La strana coppia della rivolta
Abitano entrambi lo stesso spicchio di cielo politico, ed è solo naturale dunque che insieme agitino questo lembo di terra dove si svolgono le elezioni.
Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono i giovin signori del malpancismo e della rivolta. I leader dello scontento e della estraneità alle istituzioni. Insieme sono finiti nella lista nera del populismo – quando l’Europa pronuncia moniti all’Italia sul rischio della instabilità di governo è a loro che pensa; quando i mercati fanno sapere che la ripresa c’è, ma potrebbe essere messa a rischio dal risultato delle urne, è ai due che è indirizzato l’avvertimento. Una vicinanza, la loro, che può far immaginare sviluppi ancora più pericolosi. Nella incertezza della vigilia elettorale, in effetti, la più semplice soluzione alla impossibilità numerica di formare domani un governo sarebbe proprio la somma della Lega e dei Cinquestelle. Una alleanza fra Matteo Salvini e Luigi Di Maio potrebbe formare un governo di ferro che, in quanto a numeri, supererebbe la famosa quota di sicurezza del 40 per cento.
I due sanno molto bene il valore di una loro coalizione, e l’usano spregiudicatamente come uno dei migliori strumenti di pressione sulla opinione pubblica in questa campagna.
Inseguendosi e smentendosi, in un gioco a rimpiattino fatto di promesse e dinieghi, in modo da lasciare sempre un’ampia zona grigia da cui disimpegnarsi se necessario.
Tra la Lega e i Cinquestelle ci sono in effetti, aree di grande vicinanza. La più importante riguarda l’immigrazione, seguita dalla promessa di un drastico abbattimento delle tasse, e da un polemico rapporto con l’Europa. Tutti e tre gli obiettivi sono presentati con modi e linguaggi diversi: Luigi Di Maio, che in queste elezioni lavora soprattutto a vestire il manto della credibilità, parla forbito di «taxi del mare» quando si discute di accesso troppo libero delle nostre coste, e propone «una separazione immediata», già all’arrivo, fra coloro che hanno diritto di restare e coloro che non ne hanno, per procedere poi all’immediato rimpatrio. Al netto della difficoltà di decidere con velocità su temi così complessi come il diritto di asilo, il rimpatrio di massa e immediato è certamente il comune denominatore fra Movimento Pentastellato e Lega, anche se Matteo Salvini parla di espulsione senza peli sulla lingua.
Anche sulle tasse i due leader hanno uguali desideri, ma coniugazioni diverse. Di Maio entra nel merito, chiedendo abbattimento per le piccole imprese e per gli strati più poveri, ma attento a lasciare ampio spazio al rimprovero agli evasori e ai ricchi, con toni che fanno immaginare in un futuro persino una possibile patrimoniale. Salvini invece ha scelto la strada più semplice: la tassa unica, la flat tax, slogan popolare, semplice e mobilitante.
Sulla collocazione dell’Italia nelle relazioni con il resto del mondo Lega e M5S vanno invece davvero di pari passo: sono contro l’Europa che ha affamato con i suoi burocrati i nostri Paesi, amano Putin, e adesso, grazie a un giro perfetto della storia, anche Trump.
Alla fine, a scriverne così, la competizione fra queste due figure si rivela quasi sovrapposizione. I due in fondo lavorano sullo stesso segmento e gli stessi sentimenti di popolo.
L’alleanza appare dunque inevitabile. Se non fosse che nelle campagna elettorali val la regola che tutto è un gioco di specchi. E, anche nel caso di cui si parla, le assonanze paiono un fatto verbale, un tono, uno spartito musicale più che proposte comuni. Al di sotto dei toni ribelli e al di sopra delle affermazioni eccessive, la Lega e M5S hanno un rapporto con il potere molto diverso. E questa è una differenza essenziale.
La Lega non è affatto un partito contrario al governare. Fin dalla sua comparsa sulla scena politica si pose come il protagonista di una profonda rivoluzione sociale – indipendenza del Nord dalla Capitale, dunque rifondazione dello Stato – attuata attraverso la conquista del governo. Questo desiderio si rivelò così forte da prestarsi a spericolate manovra pur di arrivare a partecipare al processo decisionale – il ribaltone con cui nel 1996 Bossi abbandonò Berlusconi per dare la vittoria alla sinistra guidata da Prodi è uno degli esempi (mai dimenticati). Del resto la Lega ha sempre voluto il governo delle Regioni e da decenni ne è una forza decisiva. Al di là dei toni, la Lega non è dunque un partito anti-istituzioni.
