«La sfida non è perduta. Nonostante tutto, io sono fiducioso». Walter Veltroni, ex leader del Pd, «esterno alla politica» – come tiene a premettere – ma «sempre appassionato alla mia parte» – come aggiunge subito dopo – è convinto che non ci sia ragione per rassegnarsi a una lunga egemonia dei sovranisti al governo. «Siamo – dice a Repubblica – in una fase pericolosa per la democrazia. La destra ha costruito il suo successo sull’odio e il rancore. Ha saputo trasformare il sentimento di frammenti dell’opinione pubblica in senso comune. L’Italia, però, non è questa. La stragrande maggioranza degli italiani aspetta la voce di qualcuno che sia in grado di contrapporre all’odio un sentimento diverso. Ma senza esitazioni. Apertura, inclusione, rispetto, diritti, giustizia sociale, cultura. In una parola: dialogo. Sono cose marziane? Oggi possono sembrarlo. Ma questa è l’unica strada per la sinistra. L’altra è acconciarsi all’andazzo, omologarsi e rinunciare a se stessa. Una sinistra che sappia sfidare il partito dell’odio può essere il perno di una nuova maggioranza».
Per ora, nonostante un governo paralizzato da mesi, la maggioranza è saldamente in pugno ai sovranisti.
«Ma il governo non c’è mai stato.
L’unico flebile filo che tiene insieme Lega e M5S è il populismo, che però ha le gambe corte. Funziona sui 100 metri, non sul mezzofondo. Poi i cittadini presentano il conto delle promesse tradite».
Però, alla fine, né Salvini né Di Maio vogliono le elezioni.
«Non sono così sicuro che Salvini non staccherà la spina. Quanto ancora possono reggere così? Col governo che manda la lettera a Bruxelles sulla Tav senza che la firmi il ministro competente? Il governo può cadere da un momento all’altro su qualsiasi incidente. E ce ne sono decine a settimana».
Salvini dice che delle parole di Conte gli importa “meno di zero” e non succede niente. Un governo così può sopravvivere a tutto.
«Nell’Italia che ho conosciuto io, se il presidente del Consiglio si fosse presentato al Senato per un discorso di quell’importanza e avesse trovato vuoti i banchi del suo partito di maggioranza e assenti i vicepremier, sarebbe uscito dal Senato e andato dritto al Quirinale».
Il M5S pare terrorizzato dal voto.
«Il potere piace. Nella sua seduttività dà una sensazione di onnipotenza, e l’impressione che perderlo significhi essere finiti».
Ma se il governo dovesse davvero cadere c’è solo il voto?
«Se questo governo riconosce di essere caduto bisogna avere il coraggio di andare dagli italiani. Altri giochini o ghirigori parlamentari darebbero a Salvini una forza enorme».
Non ce l’ha già?
«Salvini ha preso un po’ più dei voti che aveva Forza Italia. E Forza Italia ha un po’ più dei voti che aveva la Lega. Si sono solo redistribuiti i consensi. Il nostro è un Paese dove c’è sempre stata una maggioranza di centrodestra, anche nelle tornate in cui vinse il centrosinistra. La differenza con il passato è che gli tsunami elettorali sono più facili e frequenti. È la nostra vita, in fondo. Se si rompe il cellulare, lo si cambia.Così è la politica di oggi: il baraccone del luna park dove passano gli orsi e di volta in volta ne cade uno. Avanti un altro».
Ma Salvini è solo un leader fuori dagli schemi o un pericolo per la democrazia?
«Io sono attento alle parole. Non è un caso che, da tempo, io abbia parlato di rischio Weimar. Nel mondo abbiamo Trump, Bolsonaro, Orban, Johnson, Salvini e potrei continuare. Bolsonaro ha ricominciato a disboscare l’Amazzonia e al resto del mondo ha detto: “Che volete? È roba nostra”. Questo è il sovranismo. Parola che dovrebbe spaventarci e che ormai tutti usiamo a cuor leggero. Il sovranismo porta nazionalismo e i nazionalismi, in una società globale, portano conflitti economici e non solo».
Nemmeno gli scandali hanno intaccato il consenso di Salvini.
