del PD, chi non proporrà l’ammucchiata, e Minniti mi sembra che la escluda. Rispetto coloro che la pensano diversamente da me ed auguro buonanotte a tutti Antonio De Matteo
Scusami, Antonio, ma io sono rimasto ancora dell’idea che sia il partito a indicare la strada giusta al popolo e non il partito a seguire quella che ha scelto il popolo.
Ciao
Sergio
Certo, caro Sergio, il partito deve indicare la strada “giusta“, ma se la forza politica in questione, nel nostro caso il PD, non riesce a farsi seguire dal suo popolo cosa fa? Secondo me, due sono le strade che il partito può seguire e vado ad indicarle qui di seguito:
1) Il partito impone con la forza la sua strada “giusta”, come succedeva nei regimi comunisti, nei quali io ho creduto sbagliando e la storia umana l’ha dimostrato ampiamente;
2 ) il partito cerca di convincere il suo popolo della bontà della sua proposta politica, ma non può farlo se non tiene conto delle esigenze maggioritarie del suo popolo, ovviamente vanno esclusi I partiti fondati sul dogma .
Se così stanno le cose mi spiegate come fa un segretario nazionale di una forza politica a non essere divisivo?
Come facciamo a portare sullo stesso treno i comunisti e gli imprenditori, se i passeggeri vogliono andare in due direzioni diverse? Secondo me bisogna fare delle scelte e io scelgo di stare con gli imprenditori e scarico i comunisti, che hanno tutto il diritto di professare, ma non di attuare, la loro filosofia sperando nella rivoluzione e nella dittatura del proletariato che per anni mi ha imprigionato. Scarico anche coloro che non vogliono l’unione degli Stati europei ( USE ) e voterò per il partito che mi proporrà quanto sopra scritto. Io sono “divisivo”? No: penso di essere coerente alla mia storia politica rivista e corretta. Preciso a scanso di equivoci che io non ,penso all’imprenditore come un tiranno, un “padrone” che sfrutta i suoi dipendenti, ma immagino e voglio parlare e collaborare con l’imprenditore moderno ed illuminato, che mette al primo posto i suoi dipendenti e cerca di difendere il loro posto di lavoro, senza trascurare il suo profitto.
Non credo di essere da solo a ragionare così, ma sono pronto ad ascoltare altre proposte cancellando ovviamente quella comunista che la storia del nostro pianeta ha condannato verificando il suo totale fallimento. Spero che prima o poi i sette futuri candidati alla segreteria nazionale del partito democratico Italiano si facciano vivi su questo blog e ci spieghino la loro linea politica. Minetti, Zingaretti, Martina, eccetera eccetera rispondete alle nostre domande e fateci sapere le vostre proposte.
Grazie per la vostra attenzione e Buona serata a tutti Antonio De Matteo
Scusa Sergio ma ho perso quasi tutto il pomeriggio per scrivere un articolo e rispondere alla tua obiezione, ma dopo aver Cliccato il tasto “pubblica il commento” è sparito tutto senza possibilità di riprendere il testo scritto, pazienza. Mi limito a commentari sinteticamente la tua risposta cosi: bisogna però convincerlo il popolo e non con la forza, come si faceva nei regimi comunisti che per tanto tempo mi hanno affascinato. A questo proposito, per sfogare la mia rabbia, faccio un appello a tutti i futuri candidati segretari del PD ( Minniti, Zingaretti, Martina,ecc,ecc. ): Rispondente alle nostre domande e indicanteci le vostre proposte, su questo blog che è molto più importante dei palazzi in cui vi siete accreditati. Spero che qualcuno raccolga il mio appello. Buona serata a tutti Antonio De Matteo Milano
Stasera ho ascoltato ancora una volta Martina a Carta bianca e ancora una volta mi ha più che convinto rasserenato per la trasparenza e forza delle sue convinzioni, per l’umiltà feroce con cui le espone, per la determinazione che riesce ad esprimere. Sarà l’ora di far emergere una classe dirigente più giovane, disancorata da logiche che si sono dimostrate lontane dalla realtà che stiamo vivendo? via, ancora uno sforzo e avremo un segretario capace con l’entusiasmo della gioventù e con il suo riformismo radicale di contrastare e battere questa infame reazione che tenta di travolgere le tante conquiste di civiltà che la Repubblica ci ha consentito. ciao a tutti Giovanni
Certo Sergio, sono d’accordo:è il partito che indica la strada,ma senza tener conto dell’esigenze del popolo non si va da nessuna parte a meno che non si voglia imporre al popolo la linea del partito con la forza come succedeva nel regime comunista che neanche tu, penso, non vorrai rivalutare. Un abbraccio Antonio
Sì, soprattutto quando non si è mai fatta la rivoluzione.
