Interessante intervista questa a Sposetti.. Mi scuso ma, essendo romano, fatico ad apprezzare il modo sguaiato con cui il sig.Bianchi si propone. Quello che usa non è il romanesco ( dialetto nobile da godere nei sonetti del Belli o di Petrolini) ma è’ un gergo da bullo. Problemi suoi. Sul contenuto dell’intervista, invece, rilevo subito che Sposetti, come te e noi, pur se critico non ha abbandonato la nave. E questo gli fa onore. Poi… Mi stavo piano piano derenzizzando ed invece..opla riparliamo di Renzi Secondo il bullo al toscano vanno addossate tutte le nefandezze di cui si è nutrita la campagna elettorale sua e dei suoi opinionisti. E qui scatta il trappolone. Lui dice e non dice; ammicca; fa la battuta ma alla fine fa convenire il bravo Sposetti sulla necessità improrogabile di processarlo. Suvvia: in 10 anni il pd si è dimezzato; la base del pd non c’è più e quella rimasta crede solo a Renzi. C’è poi la fondazione di Renzi (open??? Cioè??? Siate chiari!)) che si arricchiva mentre il pd naufragava (il tutto profferito con una smorfia ammiccante). E, soprattutto, si arricchiva alle spalle del partito (“questo lo dici tu” dice il nostro, per evitare possibili guai giudiziari; quindi l’onere della prova ora cade sull’ingenuo Sposetti). Sposetti, incalzato dall’intervistatore, ristabilisce, poi, un minimo di verità ed afferma che “la ripresa c’è e deve essere fatta percepire”, che Draghi e l’Europa hanno contato molto in questa ripresa, che alle prossime europee l’Italia deve presentarsi come un paese stabile. E qui tutto si complica. Il selfista vorrebbe che Sposetti lo seguisse nel ragionamento: ha vinto Grillo, Grillo è di sinistra, il pd deve allearsi con Grillo. Sposetti non cade nel tranello e, giustamente, rileva che l’opposizione non si sceglie perché vittime del “Vaffa day” e tutto ciò che ne è conseguito, ma perché su quei semplici punti trovano più convergenze gli stellati con i nordisti che tutti loro con il pd. Poi, però, Sposetti, stuzzicato sul caffe preso con Verdini, butta la palla in corner e cede alla tentazione di riattaccare Renzi e afferma che mentre lui ha preso il caffè con Verdini il toscano, con i voti della destra berlusconiana/salviniana, c’ha governato per 5 anni. Falso. Berlu e salvi non hanno mai votato in Parlamento per i Governi Renzi/Gentiloni se non per loro mera scelta. Semmai con i due lombardi ci hanno votato insieme chi ha detto “no” alla riforma costituzionale che, lo si voglia o meno, ha rappresentato la caduta del Renzi istituzionale. Allora lasciateci elaborare a noi iscritti la sconfitta ed i motivi che l’hanno determinata. L’ altra sera ho sentito uno sguaiato Vissani( quello che cucinava per D’Alema) paragonare Hittler ( che ha distrutto gli ebrei) a Renzi (che ha distrutto il pd). A questo punto il livello basso, smodato, maleducato e privo di contenuti dell’analisi politica credo lasci poco spazio al dialogo riflessivo e costruttivo. Speriamo bene. Intanto un abbraccio a tutti voi.
Fa bene Massimo ad analizzare così nel dettaglio la quasi surreale intervista di Diego Bianchi a Sposetti.
La complicità, evidenziata dal linguaggio romanesco, un po’ finto e di maniera, nasconde la comune volontà di colpire l’avversario da due posizioni differenti e con due percorsi distinti ma convergenti.
Entrambi vedono Renzi come il fumo negli occhi, principale responsabile dei guai del Paese, pur se da una posizione più filo-grillina Bianchi e da una più tradizionalista Sposetti.
E c’è la plastica rappresentazione di come e quanto l’azione di Renzi sia risultata di disturbo, direi indigeribile, per entrambi, come per un numero molto elevato di italiani: da cui il flop elettorale.