«Attenzione, però, quando alimenti la paura stando al governo, a un certo punto hai l’obbligo di dire che la paura è finita. O che la povertà è finita. O sei finito tu».
Il mercato della paura e dell’odio rende ancora bene. Lo dimostra il modo in cui certa politica ha banchettato sulla tragedia del carabiniere ucciso.
«Gli unici soggetti che in questo orrore delle ultime 48 ore escono splendidamente sono il carabiniere morto per fare il suo dovere e le forze dell’ordine e la magistratura che nel giro di un giorno hanno assicurato i responsabili alla giustizia. Mentre questi piangevano e lavoravano, intorno avevano un circo Barnum odioso nella sua strumentalità. C’è un clima pesante. Al termine della violenza verbale c’è solo la violenza vera. Tutti insieme dovremmo ricordare che c’è già stato un tempo in cui le parole sono diventate bastoni e poi armi e poi bombe. La società fondata sull’odio porta lì».
La macchina della propaganda sovranista fa spavento.
«L’opinione pubblica viene costantemente neutralizzata e depistata. Come con la gigantesca macchina comunicativa che ha usato il caso di Bibbiano per sviare l’attenzione dai guai del governo e della Lega. A me piacerebbe una sinistra che dicesse al ministro dell’Interno: ci sono pezzi interi di territorio in mano alla criminalità. Vuoi occuparti di questo? Si deve andare incontro al bisogno di sicurezza, ma sui versanti giusti.
Difendere gli italiani dal traffico della droga, non da 42 migranti».
A sinistra si litiga su chi debba prendere la parola in aula al Senato.
«Vorrei che i leader del Pd trovassero i luoghi per parlarsi. Non parlano più tra loro. Ognuno fa un tweet, ciascuno per la sua strada. Ma sono le parole, i contenuti, l’identità che fanno la forza di un partito. Più della tranquillità interna».
Quali parole servono?
«L’acronimo è Ali. Ambiente, lavoro, istruzione. Gli effetti sociali, umani e produttiviche ha l’incipiente catastrofe ambientale sono molto maggiori di quelli registrati oggi dal Pil. I nostri figli e nipoti non vedranno più alcuni posti del mondo perché saranno sott’acqua, anche in Italia. L’ambiente potrebbe essere il principale rigeneratore dell’economia occidentale. La sinistra sarà ambientalista o non sarà».
Jobs Act e Buona scuola sono costati tanti voti al Pd.
«La sinistra ha sposato a un certo punto l’idea che la società frantumata potesse funzionare. Invece bisogna ricomporre. Il problema non è neanche il Jobs Act. Serve un choc che passi alla storia, un taglio del cuneo fiscale che permetta all’aziende di assumere, ma anche garantire ai lavoratori protezioni e sicurezza».
Zingaretti dice di voler puntare su questi temi. Ma si discute più di scissioni e alleanze.
«Lo dico subito. Zingaretti va bene. Il problema non è il leader, anche perché un circolo di quartiere che funziona può essere più decisivo di una dichiarazione del segretario. Sento invece serpeggiare idee alle quali sono totalmente contrario. Vedo iniziative di corrente come nella Dc degli anni Sessanta. E si torna alla parola preferita a sinistra: scissione. Se torniamo a Ds e Margherita, la somma dei due partiti varrà sicuramente meno voti di quanti ne ha ora il Pd. Io mi auguro piuttosto che nascano forze capaci di interpretare bisogni nuovi come l’ambientalismo».
Un nuovo partito verde?
«Avrebbe senso, dato che l’Italia è l’unico Paese dove non c’è, e non potrebbe che stare nel centrosinistra».
Sala ha parlato di possibili alleanze con il M5S nella prossima legislatura. I renziani sono ferocemente contrari. Zingaretti sembra tenersi aperto. Lei?
«Questa discussione è il segno di una debolezza e di una subalternità. Il primo obiettivo è ricostruire un bipolarismo Lega-Pd, tra egoismo sociale e giustizia sociale. Poi, certo, bisogna lavorare ad aprire contraddizioni nel fronte M5S. Ma come si può pensare di governare con uno come Di Maio che dice quelle cose su Bibbiano contro il Pd? Il motto per il Pd deve essere: cura te stesso, recupera gli elettori, uno per uno. La visione, poi le alleanze. I temi, non le formule. Salvini ha messo in campo una sua vocazione maggioritaria. Un Pd forte è essenziale per costruire una alleanza riformista».
