Posto questo link a Otto e Mezzo di venerdì scorso. Se avete la pazienza di ascoltarlo troverete, a mio avviso, un Veltroni molto convincente, sereno e lungimirante. In altre parole il tipo di leader della sinistra di cui ho molta nostalgia. Non venitemi a dire che è tutto fuffa per candidarsi alla prossima presidenza della Repubblica: la dietrologia superficiale lasciamola a Marco Travaglio e i suoi simili.
Lo trovate cliccando qui.
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Ho sempre considerato Walter la mente più lucida della sinistra italiana, capace di vedere e capire con anni di anticipo le esigenze della politica moderna.
Ho per questo provato molto rammarico per le sue “debolezze” caratteriali che, purtroppo per tutti noi, lo portarono a lasciare il PD e la politica, piuttosto che a combattere fino in fondo la sua battaglia per il rinnovamento.
Rimando al mio precedente commento, ma quella di farsi mettere da parte, nel 2009, non fu una buona scelta.
Lui stesso, parlando di Renzi qualche anno fa, ebbe a riconoscergli quella determinazione e “cattiveria”, che a lui erano mancate. E che alla fin fine sono mancate anche a Renzi stesso.
Tutto questo per dire che i mali di cui soffriamo oggi hanno radici antiche e che è semplicistico ridurli alla condanna o all’esegesi di Matteo Renzi.
Dovremmo mostrare più maturità e più freddezza nel giudizio, più attenzione agli obbiettivi veri piuttosto che alle beghe quotidiane. Ahimè, non ci stiamo dimostrando capaci di farlo.
Avremmo bisogno di una guida sicura, ma quando ce l’abbiamo la rinneghiamo; ci rifugiamo nel collegialismo per evitare le responsabilità personali, buttiamo la palla in tribuna per non affrontare il contrasto anche violento con la realtà vera.
Abbiamo questi ed altri problemi, cari compagni ed amici, e l’immagine che proiettiamo non è delle migliori.
E ci stupiamo che milioni di elettori ci voltino la schiena?
Ecco la più cruda analisi di quanto è successo. Riconosciamolo con onestà e smettiamola di invocare sempre ulteriori approfondimenti, che ci portano sempre più a fondo.
Cresciamo, una volta per tutte! Abbandoniamo le pulsioni adolescenziali e guardiamo il mondo com’è e non come ci fa comodo immaginare che sia.
Abbiamo storia, idee, competenze, progetti che altri si sognano: ci manca la volontà, e l’umiltà, di votarci all’azione comune e non alla gratificazione personale.
E smettiamola di lamentarci, secondo il più becero costume nazionale!
Contro il buio, piuttosto che imprecare, è meglio accendere una candela.
Sarà poco, ma basta per non sbattere il naso contro il muro.
En marche.
Caro Ernesto,
mi preoccupa questo tuo eccessivo innamoramento dello slogan di Macron con cui ormai chiudi ogni tuo intervento. Personalmente se c’è qualcosa che ho condiviso, leggendo quel “en marche” scompare subito. Anch’io all’epoca ho tifato Macron e lo rifarei visto che razza di avversari aveva ma da lì a pormelo in continuazione come slogan… Non mi sembra corretto perché noi siamo una sinistra che dialoga con il neoliberismo, non lo ha eletto come nemico, cerca di capire anche attraverso la sua ottica com’è cambiata la società e come dobbiamo modificare l’istituzione statale e tutti i comparti sociali ad essa legata. Però da questo passare direttamente lo slogan neoliberista mi sembra ci porti fuori strada.
Per il resto che dirti? Ho 78 anni e purtroppo le pulsioni giovanili sono scomparse da tempo ma se qua e là mi spuntassero ancora, magari ascoltando il bravo Veltroni sull’orrido Otto e Mezzo, perché vuoi soffocarmele? Veltroni ha ragioni da vendere e in più ha l’autorevolezza e la coerenza per venderle, cosa che non è da tutti, credimi. Il reclamare poi una gestione collettiva al posto di questa strana posizione di Renzi non è un escamotage per abbattere Renzi, è una normalissima necessità in attesa che un congresso fatto come si deve ci presenti un nuovo segretario. Tutto qui.
Sergio
Com’è un “congresso fatto come si deve”?
Quelli finora fatti, erano fatti male? Cambiamo lo statuto o cambiamo i protagonisti?
Francamente non capisco.
Macron per me rappresenta una strada percorribile, razionale, adatta al momento storico.
Ed infatti è l’unico leader in Europa che ha agibilità di movimento.
Purtroppo gli mancano interlocutori validi sia in Italia (messi come siamo …!) sia pure in Germania (anche se credo che i tedeschi troveranno presto il modo di tornare sulla scena europea con il peso che gli spetta).
