Che dice, Serra? Se la sentirebbe di fare il Montanelli della situazione, “tappiamoci il naso e votiamo Pd”, ovvero cercare di convincere gli elettori (dieci per cento circa?) gravitanti nell’orbita della sinistra che non vogliono accasarsi nel Partitone, a dare un voto utile per fermare le destre? Non pensa che adesso più che mai ne valga la pena? So che non le piace essere tirato per la giacchetta, ma il momento è storico. Carlo Alberto Minzoni
Buongiorno Serra, sono un elettore di sinistra da sempre, molte volte con antiemetico, ma stavolta ho deciso di non votare. Quando sarà che si potrà votare per un candidato con nome e cognome? A chi fa paura un sistema elettorale alla francese, ad esempio? Perché dovrei eleggere uno come Casini, che è stato con tutti? Altroché Plasil… Basta! Chiedo scusa dello sfogo, ma sono disgustato. Fernando Turrini
Non posso emulare Montanelli perché voterò Pd senza bisogno di turarmi il naso. È un partito politicamente opaco, e mostra tutte le cicatrici e le debolezze della svolta post-ideologica cui la sinistra italiana è stata costretta dalla catastrofe storica del comunismo. Ma risponde all’esigenza di far comunque vivere un partito di massa nel quale gli elettori di sinistra (uso ancora questo termine molto approssimativo ma lo preferisco a “progressista”, che è perfino più vago e datato) possano mettere insieme un peso politico importante, non marginale. E poi, devo aggiungere che il coro di sghignazzi e critiche sul Pd mi ha un poco stufato. Niente di più conformista. A turarsi il naso provvedano gli elettori di altri partiti, ammesso che ne abbiano il tempo e la voglia.
Ho seguito con rispetto la fatica di Letta per arrivare a costruire il suo “fronte ampio”. Ce l’ha messa tutta e non ha perduto, nemmeno nelle circostanze più sgradevoli, quel tratto di signorilità che a me sembra, oggidì, molto anticonformista, per non dire rivoluzionario. Parentesi: ai funerali di Piero Angela è stato Renzo Arbore a scomodare, ricordando l’amico, il suo essere “signorile”. E sia ben chiaro che non stiamo parlando di un connotato “di classe”. Stiamo parlando di una qualità dell’animo. Chiusa la parentesi.
Le elezioni sono una fotografia non sempre nitida dello spirito del Paese; e però servono a eleggere il Parlamento e formare i governi, e dunque sono importanti. Sono sempre andato a votare, banalmente, per senso del dovere, ma alcune volte – tra le quali questa – si aggiunge la necessità di segnare la differenza, di far valere la propria presenza. Votare Lega o Meloni (con fiamma) o Berlusconi (il peggiore di tutti, nonché quello con le responsabilità storiche più gravi) non è la stessa cosa che votare a sinistra. Sono differenti i programmi, le culture di provenienza, l’idea di società, le parole adoperate. Sono diverse le persone, e anche se a volte, in quelle stucchevoli sfilze di dichiarazioni nei tigì, quelli del Pd mi paiono indistinguibili, riconosco ancora in quella parte di italiani qualcosa che mi assomiglia e alla quale voglio assomigliare.
Venendo a lei, caro Turrini, rispetto chi non va a votare, per esasperazione o per stanchezza. Ma penso che abbia torto. La dico tutta: penso che sia un peccato di superbia, tipo “non vedo nessuno alla mia altezza”. La politica è la più compromessa, la più popolare, la più impura delle arti, riservo ad altri campi la mia intransigenza. Ci sono ottime ragioni per custodire la propria solitudine. Ma non il giorno delle elezioni. Anche se devo darle ragione al cento per cento su quella che è la più imperdonabile delle colpe della politica italiana: non essere stati capaci, dopo anni e anni di inutili ciance, di mandarci a votare con una legge elettorale decente.
Michele Serra, Il Venerdì di Repubblica, 26 agosto 2022
Comment
Caro Sergio, fai avere questa riflessione a Serra
caro Serra,
Come spesso accade nel mondo giornalistico si riscontra una scarsa onestà intellettuale sostituita da semplice opportunismo.
Io sono un povero ragioniere di provincia e non certo un intellettuale di spessore, come puoi essere tu e quando sento discorsi sulla “Sinistra” da persone come te, rimango sempre più allibito.
Ma quando iniziate ad affrontare con prospettiva gli errori storici della Sinistra Italiana? Forse a partire da quel 1921 in cui si possa riconoscere con onestà che aveva ragione Turati e non Bordiga ? Quando riconoscerete che in Italia non esiste “l’esclusività di sinistra” del PCI e fasi successive, ma una serie di sinistre articolate che forse dovevano essere gestite meglio per fronteggiare un’Italia ancora a dominazione “fascista” e soprattutto non comunista? Io, nel mio piccolo, dopo i miei 50 anni di militanza PCI, con tutte le varianti successive , l’ho fatto.
Ricami Letta con “quel tratto di signorilità” addirittura “per non dire rivoluzionario”. Ma “mi faccia il piacere” direbbe il sommo Totò. Letta, e la dirigenza che lo circonda, rappresenta il peggio, in termini di capacità e strategia politica, di coraggio, di rancorosità, di creatività e lungimiranza, che la sinistra potesse rappresentare, che persevera in tutti gli errori di una certa politica del ‘900.
Vota chi vuoi, ma da intellettuale cerca di assumere, con la schiena dritta, un atteggiamento più oggettivo se vuoi dare al termine “sinistra” il valore che merita. La conquista del “Potere” per la sinistra deve essere quello di FARE LE COSE valutando, nelle condizioni date e con i necessari e obbligati compromessi, una strategia per raggiungere qugli obiettivi a cui una sinistra democratica ambisce, non di esercitare la solita azione politichese per difendere una oligarchia ormai insopportabile e soprattutto arroccarsi nelle solite presunzioni Landiniane di o tutto o niente.
Siete ancora incastrati all’uso della parola “sinistra” con il solito solfa di riconoscerla solo nella sfera di chi ha il fazzoletto rosso al collo e sventola la bandiera rossa in una perenne nostalgia del passato, tra l’altro sempre perdente, se non in alcune meritevoli funzioni sociali.
Dove sta la VISIONE, il PROGETTO di questo PD, di questa che tu chiami SINISTRA? Dove è finito il progetto PD di Veltroni? Fare una accozzaglia di alleanze contorte, prive di ogni progetto di prospettiva è una azione “rivoluzionaria”?
Invece di stare sempre legati alla pagnotta dell’editore, almeno voi, giornalisti/ intellettuali ormai arrivati, abbiate il coraggio di spezzare queste catene di conformismo supino ai vostri editori. Non ce la fate perchè la vs autoreferenzialità ormai è ai massimi livelli e non avete il coraggio di rinunciarci.
Saluti
Gianni Moscatellini