I pentastellati nascono invece all’ombra della critica alle istituzioni, nutrita da sospetti, complottismi e letture economico/sociali venate di paranoia. I pentastellati sono i figli del dubbio sull’11 Settembre, del sospetto delle élite nato nelle pieghe del globalismo feroce, dello sbandamento indotto dalla rapida rivoluzione tecnologica e la combinata crisi sociale. I pentastellati sono entrati in campo per demistificare, svelare, e insomma «aprire come una scatoletta di tonno» le istituzioni che governano.
Insomma, la Lega vuole governare per difendere indipendenza territoriale, nazionalismo o piccole patrie, come si preferisce. Ha solo bisogno di avere alleati che rispettino questi punti del suo programma, sul resto può trattare.
Anche i pentastellati vogliono governare – specie ora che si avviano ad essere il primo partito – ma devono poter «giustificare» la loro scelta di guidare il Paese senza essere accusati di essersi svenduti, presso la loro base sociale. Dunque non possono allearsi con nessuna delle forze politiche tradizionali, e devono dimostrare di stare nelle istituzioni differentemente da chiunque altro ci sia stato prima.
Questa differenza fra leghisti e M5S è l’unica vera, sostanziale. Per forma forse ancora prima che per contenuti, non riconciliabile. I due uomini antisistema, i cui discorsi e percorsi oggi ogni tanto si incrociano, sono destinati dunque a non ritrovarsi alleati. Bensì in gara per la rappresentanza del malumore popolare, in una competizione infinita come quella dei «Duellanti» di Joseph Conrad.
10 Comments
L’analisi dell’Annunziata non aggiunge nulla a quello che tutti sappiamo e vediamo ogni giorno.
Salvini e Di Maio sono uguali ma diversi ma soprattutto guardano allo stesso target, che contiene pseudo ribelli, delusi, arrabbiati, ed anche un bel po’ creduloni.
La grande Lucia dovrebbe chiedersi perché, a fronte di queste peraltro conosciutissime pulsioni di una parte della società, c’è qualcuno che non capisce che una sinistra ragionevole dovrebbe far di tutto per offrire un’alternativa UNICA, chiara, propositiva, rassicurante a tutta l’altra fascia sociale che ha i mezzi culturali ed intellettuali (non serve poi molto …) per non farsi abbindolare da questi furboni, incluso il capo furbone Berlusconi.
Io credo che l’elettorato che è attratto dal trio delle meraviglie (Be.Sal.Di Ma.) sia largamente IRRECUPERABILE.
Non lo è invece tutto quell’elettorato che pencola tra votare o non votare, o votare PD o altro.
Questa è l’area nella quale possiamo e dobbiamo cercare i voti che ci facciano risultare il primo partito.
La linea editoriale del sito dell’Annunziata è del tutto incoerente con quanto sopra.
De Angelis, Mauro e soci (lei compresa) pescano nel torbido, lanciano gossip interessati e provocatori, titolano sempre in modo allusivo, ovviamente considerano Renzi alternativamente o un diavolo o un cretino: tutto, fuorché il Segretario dell’unico partito consistente della sinistra europea.
Quando avranno contribuito a distruggerlo, chiederanno a gran voce di rifarne un altro, che distruggeranno subito dopo.
E’ la strategia dalemiana di sempre.
In questo frangente non si può nutrire indulgenza con chi non capisce (finge di non capire) cosa ci stiamo giocando: l’alternativa oggi è SOLO il PD e la sua coalizione.
Qualcuno cominci a dirlo con voce stentorea, chiara, senza cerchiobottismi di sorta.
Sempre che non siano preoccupati per il dopo …!
Vale per Huffington Post, Repubblica, Stampa, Corriere, televisioni varie, alle quali dovrebbe stare a cuore la stabilità del Paese e non l’avventurismo cieco del trio delle meraviglie.
Il problema è che, come ha fatto rimarcare Carlo De Benedetti, il coraggio, chi non ce l’ha, non se lo può dare.
Assolutamente concorde con il lucido commento di Ernesto Trotta.
D’ altra parte l’ orientamento politico ma ancor più la prassi giornalistica di gran parte degli editorialisti e commentatori così detti progressisti è cosa nota. Forse è la loro vis critica, lo spessore culturale che, va riconosciuto, li distingue dai corsivisti della destra, tuttavia ( con l’ eccezione, a mio avviso, di Mauro, Serra, Scalfari ….), la pervicacia con cui hanno sempre sparato sul ” quartier generale “, hanno sempre cercato il pelo nell’ uovo, hanno sempre cavalcato più le divisioni che non gli elementi di unità, Annunziata compresa, li ha sempre contraddistinti. Meglio una analisi presunta obiettiva che la assunzione di responsabilità nei confronti del futuro del paese. Come scordare a solo mo’ di esempio e riferendomi alle ultime campagne elettorali , il Santoro che crea dal nulla il fenomeno Polverini, fa risorgere ( complice Travaglio) Berlusconi, affossa, insieme a Crozza , alla Gruber ed al di la sei suoi limiti, il Bersani ( ed il PD) dato da tutti all’ epoca vincente? Mancanza di coraggio, opportunismo, vocazione alla subalternità , nonostante i torti subiti per mano della destra e le offese grilline, non so, ma il dato è incontrovertibile.