Pochi oggi scommetterebbero su una sinistra vincente alle prossime elezioni.
«Ricorda quel film di Woody Allen in cui c’era il personaggio che non riusciva a mettersi a fuoco? Ecco, la gente di sinistra oggi ha lo stesso problema nel mettere a fuoco il soggetto politico. Ma può ancora riuscirci. La domanda c’è. L’offerta deve e può essere all’altezza».
Stefano Cappellini – la Repubblica, 28 luglio 2019
4 Comments
Davvero bizzarra l’analisi di Walter (almeno in parte)!
Ha fondato un Partito che per definizione doveva raccogliere, dare casa, rappresentare tutte le anime del centrosinistra e adesso auspica la nascita di un partito verde!
Allora vuole dire che l’impianto strutturale del “suo” PD è fallito.
Mi dispiace, ma non ci sto! E il PD è anche mio!
Resterò pure l’ultimo dei Mohicani, ma continuo a ritenere validissima l’impostazione iniziale e la vocazione maggioritaria.
Un partito verde (meglio, ambientalista) non serve a nulla se il PD fa il suo mestiere correttamente; salvo non intenderlo come partito ideologico, pauperista, bucolico, retrivo, nostalgico, antimoderno, anti-industriale, roba da decrescita infelice. Il M5S, insomma! No, grazie!
Come potrebbe un partito di sinistra moderno non essere anche un partito ambientalista?
Vogliamo continuare a contrapporre ostinatamente l’idea dello sviluppo con quella della compatibilità ambientale?
Vogliamo chiuderci nel dilemma che a Taranto o si muore lavorando o si muore senza lavoro?
La scienza ci mette a disposizione le soluzioni e soprattutto il metodo per affrontare i problemi. Facciamolo.
Ci vuole coraggio e lucidità mentale. E non rimpianti per un inesistente tempo dei mulini bianchi …!
Ernesto Trotta
Torino
Caro Ernesto, condivido tutto quello che hai scritto e mi piacerebbe che alle tue domande rispondesse su questo blog Walter Veltroni , ma è una speranza che non si avvererà: gli ex dirigenti ed i dirigenti del PD scrivono solo sui grandi giornali e spero non a pagamento. Un abbraccio a tutti Antonio Milano
La riflessione di Antonio mi convince e chiedo ai nostri dirigenti o ex dirigenti come Veltroni di scrivere anche sul giornale, purtroppo solo on line del PD e cioè “Democratica” che sicuramente leggiamo in pochi, nella speranza che poi si ritorni al giornale di carta principe, l’Unità di cui sento la mancanza.
Vorrei un nostro giornale e non leggere le interviste sul Foglio e Repubblica, degni quotidiano ma il nostro era diverso.
ciao a tutti.
Camillo
Sono sempre stato un estimatore di Veltroni ma ora non lo capisco.
Cosa facciamo un partito ambientalista scollegato dagli altri temi di politica estremizzando ovviamente le urgenze ambientali che sono si importanti ma vanno colte nella loro complessità.
Ripetendo così le scissioni tra massimalisti e realisti.?
Sto leggendo M di Scurati e rabbrividisco alle scissioni della sinistra che hanno lasciato aperto il campo alla violenza prima e al potere poi dei fascisti e trovo tante analogie con l’oggi.
La sinistra divisa al referendum è stato per noi come la strage di Ferrara nel 1919 dove è partita la fiammella che ha portato Mussolini al potere e oggi porterà Salvini.
Dai Valter insieme all’urgenza di salvare il pianeta, e ne condivido la tua preoccupazione, non ti sembra il caso di lavorare per far nascere finalmente una sinistra moderna e unità?
Anche io come Ernesto , Antonio ed altri credo nel PD , anche se oggi in minoranza, e non sarò mai disponibile ad altre scissioni come purtroppo hanno fatto recentemente altri compagni
Ciao a tutti
Marco bs