Michele Serra qualche giorno fa, in un’Amaca fulminante (sono rare, ormai), denunciava l’irrimediabile idiosincrasia di gran parte degli italiani per una sinistra vissuta come petulante, maniaca della cultura, delle regole (a parole, almeno!), mai complice della fatica di arrangiarsi, aliena, estranea all’anima e alle tradizioni nazionali.
Ecco, Bianchi e Sposetti, entrambi certamente con solide tradizioni e frequentazioni di sinistra, convergono purtuttavia sulla demolizione del rompiscatole che, con immensa presunzione, si era messo in testa di fare, in tempi rapidi, un po’ delle cose di cui per anni e anni si era parlato, in modo del tutto inconcludente.
E figuriamoci quelli che di sinistra non sono mai stati …!
Ora, noi possiamo fare tutte le analisi che vogliamo dei voti del 4 dicembre e del 4 marzo, ma al fondo di tutto troveremo la paura del cambiamento, il timore di vedere minate quelle che molti italiani, a torto o a ragione, considerano posizioni acquisite, anche se esse sono in realtà fonte continua di lamentela, insufficienti, persino deprecabili: ma il rischio del peggio è vissuto come intollerabile.
Tutto questo noi non siamo riusciti a smontarlo, e abbiamo pagato pegno.
Le azioni del governo Renzi, e poi Gentiloni, sono scritte nei provvedimenti, nelle opere, nei cantieri, nei decreti, nei regolamenti attuativi: possono essere state più o meno condivisibili (anche Sposetti è costretto ad ammetterlo), più o meno abili o maldestre, ma ci sono, e in gran parte resteranno, perché nessuno avrà voglia di toccarle (tanto, quella più importante, la riforma costituzionale, è già stata neutralizzata!).
Quelle azioni non erano frutto di improvvisazione ma di anni di elaborazione (la prima Leopolda è del 2010) e la classe dirigente che la ha portate avanti è passata tutta da lì, checché se ne dica, un’efficacissima sede di selezione di risorse umane, oltreché di idee.
Ora tutto ciò è stato svalutato e ridotto a brandelli o anche a burletta, ma confrontiamo il processo di evoluzione del M5S e quello di quel pezzo di PD (sono quasi paralleli) e guardiamo la enorme differenza di linguaggi, di trasparenza, di contenuti, di metodi, di personale politico selezionato.
Chi oggi vede il futuro del PD in una classe dirigente pluri-sconfitta, figlia del Novecento, priva di un progetto credibile e finora incapace di elaborarne uno, dovrebbe ragionare sui danni provocati da una opposizione continua, spesso cieca e preconcetta.
Non ce l’ho con te, Sergio, so bene che ci avevi creduto ed anche lavorato, ma adesso comunque tocca rifare tutto da capo.
E ci vorrà tempo, pazienza, e soprattutto idee e risorse.
En marche.