Il sistema istituzionale francese è, a mio modestissimo parere, quanto di più adatto alla situazione contemporanea si possa trovare.
Alternanza e governabilità. Il popolo sceglie e, ogni 5 anni, giudica. E bando agli eterni e nefasti politicismi.
Su questo sono sicuro che anche Walter Veltroni concordi a pieno.
Paura del leader? Paura del potere? Facciamocela passare, altrimenti cadiamo nelle mani dei populisti che sono ben peggio.
Un partito vero sostiene, appoggia, aiuta, eventualmente corregge il leader di turno, ripeto, di turno.
Non si sbatte per eliminarlo, si chiami Prodi, o Veltroni, o Renzi.
Perché governare è difficile, molto più che stare all’opposizione.
Ingrao e Napolitano, che tu ricordi in un altro commento, riuscivano a convivere (con non poche difficoltà) perché avevano un avversario comune, la DC, e soprattutto perché stavano all’opposizione, dove non c’è il continuo e imprescindibile confronto con la gestione quotidiana del potere. Fossero stati al governo, forse sarebbe stato tutto diverso.
Perché quando governi cambia tutto, e non si può fare finta di niente.
Se governi, scontenti sempre qualcuno e nel contempo devi tenerti il consenso della maggioranza per continuare a governare. Abbiamo visto sulla nostra pelle quanto sia difficile.
Se poi ci si mettono anche i tuoi ad ostacolarti, figurati …!
Se vuoi, ti tolgo il finale “en marche”, così avrai più agio a condividere il mio pensiero …
PS: mi dispiace che da qualche tempo sia sparito dal blog ogni collegamento con il sito di Giuseppe Turani.
Peccato, perché sta scrivendo cose molto sensate e mi piacerebbe fossero oggetto di confronto anche tra noi.
Ecco la cultura del sospetto. Ho detto “un congresso come si deve” riferendomi al prossimo venturo visto che c’è il rischio che ci si arrivi in modo raffazzonato e senza un vero coinvolgimento di tutti gli iscritti e di tutte le realtà territoriali. Era un augurio, non una denuncia del passato.
Mi dispiace scoprire in modo così tranquillo e scontato che tu non sei più di sinistra visto che ormai il tuo riferimento è il signor Macron. Il signor Macron è l’espressione migliore del neoliberismo, migliore da un punto di vista politico e probabilmente anche etico e soprattutto trasparente, non ha bisogno di mascherarsi di sinistra come fece a suo tempo Tony Blair. E’ l’espressione di una bella destra che mi piacerebbe molto avere di fronte in una futura, auspicabile, democrazia dell’alternanza. Io sono ancora legato alla possibilità di aggiornare alla nuova situazione mondiale, alla fine degli stati nazionali e al trionfo del capitale finanziario, un’idea e un’organizzazione di sinistra che tenga sempre la barra su uno sviluppo economico che non crei crescenti disuguaglianze sociali e tensioni militari. Non credo che un leader neoliberista puro come Macron possa permettersi simili obiettivi. Probabilmente neanche Renzi ma il PD perdiana, sì, sono obiettivi che deve avere. Io mi muovo in quest’ottica e da questa impostazione probabilmente nascono gli elementi di maggior frizione fra noi due. Se come partito di sinistra avessimo posto più attenzione alle nostre periferie sociali (disoccupati, pensionati poveri, precari, migranti, etc) probabilmente non avremmo aiutato a far crescere una forza deleteria e pericolosissima come i grillini. Ora si dice che questi potenziali nostri elettori non ci hanno capito ma come potevano capirci se non li abbiamo mai incontrati e non abbiamo fatto mai proposte serie in questa direzione? Ancora oggi ci rifiutiamo di parlarci quando in un incontro-scontro all’ombra del Quirinale potevamo far sentire la diversità della nostra natura e dei nostri obiettivi. Neanche Macron se li è filati e adesso se li ritrova tutti contro, tanto che se vuole avere qualche applauso è costretto ad andarselo a cercare negli Stati Uniti.
Turani lo leggo sempre e mi dà molti stimoli, non c’è una ragione precisa per cui ultimamente non l’ho postato, probabilmente è dovuto al fatto che scrivendo non meno di tre pezzi al giorno mi rimane più difficile sceglierne uno ogni tanto da mettere in rilievo.
Cerca di prendere la vita con più filosofia, vecchio mio.
Un abbraccio
Sergio
Al prossimo congresso ci arriveremo come ne saremo capaci.
Non è una tautologia, ma la constatazione che la vita organizzativa del Partito è nelle mani della sua classe dirigente (tutta!) e degli iscritti/simpatizzanti.