Nessuno chiede di abdicare alla deontologia , per carità, ma possibile non cogliere la posta in gioco, e, quindi, che, con tutti i suoi limiti, solo il PD rappresenta un fragile antidoto ad un futuro dell’ italia assai fosco? Eppure i segnali vi sono tutti.
Poi sarà inutile piangere; forse. O forse, al contrario, vi sarà tanta materia per riassumere il proprio ruolo di acuti analisti e censori dei tempi, narcisi testimoni del disastro ( che hanno contribuito a generare).
Salvatore Bini
A mio avviso vi state gasando un po’ troppo, a me è parsa molto giusta l’analisi che ha fatto dei rapporti tra grillini e leghisti, di cosa pensi poi l’Annunziata del nostro partito mi importa il giusto.
Caro Sergio, mi spiace contraddirti ma l’analisi di Trotta e degli altri amici è lucidissima e centrata.
Tutte le cose dette sono realtà passata e presente e magari futura verso qualche altra forma di partito democratico e progressista.
Forse non lo vedi ma questi commentatori e giornalisti hanno il solo scopo di distruggere per far vedere che loro avevano ragione.
Questi commenti dei nostri amici, Trotta, Bini e molti altri, sarebbe bello che uscissero su un giornale (sic Unità)in modo che tanti altri amici le leggano e le commentino e non ad uso e consumo di noi pochi tuoi lettori e ammiratori, critici magari ma leali e appassionati del nostro PD.
Ciao a tutti.
Camillo Repetti
D’accordo con Lucia Annunziata.tra le assonanze tra 5 stelle e Lega lei ricorda che entrambi amano Putin. Vero, ma è vero soprattutto il contrario: entrambi sono amati (o usati, fate voi) da Putin. E questo è fondamentale. Non decideranno loro se allearsi o no. Anzi, secondo me il progetto è quello. Ciao. Sergio M.
Mi spiace, caro Sergio, ma sono anch’io pienamente d’accordo con Ernesto, Salvatore e Camillo e credo che tu sbagli a non preoccuparti di ciò che l’Annunziata pensa, fino in fondo, del nostro Partito! Anche perché (almeno finché ho avuto la forza di seguirla) il suo essere nettamente “schierata” a favore degli scissionisti era di un’evidenza lampante e tutte le sue interviste in quella trasmissione (che io ho chiesto alla Rai di sospendere per FAZIOSITA’) lo confermavano ogni volta. Sullo stesso piano suo ho posto Bianca Berlinguer alla quale, me lo chiedo ancora, non capisco come abbiano potuto affidare la conduzione di un “talk” politico, visto che era stata indicata come possibile leader del partito dei fuorusciti (o forse proprio per quello, visto che Rai 3 è “feudo” dalemiano?)! Anche in questo caso lo sbilanciamento pro D’Alema e soci è sempre stato clamoroso e per me doppiamente fastidioso. Loro due, ma anche molti altri “opinion maker” così detti “di sinistra”, nella loro cieca, insistente e insensata “querelle” con Renzi hanno portato tanto di quel vento nelle vele del M5s e della Lega che neanche un uragano del golfo del Messico! Tu hai per caso sentito, o letto, qualche parola pronunciata da costoro in cui ci fosse un qualche apprezzamento per il lavoro svolto dai governi a guida PD? No, sai, te lo chiedo perché magari a me è sfuggita. Com’è stato possibile far passare l’enorme idiozia che “il governo Renzi e il PD hanno fatto leggi di destra”? Forse che la reintroduzione del “reato di falso in bilancio”(che D’Alema s’è guardato bene dal reintrodurre, quando avrebbe potuto farlo, per non contrariare l’amico Berlusconi) è legge “di destra”? E lo sono forse quella delle “unioni civili” o del “divorzio breve”, quella della “lotta al caporalato”, del “divieto di firma delle dimissioni in bianco”, del “reato ambientale”, del “testamento biologico” o de “l’omicidio stradale”? Aiutatemi voi, perché forse sono io a non capire più cosa sia di destra o di sinistra! Per non parlare della vicenda Boschi/Etruria (che li ha visti in “fervente impegno accusatorio”, in chiave “colpevolista” della Boschi, con tutta la “sinistra-sinistra”, in gara con M5s e destra!) e dello scandalo “banche”, dove tutti “loro” hanno fatto passare l’idea, molto sfruttata da M5s e Lega, che il PD avesse “regalato” 20 miliardi di euro alle banche! Qualcuno di voi ne ha sentito uno, dico uno, dichiarare che, invece, quei quattrini erano serviti a salvare migliaia di posti di lavoro dei bancari e centinaia di migliaia di correntisti, nonché il sistema delle linee di credito su cui si regge l’attività di migliaia di aziende, liberi professionisti, lavoratori autonomi, famiglie e singoli cittadini? Io no! E oggi sono lì, come fa l’Annunziata, tutti intenti in elucubrazioni e a fingersi preoccupati di possibili, foschi scenari futuri di cui loro sono i primi responsabili!