Chiacchierata? Mah! Avevo già indicato Bianchi, col suo “Gazebo”, come uno dei più acerrimi avversari (meglio, “nemici”) di Renzi fin dai tempi della campagna referendaria, quando ci propinava le sue schieratissime performance “anti renziane” su Rai 3. Non è stato un caso, almeno per me, che sia poi emigrato su La7, rete del M5s per antonomasia. Quanto a Sposetti, che ebbe a dichiarare di Renzi che “lui e la sua cerchia sono delinquenti seriali che hanno distrutto la sinistra” e “Renzi va processato” è già grasso che cola sentirgli dire che, in fondo, qualche merito il suo governo l’ha avuto! Quindi, ritenere che dalla combinazione Bianchi/Sposetti potesse uscire qualcosa di diverso dall’ennesimo “j’accuse” a colui che hanno indicato come la causa di tutti i mali, non solo della sinistra ma d’Italia, sarebbe stata una pia illusione. Comunque, ha fatto bene Sergio a postare il video perché, se non altro, ci conferma che per una “certa sinistra” il problema non è tanto trovare argomenti e azioni per contrastare il M5s e la destra in genere ma è e rimane Renzi e che comunque bisogna perseguire ogni tentativo pur di sbarazzarsi di lui. Un dejà vu, che ha portato alla scissione che conosciamo. Se ne sta forse preparando un’altra? Una cosa è certa, ed è che avanti così non si può andare e che non sia ulteriormente rinviabile il momento di un confronto DECISIVO all’interno del nostro Partito. Se cioè si debba affermare la linea del “riformismo/progressista”, nettamente maggioritaria, con un’idea di politica “volta al futuro”, che privilegia l’uso delle moderne tecniche di comunicazione, in grado di elaborare strategie di breve, medio e lungo respiro che premino la capacità di programmare e il merito. Oppure quella decisamente minoritaria della “conservazione”, anacronistica, ancorata alle modalità “spartitorie” del passato, quelle che hanno fatto dire alla gente che i politici “sono tutti uguali”. La quale ultima però, proprio perché sa di essere minoritaria, si agita in continuazione e cerca visibilità in tutti i modi, quasi sempre con comportamenti “divisivi” e perciò doppiamente deleteri. A questo stato di cose bisogna porre fine, perché qui non si tratta più, e forse non si è mai trattato, di “dialettica interna”, bensì di una perversa, autolesionistica opera di “disgregazione dall’interno” dell’unica grande forza della sinistra nel nostro Paese ad opera di chi, con l’arrivo di Renzi al vertice, ha temuto fossero messe in discussione le proprie posizioni “di potere”! Quindi, qui lo dico e qui lo confermo: o ci diamo un bel taglio, definitivo, oppure succederà davvero ciò che tanti, e tante volte, hanno ipotizzato, cioè che Renzi darà vita a una formazione politica nuova e il PD, sempre che sopravviva, si ridurrà ad una entità del tutto marginale. Se non altro, una simile ipotesi avrà il merito di fare chiarezza in maniera definitiva. E a questo si dovrà arrivare prima del ritorno al voto, quale che sia la data.
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Interessante intervista questa a Sposetti.. Mi scuso ma, essendo romano, fatico ad apprezzare il modo sguaiato con cui il sig.Bianchi si propone. Quello che usa non è il romanesco ( dialetto nobile da godere nei sonetti del Belli o di Petrolini) ma è’ un gergo da bullo. Problemi suoi. Sul contenuto dell’intervista, invece, rilevo subito che Sposetti, come te e noi, pur se critico non ha abbandonato la nave. E questo gli fa onore. Poi… Mi stavo piano piano derenzizzando ed invece..opla riparliamo di Renzi Secondo il bullo al toscano vanno addossate tutte le nefandezze di cui si è nutrita la campagna elettorale sua e dei suoi opinionisti. E qui scatta il trappolone. Lui dice e non dice; ammicca; fa la battuta ma alla fine fa convenire il bravo Sposetti sulla necessità improrogabile di processarlo. Suvvia: in 10 anni il pd si è dimezzato; la base del pd non c’è più e quella rimasta crede solo a Renzi. C’è poi la fondazione di Renzi (open??? Cioè??? Siate chiari!)) che si arricchiva mentre il pd naufragava (il tutto profferito con una smorfia ammiccante). E, soprattutto, si arricchiva alle spalle del partito (“questo lo dici tu” dice il nostro, per evitare possibili guai giudiziari; quindi l’onere della prova ora cade sull’ingenuo Sposetti). Sposetti, incalzato