E’ da qui che deve uscire la proposta politica, la linea di condotta, il leader, …
Qui, grazie al cielo, non c’è una Fininvest o una Casaleggio Associati con i loro più o meno oscuri interessi.
Siamo noi e solo noi: basta che capiamo che siamo UNA squadra e non dieci diverse.
Quanto alla sinistra, caro Sergio, per me non è mai stata un dogma.
La sinistra è quella parte politica che migliora il mondo, che lo rende più vivibile, che ha a cuore gli interessi di tutti e non solo di alcuni. Non è utopia, è pratica quotidiana. E’ anche mediazione e compromesso, è intelligenza di capire cosa serve al Paese per crescere e diventare più felice (e anche più ricco, in tutti i sensi).
Non ho l’idea della sinistra egualitarista, né tanto meno assistenzialista o peggio pauperista. Credo che la sinistra debba dare prima di tutto opportunità, poi, ma solo poi e dove indispensabile, assistenza. La sinistra vuole gente più colta, più cosciente, più razionale.
Dei corpi intermedi sinceramente non sento l’assoluta esigenza. Sono i benvenuti solo se riescono a trovare un ruolo attivo e costruttivo nell’organizzazione sociale. Se diventano dei totem, ne faccio a meno.
Vale per sindacati, confindustrie, corporazioni di magistrati, insegnanti, piloti, ferrovieri, tassisti, e così via.
Il terzo settore funziona bene perché non si propone scopi politici diretti, ma solo di affrontare situazioni specifiche con competenza e generosità.
Il sindacato deve ottenere migliori condizioni di lavoro per i suoi iscritti, non fare concorrenza ai Partiti politici per riformare la società.
Di questa sinistra io mi sento di far parte. Di altri tipi di sinistra, francamente no.
Aggiungo solo che è facile stare vicino agli ultimi, ai diseredati, ai precari, quando stai all’opposizione: viene bene, è naturale e guadagni consensi al volo (il nostro governo ha comunque assunto di ruolo 100.000 precari della scuola e dato diritti a chi non li aveva!).
Diverso è quando governi e devi ottemperare ad esigenze contrastanti, devi far quadrare i conti, devi tenere conto degli equilibri internazionali, dei mercati, devi curare gli interessi della maggior parte dei cittadini, se vuoi continuare a governare. E’ talmente difficile che non ci siamo riusciti; ed abbiamo perso.
Noi tendiamo a dimenticarci il ruolo di una forza di governo e ragioniamo come fossimo sempre all’opposizione.
Non ancora ci siamo liberati del tutto da una cultura di decenni.
Bisogna farlo, e non per questo si diventa di destra.
Secondo me Macron sta facendo il possibile, date le condizioni. Per questo non mi pare così importante classificarlo di destra o di sinistra.
Cosa diceva Mao del gatto e del topo?
Nei primi tre quarti del tuo scritto mi identifico completamente, poi sulla differenza di essere all’opposizione o al governo e sul Macron che non è né di destra né di sinistra ti perdo totalmente. Macron è di destra, una destra molto intelligente, liberale e attenta ai diritti della persona ma a cui sfugge un progetto più complesso per superare le crescenti disarmonie sociali. Vedi la Francia: se devo scegliere tra la politica di Macron e gli scioperi dei ferrovieri, sono dalla parte di Macron perché i ferrovieri sono una corporazione di privilegiati che si rifiuta di ridiscutere i diritti acquisiti in favore ad un sistema che preveda l’ingresso di nuove categorie. Ma se guardo a Ventimiglia, alla politica francese nei confronti dell’immigrazione, la loro presenza militare in tante situazioni africane, non mi sento più di seguirlo. Ha una visione del mondo assai simile a quella di Trump, anche se sul piano tattico si muove con più intelligenza. La sinistra dovrebbe dare di più, capire queste modifiche sociali ed economiche sul piano internazionale e muoversi di conseguenza. Il PD non ha elaborato nulla di tutto ciò. Sto parlando di PD e non di LeU o cose simili verso le quali le mie critiche sono identiche al 100% alle tue.
Cerèa
La verità non sta in un solo sogno, ma in molti sogni.
… ma mettere Macron e Trump nello stesso mazzo mi pare oggettivamente un po’ forte …
Ragazzi, è un piacere seguire il vs. dibattito e devo dire che concordo e mi sento più vicino a Ernesto, anche se vedo con piacere che Sergio non demorde nella sua nostalgica e forse fuori tempo illusione di una sinistra che come dice Ernesto, all’opposizione diventa tutto facile, ma quando si deve governare, a proposito il PD è un partito governista, se diciamo si, allora la riflessione di Ernesto è più coerente ai tempi attuali.
Repetti Camillo