BUONGIORNO
Voci di piazza
In Italia succedono delle cose terribili. Le più terribili degli ultimi giorni sono le contestazioni a Giorgia Meloni. Va così: lei indice un comizio in una piazza e arrivano quattro o cinque giovinastri a farle una pernacchia e a esporre due cartelli. Intollerabile! E infatti la nostra molto democratica e molto infastidita leader si è rivolta al ministero dell’Interno per sapere il perché e il percome e domandare se non sia il caso di prendere contromisure. Cioè impedire ai contestatori di contestare. È tutto molto giusto e comprensibile, perlomeno nell’accezione di democrazia promossa da Viktor Orbán, la democrazia illiberale difesa da Meloni perché in fondo Orbán è stato eletto: che volete di più? Uno viene eletto e poi fa come diavolo gli pare. Nel caso in questione, Orbán ha radunato in un’unica struttura e sotto il suo controllo oltre cinquecento fra emittenti tv, giornali e siti, e così, se qualcuno contesta, non c’è nessuno a raccontarlo: tutti già impegnati a raccontare quanto è ganza l’Ungheria. Diciamo che chiedere al ministro dell’Interno di impedire contestazioni in piazza è oltre lo stravagante: la piazza è il luogo in cui nasce la democrazia, attraverso il dissenso pubblico, e senza dissenso non c’è democrazia. È imbarazzante dover scrivere certe cose, alla mia età pensavo si potesse passare ad argomenti appena più sofisticati, e temo sia anche abbastanza inutile. Allora mettiamola così, oltre che stravagante è prematuro: Meloni, a differenza di Orbán, non è ancora stata eletta. Lo sarà presto, e allora non avrà nemmeno l’incomodo di dover sollecitare il ministero dell’Interno, perché sarà suo.
Mattia Feltri, La Stampa, 20 settembre 2022
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