dall’intervistatore, ristabilisce, poi, un minimo di verità ed afferma che “la ripresa c’è e deve essere fatta percepire”, che Draghi e l’Europa hanno contato molto in questa ripresa, che alle prossime europee l’Italia deve presentarsi come un paese stabile. E qui tutto si complica. Il selfista vorrebbe che Sposetti lo seguisse nel ragionamento: ha vinto Grillo, Grillo è di sinistra, il pd deve allearsi con Grillo. Sposetti non cade nel tranello e, giustamente, rileva che l’opposizione non si sceglie perché vittime del “Vaffa day” e tutto ciò che ne è conseguito, ma perché su quei semplici punti trovano più convergenze gli stellati con i nordisti che tutti loro con il pd. Poi, però, Sposetti, stuzzicato sul caffe preso con Verdini, butta la palla in corner e cede alla tentazione di riattaccare Renzi e afferma che mentre lui ha preso il caffè con Verdini il toscano, con i voti della destra berlusconiana/salviniana, c’ha governato per 5 anni. Falso. Berlu e salvi non hanno mai votato in Parlamento per i Governi Renzi/Gentiloni se non per loro mera scelta. Semmai con i due lombardi ci hanno votato insieme chi ha detto “no” alla riforma costituzionale che, lo si voglia o meno, ha rappresentato la caduta del Renzi istituzionale. Allora lasciateci elaborare a noi iscritti la sconfitta ed i motivi che l’hanno determinata. L’ altra sera ho sentito uno sguaiato Vissani( quello che cucinava per D’Alema) paragonare Hittler ( che ha distrutto gli ebrei) a Renzi (che ha distrutto il pd). A questo punto il livello basso, smodato, maleducato e privo di contenuti dell’analisi politica credo lasci poco spazio al dialogo riflessivo e costruttivo. Speriamo bene. Intanto un abbraccio a tutti voi.
Fa bene Massimo ad analizzare così nel dettaglio la quasi surreale intervista di Diego Bianchi a Sposetti.
La complicità, evidenziata dal linguaggio romanesco, un po’ finto e di maniera, nasconde la comune volontà di colpire l’avversario da due posizioni differenti e con due percorsi distinti ma convergenti.
Entrambi vedono Renzi come il fumo negli occhi, principale responsabile dei guai del Paese, pur se da una posizione più filo-grillina Bianchi e da una più tradizionalista Sposetti.
E c’è la plastica rappresentazione di come e quanto l’azione di Renzi sia risultata di disturbo, direi indigeribile, per entrambi, come per un numero molto elevato di italiani: da cui il flop elettorale.
Michele Serra qualche giorno fa, in un’Amaca fulminante (sono rare, ormai), denunciava l’irrimediabile idiosincrasia di gran parte degli italiani per una sinistra vissuta come petulante, maniaca della cultura, delle regole (a parole, almeno!), mai complice della fatica di arrangiarsi, aliena, estranea all’anima e alle tradizioni nazionali.
Ecco, Bianchi e Sposetti, entrambi certamente con solide tradizioni e frequentazioni di sinistra, convergono purtuttavia sulla demolizione del rompiscatole che, con immensa presunzione, si era messo in testa di fare, in tempi rapidi, un po’ delle cose di cui per anni e anni si era parlato, in modo del tutto inconcludente.
E figuriamoci quelli che di sinistra non sono mai stati …!
Ora, noi possiamo fare tutte le analisi che vogliamo dei voti del 4 dicembre e del 4 marzo, ma al fondo di tutto troveremo la paura del cambiamento, il timore di vedere minate quelle che molti italiani, a torto o a ragione, considerano posizioni acquisite, anche se esse sono in realtà fonte continua di lamentela, insufficienti, persino deprecabili: ma il rischio del peggio è vissuto come intollerabile.
Tutto questo noi non siamo riusciti a smontarlo, e abbiamo pagato pegno.
Le azioni del governo Renzi, e poi Gentiloni, sono scritte nei provvedimenti, nelle opere, nei cantieri, nei decreti, nei regolamenti attuativi: possono essere state più o meno condivisibili (anche Sposetti è costretto ad ammetterlo), più o meno abili o maldestre, ma ci sono, e in gran parte resteranno, perché nessuno avrà voglia di toccarle (tanto, quella più importante, la riforma costituzionale, è già stata neutralizzata!).
Quelle azioni non erano frutto di improvvisazione ma di anni di elaborazione (la prima Leopolda è del 2010) e la classe dirigente che la ha portate avanti è passata tutta da lì, checché se ne dica, un’efficacissima sede di selezione di risorse umane, oltreché di idee.