Se in questo blog si votasse, mi dispiace, Bobo (con tutto il bene che gli voglio) perde 10 a zero, perchè siamo tutti d’accordo sul ruolo deleterio che si sono assunti i media di sinistra in questo momento molto critico. Purtroppo siamo davvero pochi, temo, a leggere questo blog (quanti siamo?), però posso assicurare che nel mio piccolo del Circolo PD, usciti i fuorusciti, le opinioni sono tutte concordi e malpancisti non se ne sentono. Anzi, sono tutti molto incazzati con i vari dalemiani. Questo non basta certo a vincere le elezioni, ma almeno finalmente si tira il carro tutti dalla stessa parte. Sarà dura…
Vedo con piacere che non c’è il minimo accenno di sudditanza nei miei confronti. Fortuna che sono abituato ad essere minoranza. Leggetevi questo Turani e ditemi se anche questo vi fa incazzare: http://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=635&a=26142&tag=25-01-2018-Renzivaintvelasciatuttisenzafiato
Un abbraccio
No, non mi fa incazzare affatto.
Anche perché il PD non ha fatto e non sta facendo promesse mirabolanti.
Aspettiamo il famoso programma di Nannicini per dare sentenze definitive, ma finora sia Renzi che gli altri non hanno alimentato attese miracolistiche. Sfido chiunque a dimostrare il contrario.
Quanto al debito pubblico, lì è questione di intendersi.
Nessun creditore si preoccupa per l’entità del debito, ma solo per la solvibilità del debitore.
Il debitore deve essere credibile ed affidabile e dimostrare che può far girare i soldi.
Per fare ciò, ci vuole crescita economica, che va stimolata sia sul lato della domanda (aiuti su stipendi e salari) che su quello dell’offerta (sgravi su investimenti, opere pubbliche e private).
Turani ci dica a quali sacrifici pensa per una cura da cavallo sul debito, che non uccida il cavallo.
Padoan non mi pare proprio un avventurista e lo ha ampiamente dimostrato.
Infine la riforma costituzionale: è evidente che bisognerà rimetterci mano, se vinciamo.
Ma ti pare un buon argomento da campagna elettorale?
Che dire? Caro Bobo, non solo mi trovo totalmente d’accordo con i contributi pubblicati ( peraltro molto argomentati) ma i contenuti
e le critiche ( assolutamente garbate e costruttive) mi assolvono ai miei occhi dalla feroce autocritica per aver scelto di seguire da un
po di tempo a questa parte programmi televisivi cd leggeri o sportivi al posto della stragrande maggioranza delle cd trasmissioni
politiche. Mi interrogavo: fossi diventato un uomo qualunque dimentico dei miei ultimi 60 anni di vita (ne ho quasi 70) nei quali mi
sono battuto per arrivare a godermi un periodo di risultati economici e sociali come quello attuale? Grazie a Ernesto, Camillo,
Salvatore, Silvano la risposta è “no”. Rispetto massimo per i giornalisti richiamati negli articoli ma anche massimo dissenso per una
narrazione dei fatti così negativa ed a volte poco imparziale che la dialettica politica tra noi cittadini , sulla spinta di quella
negatività,è ormai caratterizzata dall’essere pro o contro Renzi. E’ sbagliato quel che ho affermato? Pazienza, ma è esattamente quel
che penso e credo che l’avrebbe pensato anche Berlinguer quando ci spronava ad un compromesso storico tra quelle forze
democratiche e popolari, ossatura del PCI e della DC, che , su obiettivi comuni, con coraggio contrastavano all’epoca la destra
reazionaria e la sinistra brigatista con la stella a 5 punte.
Massimo Maini