Caro Sergio, meno male che non abbiamo fatto la rivoluzione di ottobre, visto i risultati e possiamo invece partecipare liberamente e democraticamente al grande congresso del partito democratico Italiano. Quindi Sergio possiamo dire: evviva la democrazia rappresentativa insieme alla Unione degli Stati Europei, abbasso il nazionalismo isolazionista ed il comunismo sperimentato è fallito miseramente.
La nostra democrazia attuale sarà pure non perfetta piena di contraddizioni ma sicuramente meglio di quella proposta ed attuata dalla filosofia comunista. Io voglio andare avanti con questa democrazia rappresentativa insieme con te Sergio.
Buona giornata Antonio.
Anch’io, anche se mi sembra fosse stato Churchill a scoprirlo prima di noi.
Ho acceso il mio pc dopo alcune settimane e mi sto dilettando a leggere gli arretrati delle discussioni e punzecchiature fra Trotta e Staino che danno l’esatta situazione delle pessime condizioni del PD e della sinistra in generale.
Passano i mesi e siamo sempre fermi su un nome, non un passo avanti e intanto il mondo corre per conto suo fregandosene di noi.
Renzi o non Renzi per me umile elettore di sinistra dico che il problema sta tutto nel PD e dei partitini satelliti che gravitano nel vuoto senza linee guide e senza una organizzazione capace di far veicolare le idee dal centro alla periferia e soprattutto dalla periferia al centro.
Leggendovi vedo che concordiamo sulla necessita’ di un congresso unitario, con un candidato e una segreteria unitaria e penso che questa necessità sia largamente diffusa fra i nostri elettori, ma i nostri dirigenti che fanno?
Si presentano con 7 candidature che ci porterà alla solita conta fra cordate, con il vincitore che, come gli imperatori romani una volta salito sul trono si dovrà difendere più dai vari cospiratori che dagli avversari esterni.
Concordo con Sergio nel non vedere una donna all’altezza dei tempi e del ruolo, anche se a maschietti non è che stiamo meglio, ma come ho già avuto occasione di dire vedevo bene una doppia candidatura unitaria Martina – Richetti ma tant’è.
Però caro Sergio penso che tu ti sia sbagliato su una previsione, nella tua oramai ossessione per Renzi (ha gli amori traditi) ti ha portato a scrivere che senza Minniti e con l’appoggio dei Renziani verso Martina, Zingaretti si sarebbe potuto ritirare.
Bene, Minniti ha rinunciato, la maggioranza renziana si è espressa per Martina ma Zingaretti è ancora in corsa e con lui tutti gli altri e non è forse proprio questo che ci dovrebbe portare a dire che probabilmente in un partito serio Renzi non sarebbe un problema?
Infatti il PD è un partito serio: Martina , Secondo me, sarà confermato segretario dal Grande popolo del PD, compresi
quelli che hanno creduto e sostenuto Renzi, come il sottoscritto ed anche Sergio, che aveva invitato Minniti a ritirarsi dalla competizione alle primarie PD, voterà Martina. Quindi tutto “torna”in un partito che non è più comunista e dove regna la democrazia rappresentativa. Certo quando in un partito tutti possono dire la loro è difficile gestirlo e sicuramente sarebbe meglio gestirlo come feci Stalin; ma se Matteo Renzi fosse stato Stalin Sergio Staino sarebbe finito come Trotsky ed invece, viva Dio è ancora qui con noi a festeggiare affettuosamente le prossime Feste. Lunga vita al partito democratico e alla democrazia rappresentativa. Antonio De Matteo