Ora tutto ciò è stato svalutato e ridotto a brandelli o anche a burletta, ma confrontiamo il processo di evoluzione del M5S e quello di quel pezzo di PD (sono quasi paralleli) e guardiamo la enorme differenza di linguaggi, di trasparenza, di contenuti, di metodi, di personale politico selezionato.
Chi oggi vede il futuro del PD in una classe dirigente pluri-sconfitta, figlia del Novecento, priva di un progetto credibile e finora incapace di elaborarne uno, dovrebbe ragionare sui danni provocati da una opposizione continua, spesso cieca e preconcetta.
Non ce l’ho con te, Sergio, so bene che ci avevi creduto ed anche lavorato, ma adesso comunque tocca rifare tutto da capo.
E ci vorrà tempo, pazienza, e soprattutto idee e risorse.
En marche.
Chiacchierata? Mah! Avevo già indicato Bianchi, col suo “Gazebo”, come uno dei più acerrimi avversari (meglio, “nemici”) di Renzi fin dai tempi della campagna referendaria, quando ci propinava le sue schieratissime performance “anti renziane” su Rai 3. Non è stato un caso, almeno per me, che sia poi emigrato su La7, rete del M5s per antonomasia. Quanto a Sposetti, che ebbe a dichiarare di Renzi che “lui e la sua cerchia sono delinquenti seriali che hanno distrutto la sinistra” e “Renzi va processato” è già grasso che cola sentirgli dire che, in fondo, qualche merito il suo governo l’ha avuto! Quindi, ritenere che dalla combinazione Bianchi/Sposetti potesse uscire qualcosa di diverso dall’ennesimo “j’accuse” a colui che hanno indicato come la causa di tutti i mali, non solo della sinistra ma d’Italia, sarebbe stata una pia illusione. Comunque, ha fatto bene Sergio a postare il video perché, se non altro, ci conferma che per una “certa sinistra” il problema non è tanto trovare argomenti e azioni per contrastare il M5s e la destra in genere ma è e rimane Renzi e che comunque bisogna perseguire ogni tentativo pur di sbarazzarsi di lui. Un dejà vu, che ha portato alla scissione che conosciamo. Se ne sta forse preparando un’altra? Una cosa è certa, ed è che avanti così non si può andare e che non sia ulteriormente rinviabile il momento di un confronto DECISIVO all’interno del nostro Partito. Se cioè si debba affermare la linea del “riformismo/progressista”, nettamente maggioritaria, con un’idea di politica “volta al futuro”, che privilegia l’uso delle moderne tecniche di comunicazione, in grado di elaborare strategie di breve, medio e lungo respiro che premino la capacità di programmare e il merito. Oppure quella decisamente minoritaria della “conservazione”, anacronistica, ancorata alle modalità “spartitorie” del passato, quelle che hanno fatto dire alla gente che i politici “sono tutti uguali”. La quale ultima però, proprio perché sa di essere minoritaria, si agita in continuazione e cerca visibilità in tutti i modi, quasi sempre con comportamenti “divisivi” e perciò doppiamente deleteri. A questo stato di cose bisogna porre fine, perché qui non si tratta più, e forse non si è mai trattato, di “dialettica interna”, bensì di una perversa, autolesionistica opera di “disgregazione dall’interno” dell’unica grande forza della sinistra nel nostro Paese ad opera di chi, con l’arrivo di Renzi al vertice, ha temuto fossero messe in discussione le proprie posizioni “di potere”! Quindi, qui lo dico e qui lo confermo: o ci diamo un bel taglio, definitivo, oppure succederà davvero ciò che tanti, e tante volte, hanno ipotizzato, cioè che Renzi darà vita a una formazione politica nuova e il PD, sempre che sopravviva, si ridurrà ad una entità del tutto marginale. Se non altro, una simile ipotesi avrà il merito di fare chiarezza in maniera definitiva. E a questo si dovrà arrivare prima del ritorno al voto, quale che sia la data.